Cinema

In Sala. 47 Ronin

Vincenzo De Divitiis

Cinema d’azione, fantasy e sentimentale, un miscuglio di generi per la prima versione cinematografica occidentale della leggenda giapponese dei 47 Ronin.

Approcciarsi ad ambientazioni e vicende storiche del Giappone è sempre stata un’impresa tanto suggestiva quanto ostica per qualsiasi regista occidentale, sia per le enormi differenze con la nostra società sia per il complesso insieme di ideali che il mondo culturale nipponico racchiude al suo interno. Una strada impervia che il regista inglese Carl Rinsch ha deciso di intraprendere per il suo film d’esordio, 47 Ronin, con il quale cerca di creare, senza riuscirci, il giusto mix tra il racconto di una delle leggende più antiche della tradizione giapponese e la volontà di creare un prodotto cinematografico spettacolare e gradevole dal punto di vista visivo.

Kai (Keanu Reaves) è un mezzosangue dalle origini misteriose che da piccolo è stato accolto e ben voluto dal signore locale, Asano, e dalla figlia Mika (Ko Shibasaki). Asano, posseduto da un demone, tenta di uccidere il malefico Lord Kira (Tadanobu Asano) commettendo, così, un reato gravissimo che viene punito con la morte. Un’ingiustizia mal digerita dai 47 samurai  rimasti orfani del proprio padrone (definiti per questo “ronin) che, capitanati da Oishi (Hiroyuki Sanada), si riorganizzano per vendicarsi contro lo shogun e le forze del male a lui collegate.

Ciò che emerge fin dalle prime sequenze è l’incapacità del regista di scegliere una direzione ben precisa nella quale incanalare una vicenda che si muove su binari che vanno dal thriller al fantasy passando per il dramma romantico ed il film in costume. Sulla scena si alternano in maniera confusionaria streghe, creature mostruose, combattimenti ed un intreccio romantico evitabile e pensato ad hoc per trovare un’ulteriore motivazione alla sete di vendetta del protagonista, rischiando in tal modo di mettere in secondo piano l’idea della morte come forma di fedeltà al padrone.

Difetti strutturali che non solo non permettono al film di ingranare un ritmo scorrevole, ma influiscono anche sui personaggi le cui figure vengono tratteggiate con superficialità e sulle interpretazioni opache di quasi tutto il cast (innegabile la delusione per la prova opaca di un Keanu Reaves non in uno dei suoi giorni migliori). Vi sono, tuttavia, elementi da salvare come la buona fattura degli effetti speciali e, più in generale, di un comparto visivo accattivante e l’accurata ricostruzione degli ambienti e dei costumi dell’epoca di cui è un esempio lampante la breve sequenza del tipico teatro Kabuki.


Dettagli

  • Titolo originale: Id.
  • Regia: Carl Rinsch
  • Fotografia: John Mathieson
  • Musiche: Ilan Eshkeri
  • Cast: Keanu Reeves, Hiroyuki Sanada, Ko Shibasaki, Tadanobu Asano, Rinko Kikuchi
  • Sceneggiatura: Hossein Amini, Chris Morgan

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