Arti Performative

Francesca De Berardis // 134 grammi di soda caustica

Marcella Santomassimo

Uno studio sulla vita della serial killer Leonarda Cianciulli passata alla storia come la “saponificatrice di Correggio”, una donna che la superstizione, l’odio e una vita di disgrazie ha reso vittima e artefice di delitti impensabili 


 

Fin dall’infanzia la vita psichica di Leonarda Cianciulli è immersa in un mondo superstizioso e primitivo con mescolanza di sacro e profano, esaltato da romanzesche confabulazioni delle quali sono alimento una morbosa impressionabilità emotiva ed un diffuso scardinamento dei freni morali”. Così si esprimeva Filippo Saporito, psichiatra, allora direttore del manicomio di Aversa riguardo la serial killer più spietata della storia italiana del Novecento, conosciuta come “la saponificatrice di Correggio”.

Siamo a Correggio in Emilia-Romagna, dove la donna si era trasferita dall’alta Irpinia in seguito al terremoto del 1930, Leonarda (Francesca De Berardis), da sola sul palcoscenico parla di sé in terza persona in un delirio di voci entrando e uscendo continuamente da se stessa. Tra faccende di casa, pasticcini e caffè, convenevoli per i suoi ospiti, il pubblico in sala, e ramanzine al figlio Giuseppe, ancora coricato nel letto, scorrono le memorie di Leonarda, la saponificatrice di Correggio che sacrificò tre donne, tre martiri – come ella le aveva definite – per salvare la vita dei suoi figli. Una donna sopra le righe, amata e apprezzata per le sue doti da maga e chiromante, dedita alla famiglia e brava cuoca, nata da una violenza, principio di una vita maledetta. Leonarda crebbe isolata dalla madre e dai fratelli e sorelle e fu la madre stessa, Emilia Di Nalfi, a gettargli addosso la maledizione il giorno del suo matrimonio: Nessun tuo figlio ti sopravviverà. Leonarda partorì 17 volte, 3 parti prematuri, 10 figli morti in seguito al parto, 4 figli sopravvissuti. La guerra era però alle porte e Leonarda temeva per i suoi i figli maschi, in particolare per il primogenito Giuseppe, il prediletto. Come ella stessa racconta nelle sue memorie, le appare la Madonna, con un bambino nero fra le braccia, e le disse che, per allontanare la disgrazia dai suoi figli, doveva sacrificare altrettante vittime umane.

Francesca De Berardis in scena sgrida Giuseppe continuamente come una comune mamma irritata per l’oziosa condotta del figlio, tiene in ordine la casa, canticchia, prepara il caffè per gli ospiti che vogliono sape’ e allora si lascia andare, si racconta con dovizia di particolari, sviscera i suoi tre omicidi, racconta delle tre donne che uccise, tagliò in 9 pezzi e fece poi bollire in un pentolone con soda caustica per farne sapone. Faustina Setti, Francesca Soavi, Virginia Cacioppo, per tutte lo stesso rituale: trovava loro un’occupazione, o un marito fuori da Correggio, le invitava a casa prima di partire, le uccideva e metteva nel pentolone, facendole scomparire nel nulla.

Quant’era bella Faustina.

La lucidità con cui Francesca fa chiacchierare Leonarda incomincia fin dall’inizio a destare una punta d’inquietudine negli spettatori. I personaggi che ruotarono intorno al caso Cianciulli ci sono tutti: il figlio Giuseppe, accusato di essere stato complice della madre nei delitti e poi assolto, la domestica, Ardilia Diacci, la cui testimonianza fu cruciale per lo svolgimento delle indagini, e le tre donne, le vittime sacrificali. Tutti vengono evocati da Leonarda che da sola in scena si serve di un’unica sedia e di una stanzetta separata dal palcoscenico da una tendina, dalla quale entra ed esce nel suo concitato tran tran quotidiano.

Il mondo del teatro si era già soffermato sulla personalità di Leonarda Cianciulli nel 1979 con Amore e magia nella cucina di mamma di Lina Wertmüller, un testo affidato completamente alle istrioniche doti interpretative di Isa Danieli. Francesca De Berardis ritorna sulla figura della saponificatrice di Correggio affidandone la regia a Giuseppe Roselli e presentandone il lavoro in forma di studio al Teatro dell’Orologio.

134 grammi di soda caustica cela molto della storia personale e giudiziaria di Leonarda e, proprio per questa ragione, crediamo voglia essere un spunto per destare interesse sulla raccapricciante vicenda di una donna che la superstizione, l’odio e una vita di disgrazie ha reso vittima e artefice di delitti impensabili. C’è una sospensione di giudizio che aleggia in tutta la messa in scena, un religioso silenzio che cozza con il chiasso di Leonarda e che osiamo spezzare solo per accettare o meno una tazzina di caffè. Un frammento di specchio riflette il volto di un’assassina. Di colpo l’inquietudine generata da quell’apparente tranquillità di donna chiacchierona, meridionale e sempre affaccendata, insinua una vena di terrore, un brivido di orrore e sospensione per una storia che si è arricchita di leggende, dicerie, e che fatichiamo ancora a crederlo, realmente accaduta.


Dettagli

  • Titolo originale: 134 grammi di soda caustica

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