Editoriali "Cinema"

Io Faccio Film: Alla scoperta delle professioni del cinema

Fausto Vernazzani

L’industria cinematografica scende in campo per raccontare al pubblico le persone e i mestieri della settima arte.

Un Festival che si rispetti deve essere una celebrazione a 360 gradi: deve creare uno spazio per l’arte, come nel caso di chi l’accoglie proprio nel nome (la Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia), per l’industria da cui quest’ultima è sostenuta, per il pubblico composto da professionisti, stampa e spettatori, ma soprattutto deve saper stabilire un contatto grazie a degli ambienti in cui si favorisce la discussione.

Nella Biennale ora in corso il Cinema come insieme ha avuto un posto privilegiato con annunci di tale bontà da portarci con ampio ottimismo ad abbracciare la stagione autunnale e le successive. Prima il Ministro Dario Franeschini segnala il via del Cinema2Day a partire dal 14 Settembre, cinema a 2€ a qualsiasi orario ogni secondo mercoledì del mese sino a Febbraio 2017 – e speriamo oltre -, poi l’annuncio di ieri.

Alle 14:00 al padiglione italiano all’Hotel Excelsior ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali), FAPAV (Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali), MPA (Motion Picture Association Europe, Middle East and Africa) e Univideo (Editoria Audiovisiva Media Digitali e Online) hanno presentato il progetto divulgativo Io Faccio Film.

L’iniziativa, destinata a frammentarsi per portare il proprio messaggio in tutta Italia nei prossimi mesi attraverso festival e presentazioni nelle scuole e nelle università, si pone lo scopo unico finora di promuovere le professioni senza cui il cinema non esisterebbe né avrebbe senso di esistere: fonico, elettricista, parruccaia, SFX artist, addestratore d’animali, costumista, stuntman, doppiatori e così via.

Primi volti della campagna sono l’integrated VFX supervisor Leonardo Cruciano (amato per il suo lavoro con Garrone ne Il racconto dei racconti), la parruccaia di terza generazione Arianna Chiàppara e l’elettricista Michele Scotto D’Abbusco. Ognuno di loro fa film, lavora sul set ogni giorno e contribuisce alla costruzione di prodotti artistici da noi amati, odiati, rispettati o insultati.

Il Cinema non lo amiamo in ogni sua forma, in Italia in particolare noi del pubblico – stampa e spettatori alla fine fanno parte della stessa cricca – sappiamo essere feroci quando insoddisfatti, ma nel cinema come industria dobbiamo ricordare ci sono lavoratori che ogni giorno sudano per portare a termine il proprio mestiere. Quante volte guardando un film si omette questo dettaglio: un film è un prodotto d’insieme.

Per questo sono ammirevoli opere come Piovono polpette, introdotto nei titoli di testa come Un film di un sacco di gente, che ricordano il duro lavoro di ogni singolo componente della pellicola. Ciò non toglie quanto siano rilevanti le professioni del regista, del produttore e di altri personaggi di spicco come montatori, direttori della fotografia, attori e compositori, di solito i più conosciuti (e riconoscibili) dalla platea.

Tuttavia è come sottolinea Guillermo Del Toro in un’intervista, il regista è un direttore d’orchestra, forse la metafora più classica (e abusata) del ruolo dell’autore cinematografico, il cui principale compito è quello di riuscire ad assemblare una squadra. Quel team sarà poi responsabile in ogni sua piccola parte della pellicola finale, lo comprende bene chi ha vissuto una giornata di set, anche se minuscolo o quasi insignificante.

Per questo sarebbe necessario il rispetto per e di ogni figura, la cui importanza è ben resa da un aneddoto raccontatomi da una produttrice britannica: sul set di un film nel Regno Unito dopo varie proteste per maltrattamenti verbali, i macchinisti scioperarono e per un giorno intero le riprese si bloccarono, nulla poté andare avanti senza di loro, erroneamente considerati l’ultima ruota del carro.



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