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“Insieme siamo arte”: cultura, welfare, integrazione. Intervista a Tiziana Biolghini

Roberta Leo

Partito il 1° dicembre, il progetto Insieme siamo arte si articola sul territorio di Roma Città Metropolitana fino al 15 gennaio, connettendo il tessuto culturale e sociale della capitale e della sua provincia. I suoi molteplici appuntamenti si articolano in varie attività come laboratori, spettacoli, concerti, presentazioni di libri, cortometraggi, frutto della collaborazione tra la città metropolitana di Roma Capitale e ATCL Circuito Multidisciplinare del Lazio, e del sostegno del MIC – Ministero della cultura e Regione Lazio.

Abbiamo intervistato la Dott.ssa Tiziana Biolghini, Cosigliera Delegata al Sociale e Pari Opportunità della Città Metropolitana di Roma per focalizzare gli obiettivi del progetto. Tutte le info sul progetto sono al link.

Dott.ssa Biolghini, come ha preso corpo l’idea di coesione tra sociale e cultura e in particolare attraverso le arti dello spettacolo dal vivo?

L’idea nasce da un lavoro di concerto tra vari attori sociali operanti sul territorio quali cooperative, sindacati, comuni, municipi, eccetera. Abbiamo fatto una serie di riunioni per analizzare lo stato di efficienza ed efficacia dei servizi, lo stato delle reti socio-culturali e ne è risultato un quadro di una città metropolitana in stato di abbandono in cui mancano funzioni di coordinamento a livello territoriale e politiche attive nell’ambito del sociale in grado di creare uno stato di coesione culturale. A fine gennaio partirà un sistema chiamato ’In viaggio con il sociale’ con cui attraverseremo i ben 121 comuni e 15 municipi di Roma. In questo viaggio cercheremo di proporre ‘le buone pratiche’, ossia le metodologie di programmazione e progettazione culturale. La cultura resta una delega importante per la capitale e per la sua concretizzazione abbiamo utilizzato le risorse del Progetto Pasolini del MiC. Ci siamo resi conto che anche in questo ambito c’è da incrementare la valorizzazione dei teatri, delle arti e di tutte le attività e laboratori artistici che si configurano come un’opportunità per tutte quelle persone che presentano delle fragilità sociali, economiche o di salute. Il circuito ACTL cura l’organizzazione di tutta una rete di teatri nel Lazio e noi vi abbiamo aderito per valorizzare dei momenti rappresentanti l’arte e la cultura. L’obiettivo principale della collaborazione resta però quello di strutturare un vero e proprio ‘fare insieme’, ossia, cercare un welfare di comunità che vogliamo rendere perenne e duraturo, non occasionale.

Le attività in cui è articolato il progetto spaziano in vari campi. Oltre allo spettacolo dal vivo in senso stretto, quindi alla performance, quali sono gli interventi per agire sul territorio e la collettività?

Grazie ad ATCL abbiamo valorizzato strumenti di abilitazione, riabilitazione o terapia nascenti o già presenti sul territorio. Stiamo sperimentando già da anni il valore delle arti terapie dell’agricoltura sociale, dell’attività equestre, tutte azioni tese al superamento degli istituti tradizionali cosiddetti ‘di recupero’ in cui si rischia di ghettizzare non solo i disabili ma anche giovani o giovanissimi che manifestano segnali di disagio sociale. ‘Integrazione’ è la parola d’ordine del progetto. Anche per bambini normodotati, riuscire a capire il valore della diversità e la relazione con la disabilità è un valore importantissimo.

Ci sono delle realtà artistiche o delle attività ‘di punta’ che arricchiscono il progetto in particolare? 

Le realtà partecipanti al progetto sono tutte realtà di punta. A Roma abbiamo l’esperienza del teatro sociale integrato dell’associazione La Maison Onlus che ha portato in scena spettacoli di teatro sociale e integrato. Si tratta di uno strumento di benessere sociale incredibile, capace di valorizzare la parte o la minoranza di un gruppo che pur esprime una socialità e che ha un valore d’insieme. L’integrazione è uno degli obiettivi del 2023. Dopotutto, come diceva il noto psichiatra e innovatore nel campo della salute mentale, Franco Basaglia: “visto da vicino, nessuno è normale”.

Lo spettacolo Malala andato in scena il 28 dicembre allo Spazio Officine CreAttive di Zagarolo vuole ripercorrere alcuni eventi salienti della vita dell’attivista pakistana Malala Yousafzai, e accompagnare il pubblico alla consapevolezza di quanto ognuno di noi possa essere artefice di un cambiamento importante per rendere il mondo migliore. Potrebbe definirsi lo spettacolo etico-morale dell’intero progetto?

Assolutamente sì. Malala rappresenta ciò che gridano le donne in Pakistan, quelle donne che si sono viste private di qualsiasi diritto, della cultura e dell’istruzione, schiacciate da una non-cultura che le rende prigioniere di padri e maschi padroni, donne che rischiano di essere uccise ogni volta che lasciano cadere il velo dal proprio volto. È uno spettacolo che grida l’urgenza e la necessità di costruire una memoria storica del concetto di dignità e uguaglianza.

 

[Immagine di copertina: esito del laboratorio tenuto da Qwatz, platform for contemporary art – ROME con Il Pungiglione Cooperativa Sociale per persone con disabilità e non]



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