Arti Performative

La “Tragedia Endogonidia” è online: il REf porta Castellucci dalla memoria teatrale allo streaming

Roberta Leo

Da domenica 24 gennaio a giovedì 4 febbraio, Romaeuropa Festival manda in rete (romaeuropa.net) lo streaming gratuito dellintero ciclo filmico della Tragedia Endogonidia, l’opera diretta da Romeo Castellucci tra il 2001 e 2004, suddivisa in undici capitoli, tante quante le città dove sono nati i vari episodi con il contributo di vari enti e fondazioni tra cui la stessa Romaeuropa.

Il ciclo filmico è stato realizzato da Cristiano Carloni e Stefano Francheschetti con per le musiche originali di Scott Gibbons create in collaborazione con Chiara Guidi e sarà in rete per 11 giornate con EXTRACT, l’iniziativa online di Romaeuropa.

Inevitabile riflettere sull’attualità dell’opera nel primo ventennio del ventunesimo secolo, oggi flagellato dalla pandemia.

La Socìetas Raffaello Sanzio aveva atteso l’alba del nuovo millennio per scuotere violentemente la psiche teatrale e dare il via ai lavori del ciclo Tragedia Endogonidia. Undici episodi drammatici costruiscono progressivamente il sentiero su cui il regista Romeo Castellucci fa errare lo spettatore per l’Europa. Così i miti e i rituali di undici città europee ci trascinano in un cammino nomade e angoscioso. Volutamente incomprensibili, le tappe di questo viaggio culminano tutte in una tragedia che reca una natura duplice e antitetica già nel suo nome. La vita e la morte, la fertilità e la sterilità, l’infanzia e l’età adulta, la luce e l’oscurità sono tutti termini di un eterno conflitto che si esplicita nelle forme più attuali e contemporanee, pur suscitando antichi istinti primitivi e animaleschi. La tradizione e il passato di queste città occidentali sono chiaramente riconoscibili e vengono patriotticamente mantenuti in vita da immagini visive e sonore molto stimolanti. Eppure questi trascorsi sono messi in crisi da numerosi interrogativi che, forse, vanno oltre l’umano e pur portandoci a scavare, frenetici, nel nostro passato si mostrano privi di risoluzione. Lo scenario delle tragedie si alterna tra l’angelico e il macabro. Presenze mefistofeliche si concretizzano in icone inequivocabilmente malvagie e conducono lo spettatore in un percorso inquieto che spazia da una nebulosa dimensione onirica a perverse allucinazioni. Fortemente visionario, Castellucci è svincolato da qualsiasi testo letterario e fonda la sua drammaturgia tutta su un simbolismo evanescente e carico di suggestione. Protagonista assoluto è il connubio tra silenzio e suono, quasi mai spezzato dalla parola umana, mentre l’elemento comune su cui ogni episodio invita a riflettere è un’indubbia tragicità. Essa prolifera in ogni immagine dipingendo affreschi angosciosi, fotografando laghi di sangue, animali diabolici e sogni tremendamente confusi. I corpi umani, che siano vivi o cadaveri, sono portatori del male e con quella loro malignità infettano irrimediabilmente ogni cosa. Anche le personalità più innocenti vengono contaminate dalle azioni più impure. Come gli eroi dell’Antica Grecia, quelli della Tragedia Endogonidia combattono le loro battaglie e cantano le loro gesta. Ma a differenza dei primi i secondi non muoiono vittoriosi, cadono vittime di qualcosa che è più grande di loro, qualcosa che non si può sconfiggere e nemmeno affrontare perché inconoscibile o forse semplicemente inesistente. Gli eroi della Tragedia Endogonidia sono, piuttosto, vicini all’uomo – non all’eroe – contemporaneo. Guerriero fragile e spaventato, vittima della sua stessa epoca.

 

[Immagine di copertina: M.10 Marseille. Foto di Piero Tauro]



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