Cinema

The Northman

Anna Pitta

“Ti vendicherò, padre. Ti salverò, madre. Ti ucciderò, Fjölnir”. Questa, la frase talismano ripetuta più e più volte dal protagonista nel corso del film e che si rivelerà essere un aforisma errato, crogiolo di credenze dovute a percezioni mistificate e sottomesse a leggi di buona condotta sul rispetto e su un amore familiare che si aggrappa all’apparenza.

The Northman è l’ultimo film del regista statunitense Robert Eggers, prodotto dalla Regency Enterprise e distribuito in Italia dalla Universal Pictures. La sceneggiatura di questo film è dello stesso Robert Eggers, che sarà affiancato nella stesura dal poeta islandese Sjon, e che trova ispirazione dall’ Amleth di Saxo Grammaticus. Si tratta dello stesso Amleto che ispirò il drammaturgo William Shakespeare intorno al 1600, dal quale però Eggers e Sjon si distaccano nettamente. In questo folle dramma non c’è infatti spazio per il garbo e l’eleganza che, seppur di sola finzione, caratterizzano i matti personaggi di Shakespeare; qui si è davanti alla messa in scena di uomini dall’ardore primitivo, la cui sete di vendetta stimola situazioni caotiche e spietate, e dove l’unica certezza da parte dello spettatore, anche nell’ipotesi in cui non conosca l’Amleth vichingo, è la visione di una morte cruenta e animalesca. Non c’è spazio per gli orpelli: la vendetta è spietata, diretta, e la frase iniziale di cui sopra viene ripetuta dal protagonista, Alexander Skarsgard (Amleth), così da scandire i tempi, allo scopo di’ dargli forza, motivarlo, dare senso alle sue azioni… ma cosa resta ad un uomo che agisce nella vendetta quando si accorge che il suo ideale, la sua massima, altro non è altro che una menzogna?

Nella situazione di precarietà ci viene mostrato un eroe irragionevole; la rottura di ciò in cui crede non lo rende imponente nell’agire, in quanto la vendetta è suggellata dalla sua ultima lacrima cristallizzata, e la mancata azione non avrebbe dato senso alla sua esistenza e non avrebbe dato senso al film che proprio sulla base di questo modus operandi, tipico dell’ epopea, non lascia spazio ai colpi di scena, anche quando l’atmosfera diventa cupa e gli scenari narrativi si colorano di sfumature horror, mondo che Eggers ha già sondato con  The Witch e The Lighthouse. L’estetizzazione della morte restituisce sempre una certa suggestione in film bui e ricchi di streghe e stregoni e The Northman si arricchisce di questi scenari tetri; sembra quasi ci sia la necessità registica di aggiungerne altri.

D’impatto le scene iconograficamente bizantine, la composizione, i colori, le luci, le persone collocate sapientemente negli spazi; si percepisce un forte senso dell’estetica fino al momento in cui la linea di perfezione va a scontrarsi contro una resa video computerizzata, fittizia a tratti anche fastidiosa.      ,

Se si cerca originalità, non è probabilmente questo il film di Eggers da indicare; azione e dramma però, vi manterranno pur sempre vigili durante la visione del film.

 



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