Cinema

Kimi

Anna Pitta

L’inquadratura fissa pone al centro dell’attenzione un altoparlante intelligente; sullo sfondo, inizialmente sfocato poi, man mano sempre più nitido, si vede arrivare una persona. La macchina da presa inizia a girare, mostrandoci una panoramica di 180°: la cassa è in primo piano, mentre in secondo piano una donna che sorseggia un caffé con lo sguardo rivolto verso un terzo elemento importante, ovvero due finestre panoramiche che ci introducono nuovi personaggi.

Questo è “Kimi”, l’ultimo film del regista statunitense Steven Soderbergh, distribuito da HBO Max (ma in arrivo su Sky in Italia), prodotto da Michele Polaire e David Koepp, che ne cura anche la sceneggiatura.

Chi è Kimi? Kimi è un sistema operativo vedi Alexa o Siri, che a differenza di questi e di altri loro simili ha l’intelligenza di non funzionare per algoritmi, ma di basarsi su un aggiornamento costante in grado di migliorarsi in maniera esponenziale di giorno in giorno. Kimi è di proprietà della società Amygdala e Angela Childs (Zoe Kravitz) lavora per questa società occupandosi, con altri,  di esaminare e risolvere eventuali bug del sistema. Per la sceneggiatura del film non saranno i bug a mettere in difficoltà la ragazza ma il contenuto di uno dei file audio che le arrivano; la scoperta del dato audio ci avvicina anche al passato della protagonista, e le scelte che farà e le azioni che compirà trovano tutte giustificazione nel vissuto e nella psicologia del personaggio che viene a poco a poco spiegato allo spettatore.

Un aspetto della storia è la malattia mentale di Angela Childs; la ragazza soffre di agorafobia, e questa patologia viene aggravata dalla pandemia in atto di COVID-19 che ha visto necessario prima il lockdown e poi un “ritorno alla normalità” lento e graduale, e con questo presupposto le finestre di cui sopra si rivelano essere l’unico contatto visivo, che non contempli ovviamente uno schermo, con l’altro. Attraverso di esse Angela conosce, osserva e si racconta. Ed è da alcune finestre dirimpetto a quella di Angela che conosciamo altre pedine della storia.

Questa di un individuo alla finestra che si mette ad osservare per passatempo la quotidianità degli altri sembra essere un contesto già visto, pensiamo ad esempio a la Finestra sul cortile (1954) di Alfred Hitchcock: un uomo annoiato inizia, per passatempo, ad osservare con un binocolo cosa accade nelle case altrui. Il contesto storico è diverso, le motivazioni che portano i protagonisti ad interfacciarsi al mondo attraverso una finestra è differente; accade però, per entrambi i film che, da una narrazione lineare e incalzante si arriva ad un risvolto che non ci si aspetta: il film hitchcockiano, così come Kimi, si trasformano in un thriller, e la genialità è che l’osservatore in quest’ultimo film non è la protagonista come nel film del regista inglese, ma un personaggio secondario nascosto, inizialmente, dietro un binocolo.

A differenza del grande classico di Hitchcock, questo di Soderbergh però non resterà probabilmente nella storia come un “grande classico”; alcune scelte registiche appaiono frettolose e poco intuitive, e ad una prima parte approfondita e ben scandita si aggiunge una seconda parte frettolosa nel girato e nelle modalità di racconto: si è preferito optare per una narrazione grossolana che non lasciasse spazio ad un racconto poetico in grado di ispirare e suggestionare lo spettatore.

Kimi è il risultato di un modesto film di genere.


  • Diretto da: Steven Soderbergh
  • Prodotto da: David Koepp, Michael Polaire
  • Scritto da: David Koepp
  • Protagonisti: Zoë Kravitz
  • Musiche di: Cliff Martinez
  • Fotografia di: Peter Andrews
  • Montato da: Mary Ann Bernard
  • Distribuito da: HBO Max (globale), Sky Italia (Italia)
  • Casa di Produzione: Warner Bros. Pictures, New Line Cinema
  • Data di uscita: 10/02/2022 (HBO Max)
  • Durata: 89 minuti
  • Paese: Stati Uniti
  • Lingua: Inglese

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