The Irishman di Martin Scorsese, prodotto e distribuito da Netflix, è stato presentato alla Festa del cinema di Roma del 2019 ed è tratto dal libro L’irlandese. Ho ucciso Jimmy Hoffa di Charles Brandt, rieditato nel 2019 da Fazi Editore con il titolo The Irishman.

Un’epica saga sulla criminalità organizzata nell’America del dopoguerra: la storia è raccontata attraverso gli occhi di Frank Sheeran (Robert De Niro), veterano della seconda guerra mondiale, imbroglione e sicario che ha lavorato al fianco di alcune delle figure più importanti del XX secolo. The Irishman racconta, nel corso dei decenni, uno dei più grandi misteri irrisolti della storia statunitense, la scomparsa del leggendario sindacalista Jimmy Hoffa (Al Pacino), in uno straordinario viaggio attraverso i segreti del crimine organizzato, i suoi meccanismi interni, le rivalità e le connessioni con la politica tradizionale.

Il film si apre con uno straordinario piano sequenza nei corridoi di una casa riposo in cui la macchina da presa ci accompagna verso Frank ormai anziano che racconta la sua storia. Con la sua voce fuori campo iniziano i flashback e gli slittamenti temporali che mettono in moto la vicenda ambientata tra il 1949 e l’anno 2000.

In 210 minuti Scorsese riesce a catturarci sia grazie alla tecnica basata su costanti movimenti di macchina, sull’inserimento di alcune parti dei dialoghi in dialetto italiano che sono alternate alla lingua originale del film, sulla fotografia ben elaborata – nonostante l’inquadratura relativamente piatta – caratterizzata da uno stile diretto in cui prevalgono colori scuri, sull’ottima sceneggiatura di Steven Zaillian e sul montaggio di Thelma Schoonmaker che crea un ritmo bilanciato tra dinamismo e lentezza.
Inoltre risulta interessante che nei vari anni i personaggi vengono interpretati sempre dallo stesso attore grazie alla tecnologia CGI che ha permesso di renderli più giovani, una scelta che come ha detto Scorsese è stata fatta poiché voleva lavorare solo con quel cast.
Questa decisione sicuramente indica una certa malinconia del regista verso il Gangster Movie e il tempo che passa, ma contemporaneamente anche la voglia di fare un omaggio al genere e al cinema, permettendoci di considerare The Irishman un film testamento.
Infine, considerando che viene data molta importanza alle atmosfere, si nota anche il gran lavoro di studio dell’immagine e dello stile delle scene ambientate in periodi diversi per renderle uguali a quelle reali.

Con The Irishman Martin Scorsese, Robert De Niro e Joe Pesci tornano a lavorare insieme per la prima volta dopo 24 anni e li troviamo ancora in fantastica forma sia per quanto riguarda Martin alla regia e sia per Robert e Joe dal punto di vista attoriale. A loro si aggiunge un eccellente Al Pacino. I tre attori si ritrovano così a interpretare personaggi complessi, uniti non solo dall’ambiente e dalle situazioni ma anche dal punto di vista psicologico ed emotivo.

Scorsese crea una saga di lealtà, fratellanza e tradimento, basata più sui sentimenti e sulla componente intima che sull’azione, motivo per cui i personaggi non sono mai epici ma profondi e articolati.