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Teatrosophia 2025/26: “la fedeltà a un’idea di fare teatro”. Intervista a Guido Lomoro

Renata Savo

In questo periodo, tra fine settembre e il mese di ottobre, ripartono le Stagioni teatrali che accompagneranno gli spettatori, vecchi, nuovi, abbonati o occasionali, in un viaggio di scoperta di se stessi attraverso l'”altro” che è sul palcoscenico. Un viaggio al contempo in solitaria e condiviso, divertente o perturbante, che comporta sempre un gioco di specchi che chi fa, pratica, studia o frequenta il teatro conosce bene. Per alcuni è un’abitudine, per altri una malattia, per altri ancora, come Guido Lomoro, un sogno che si avvera. Il suo viaggio, in qualità di direttore artistico del Teatrosophia, si rinnova nel cuore del centro storico romano dal 2018, da quando cioè Lomoro, attore e regista, rilevò una vecchia sala prove a uso e consumo di gruppi musicali trasformandola in uno spazio teatrale. Da lì nemmeno il Covid-19 ha arrestato il corso delle cose, semmai lo ha soltanto un po’ rallentato, e oggi Lomoro, come un fiume in piena, mosso dall’entusiasmo di legare il nome del teatro a una sorta di movimento culturale, può dire di aver raggiunto il suo obiettivo, curando la programmazione in uno spazio che per lui rappresenta il coronamento di diverse esperienze incontrate lungo il cammino. Un luogo in cui da sette anni nidificano relazioni tra artisti e spettatori, che oggi possono dirsi affezionati, e che in poco tempo è riuscito a diventare un punto di riferimento per il teatro off nella capitale. Merito sicuramente anche dell’atmosfera che a Teatrosophia si respira: accogliente, calorosa, ospitale. Dopo gli spettacoli (segnaliamo in arrivo da giovedì 16 a domenica 19 ottobre L’Imperatrice – intervista impossibile a Virginia Oldoini, Contessa di Castiglione di Andrea Balzola, con Beatrice Schiaffino, e dal 22 al 26 ottobre torna a gran richiesta Nessuno dopo di te – da noi recensito – scritto e diretto da Guido Lomoro, con Bruno Petrosino e Tiziano Di Sora, una produzione Teatrosophia), si tiene in compagnia degli spettatori e degli artisti il rituale dell’aperitivo post-spettacolo: in un clima informale, l’appuntamento a teatro si trasforma così in un momento piacevole di dialogo.

Lo Staff di Teatrosophia. Foto di Grazia Menna

Abbiamo qui sentito Guido Lomoro per farci raccontare alcuni aspetti che caratterizzeranno la nuova Stagione.

“Teatrosophia è la fedeltà a un’idea di fare teatro che non ho mai tradito”, si legge nella nota stampa. In che cosa consiste questa idea di fare teatro?

La mia “idea di fare teatro che non ho mai tradito” mette insieme alla parola teatro, oltre alla parola arte anche quella di artigianato. Il teatro è fatto di tante componenti, non solo quelle artistiche come gli attori, il testo, la regia, eccetera. Ci sono tante cose che vanno curate nei minimi particolari. Il teatro si fa non solo con la testa, con l’intelletto, ma si fa con le mani e, soprattutto, con il cuore. Uno spettacolo teatrale è ben riuscito quando si curano tutti i particolari, quando è fatto con il cuore, e quando, soprattutto, tutti coloro che partecipano alla realizzazione di uno spettacolo hanno un obiettivo comune, che non è l’obiettivo del proprio ruolo ma è legato allo spettacolo in generale. Questo elemento fa di un buono spettacolo un grande spettacolo. Questo è un po’ il criterio che io adotto quando scelgo un lavoro da inserire in Stagione. Cerco quello, non cerco uno spettacolo che mi piaccia. Come spettatore uno spettacolo può piacermi o meno, ma quel che mi interessa come direttore artistico è il modo con cui viene fatto lo spettacolo: mi deve attrarre l’idea che quell’artista o che quegli artisti hanno del teatro, che possibilmente deve corrispondere alla mia. Non sempre si riesce a trovare artisti così, e a volte sbaglio anche io nella scelta (anche se sempre meno, devo dire), ma questo resta un elemento fondamentale.

Foto di Manuela Giusto

Oggi potete dire “ce l’abbiamo fatta”. Teatrosophia, dal 2018 a oggi, è diventato uno spazio teatrale radicato nel tessuto culturale della capitale. Quali sono i prossimi obiettivi da raggiungere, se ve ne sono?

Quando affermo “ce l’abbiamo fatta” mi riferisco proprio a quello cui fai riferimento. Siamo riusciti a diventare sicuramente un punto di riferimento del teatro off romano e forse non solo off, il massimo che si potesse ottenere da una piccola realtà come Teatrosophia. Siamo più radicati, più conosciuti, siamo amati da molti artisti, il pubblico ci segue sempre di più. Oltre questo per uno spazio così piccolo è difficile andare, perché gli spazi come il nostro non sono supportati, aiutati, dalle istituzioni. Il teatro stesso, in generale, non è aiutato, ma qui si aprirebbe un discorso troppo lungo. Quindi altri obiettivi oltre questo non riesco a vederne. Posso avere un sogno, che è quello di arrivare a Teatrosophia 100, cioè a un teatro più grande, proprio logisticamente. Anche il piccolo Teatrosophia era un sogno, ma si è realizzato. Chissà che non si realizzerà anche “Teatrosophia 100”.

In foto: il prossimo appuntamento: ‘L’Imperatrice – intervista impossibile a Virginia Oldoini, Contessa di Castiglione’ di Andrea Balzola, con Beatrice Schiaffino (da giovedì 16 a domenica 19 ottobre)

Tra i numerosi appuntamenti, molti ritorni. Come mai?

Ritornano quegli artisti che rappresentano un modo di fare teatro che io amo, che sono artisti ma anche artigiani, che hanno gli occhi che brillano, che non vivono il mestiere del teatro come un mestiere in cui si timbra un cartellino (purtroppo ce ne sono, e non pochi). Quando vedo questa luce, questo entusiasmo, questa empatia fra me e loro, e poi vedo i loro spettacoli che sono sempre di una qualità altissima, allora sono felice di poterli ospitare e farli ritornare. E, devo dire in tutta sincerità, loro sono felici di tornare. Ovviamente oltre loro, si sperimentano altre realtà, si ospitano nuovi artisti e si cominciano nuovi percorsi anche insieme agli altri nuovi artisti.

E il Teatro Multilingue? Che cos’è? Come nasce questo incontro?

Il Teatro Multilingue è un pezzo del mio cuore. Gli artisti del Teatro Multilingue, Francesco Baj e Flavio Marigliani, li ho conosciuti quasi per caso, tramite una conoscenza in comune. Cercavano uno spazio su Roma al quale proporre il loro tipo di teatro ed è nata una grande affinità, un affetto e una stima reciproca, artistica e anche umana. Rappresenta l’unica compagnia che propone spettacoli recitati in più lingue contemporaneamente e ciò non ne impedisce la comprensione. Scrivono loro i testi, li dirigono e ovviamente poi coinvolgono artisti, attori e attrici, proponendo sempre cose originali, con un grande contenuto sociale, spesso sono cose divertenti ma senza trascurare il contenuto. Sono unici e hanno quella luce, quell’attitudine che dicevo prima, a fare teatro con le mani con tutto sé stessi. E proprio quest’anno ci hanno tra virgolette “lasciato”, sono emigrati in Spagna, dove questo tipo di teatro ha più fortuna che in Italia (che strano!). Anche se torneranno a Teatrosophia per fare il nuovo spettacolo, proprio nella nostra Stagione. A loro va tutto il mio affetto e la mia stima.

[Immagine di copertina: foto di Manuela Giusto]



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