“Attraversamenti Multipli”: il fascino autentico della performance
Si è conclusa lo scorso 28 settembre la 25esima edizione del festival multidisciplinare Attraversamenti Multipli, che si è svolto in otto giorni di programmazione da pomeriggio a sera tra Roma, nel suggestivo Parco di Tor Fiscale, e Toffia, borgo medievale del reatino in cui spazi open air del centro storico sono stati scelti per fare da sfondo di performance dedicate soprattutto alle nuove generazioni di spettatori. Coexistence è stata la parola-chiave che ha accompagnato il festival, in continuità di visione con la parola “fragile” delle edizioni 2023 e 2024, parole che catturano istantanee vive del presente tra fragilità abitativa sul nostro pianeta, guerre, crisi climatiche e vacillanti sistemi economici. La risposta alla fragilità dell’esistente da parte della direzione artistica incarnata da Alessandra Ferraro e Pako Graziani di Margine Operativo è stata, anche quest’anno, l’andare in direzione di una riduzione dell’impatto ambientale, con spettacoli andati in scena in contesti site-specific, sotto la luce naturale diurna, al calar del sole. Ma non solo.
Ciò che risalta all’occhio di Attraversamenti Multipli è non tanto la varietà della proposta artistica, plurale e interdisciplinare (si spazia dalla danza, al teatro, alla musica e al video), ma la molteplicità dei pubblici che frequentano il festival: persone giovani, anziane, famiglie con bambini in braccio o addirittura in fasce, che si fermano a partecipare agli eventi, non una ma molte volte, in date diverse. Non è un pubblico casuale, anche se la partecipazione è vera, viva e autentica, come nel teatro degli artisti di strada, in cui se capita di assistere a qualcosa di affascinante che avviene nello spazio urbano lo sguardo s’incatena.
La visione che Alessandra e Pako hanno sul panorama artistico contemporaneo resta ampia e tuttavia costruiscono come pochi un dialogo con alcuni artisti che resta costante nel tempo, testimoniando l’evoluzione dei loro percorsi, e abbracciando – sempre come pochi – il rischio artistico. La posizione dei curatori presuppone una fiducia assoluta nell’operato dell’artista, un dialogo e una conoscenza profonda che vanno anche al di là dell’artista stesso, per questo sono tornati in cartellone, ospiti del festival, Roberto Latini a Nicola Galli, a Carlo Massari a Leonardo Delogu, a Francesco Leineri, FLxER e LIZ (per citarne alcuni).
In 25 anni Attraversamenti Multipli si è trasformato, ha mutato paesaggio, quartiere, forma: “ha abitato piazze, strade, stazioni delle metropolitane, università, parchi pubblici, luoghi rigenerati“, si ricorda giustamente nella nota stampa dell’edizione 2025. Dal 2001 Attraversamenti Multipli ha scelto di agire negli ecosistemi urbani e in quel frangente un festival dedicato alle arti sceniche contemporanee nei paesaggi urbani rappresentava una scelta strana e anomala. Oggi, con il comune denominatore multiplo di uno sguardo inclusivo, la partecipazione agli eventi proposti rappresenta qualcosa di sentito, avvertito da quella stessa comunità numerosa e affezionata come un appuntamento desiderato, dialogante con quegli stessi luoghi attraversati, rispettati e valorizzati. Lo spazio stesso diviene scenografia vissuta e agita. Anche per questo Attraversamenti Multipli è diventato un paradigma, un modello, ha costituito il precedente per altri contenitori creativi, dando origine a un tracciato nella vastità delle manifestazioni artistiche nazionali. La sua proposta curatoriale non può mai estromettente o elitaria, “di nicchia”, come spesso accade quando si parla di rischio artistico e di ricerca, ma anzi, vuole essere accessibile, come nella sua essenza intellettuale, la danza, sin dalle suo origini, ha saputo essere.

Arnau Pérez, “Vibrà!”. Foto di Carolina Farina
Ogni performance ad Attraversamenti Multipli schiude immaginari diversi e produce emozioni nuove che appartengono alla sfera del singolo individuo. Così è stato quando abbiamo visto There is a Planet di Michelle Scappa con Aldo Nolli. La performance, site-specific, si è ispirata dall’omonima opera dell’architetto Ettore Sottsass proponendosi come un inno ecologista al pianeta. Un solo dinamico, concitato, sotto certi aspetti perturbante, che interrogava il nostro sguardo sul rapporto complesso con il nostro pianeta. Il danzatore si sporcava nell’erba, cercava di fondersi con essa, di appartenere alla terra, e allo stesso tempo di riprodurne il ritmo, fatto di azioni modulari, prevedibili come sono i bioritmi degli esseri viventi. Alla performance di Scappa è seguita la creazione scelta in collaborazione con la Rete spagnola A Cielo Abierto, ovvero Vibrà! dello spagnolo Arnau Pérez, altro nome che ha fatto ritorno ad Attraversamenti Multipli. Un lavoro davvero particolare, i cui segni scenici sono accessibili anche a un pubblico molto, molto giovane, che infatti è rimasto catturato dalla potenza evocativa dei due danzatori mascherati.

lacasadargilla nel reading “Carta, parole, vermi. Liquori, dolori, denti d’oro“. Foto di Carolina Farina
Un momento performativo ha interessato anche la presentazione di un progetto editoriale a cura di Massimo Marino (ed. Marsilio), con la partecipazione di Massimo Marino e Valentina Valentini, che traccia una panoramica del lavoro vastissimo di Giuliano Scabia, poeta, scrittore e uomo di teatro scomparso nel 2021, per il quale ogni definizione sarebbe troppo limitata, inadatta a esprimere pienamente l’importanza della sua figura nel panorama italiano, teatrale e non solo. Sicuramente, vale la pena qui di ricordare l’esperienza fondamentale di Marco Cavallo, con i pazienti dell’ospedale psichiatrico di Trieste diretto da Franco Basaglia all’inizio degli anni ’70, grazie alla quale la pratica teatrale è diventata strumento di liberazione individuale e collettiva. Un’avventura iniziata su invito di Franco e Vittorio Basaglia che portò Scabia nel 1972 a condurre due mesi di laboratorio con i pazienti dell’Ospedale psichiatrico di Trieste: da lì si generò uno spazio trasfigurato, riempito con un carro vagante che trasportava insieme agli ospiti, fuori dal manicomio, un cavallo blu di legno e di cartapesta, “Marco Cavallo”, diventato emblema di un riscatto morale. Per Attraversamenti Multipli, la presentazione dell’imponente progetto editoriale curato da Massimo Marino (di cui si trova al momento pubblicato il primo volume: Giuliano Scabia, Teatro – Nello spazio degli scontri. 1964-1971, 2024) è stata accompagnata da un momento performativo creato in esclusiva per il festival da lacasadargilla: il reading Carta, parole, vermi. Liquori, dolori, denti d’oro.
[Immagine di copertina: Michelle Scappa, “There Is a Planet”. Foto di Carolina Farina]


