Arti Performative

#RomaFringeFestival. Compagnia PolisPapin // Indubitabili celesti segnali

Marcella Santomassimo

Al Roma Fringe Festival è andato in scena, arrivando in semifinale la scorsa settimana, Indubitabili celesti segnali per la regia di Francesco Petti, ispirato a Festa al Celeste e nubile santuario di Enzo Moscato


 

Nel 1984 Enzo Moscato, maggior esponente di quel filone drammaturgico napoletano post eduardiano scrisse Festa al Celeste e nubile santuario, opera che andava a incastonarsi tra Notturno di donna con ospite e Ferdinando di Annibale Ruccello. Sono questi infatti gli anni delle opere noir, degli omicidi delle periferie, dei Bassi come delle case da bene. Al centro la donna con le sue esasperazioni per via di una comunità che la vuole o madre o santa, o ammogliata e gravida, o casta e pura. Enzo Muscato e Annibale Ruccello spingevano oltre, fino alle estreme conseguenze, sentimenti covati nelle viscere di un sud religioso e represso; creavano e lasciavano agire le loro donne spiandole da un angolo segreto del palcoscenico, permettendo alle umane passioni di avere il sopravvento sul buon senso e sulla razionalità.

In Indubitabili celesti segnali (tratto appunto da Festa al Celeste e nubile santuario di Moscato) l’azione si svolge tra le quattro mura di basso napoletano, anche se non si direbbe del tutto a giudicare dal dialetto siciliano di Elisabetta (Cinzia Antifona), credente e devota solo verso ciò che è in grado di vedere con i suoi occhi, maggiore di tre sorelle; la muta e ribelle Maria (Valentina Greco), la più piccola; e Anna (Francesca Pica), chella e’ miezo, la santa o la “zoccola” (questione di punti di vista). Vivono immerse in un’atmosfera claustrofobica, topi di fogna ben vestite, circondate da casse di legno contenenti all’interno altarini illuminati, piccole case di bambole. La smania di grandezza di Anna riuscirà a trasformare la loro povera casa di zitella in Fatima, Loreto, Lourdes. Sarà lei ad architettare una serie di miracoli e combinazioni per amore del suo uccello bello e scemo Toritore (Salvatore) stilando misteri gloriosi e gaudiosi a suo favore e a favore del suo amato Toritore. In un gioco di canti, gesti, ottusità, cecità e isteria Anna riuscirà a far passare la gravidanza di Maria come un miracolo voluto dal signore, vergine scelta da Dio come reincarnazione della Vergine Maria, rendendo cieca Elisabetta sempre per miracolo, per grazia ricevuta. Nel giorno della Festa di Piedigrotta la finta muta Maria rovescerà gli altarini e darà veleno alle due zitelle, a chi voleva togliergli il padre del suo bambino, l’uomo Toritore.

In Festa al Celeste e nubile santuario confluiscono le influenze della drammaturgia sanguinaria di Ruccello ma anche le suggestioni del Lorca de La Casa di Bernarda Alba. Donne oppresse, segregate nelle mura casalinghe, schiacciate da un sistema di valori antiquati, frustrate dal proprio sesso, intrappolate in una catena di maldicenze, delle quali esse stesse si fanno vittime e complici.

Piacevole rivedere in Indubitabili celesti segnali alcune scene riprese integralmente dal testo al quale il lavoro si ispira come il duetto del ricamo di Elisabetta ed Annina che nel 1989 Isa Danieli e Angela Pagano dirette da Alessandro Pugliese magistralmente interpretarono.

Nessuna parola già detta andrebbe abbandonata mai in Teatro. E Indubitabili celesti segnali per la regia di Francesco Petti ci restituisce quel mondo fatti di dettami antichi, pregno di una mentalità radicata nel sud d’Italia difficile da estirpare fatta di chiacchiere, credenze, riti e dettami religiosi. Manca però l’asprezza e l’impeto dell’interpretazione, la ruvidità di una lingua dura e sanguinaria o sincera e leggera, il cui suono squarti l’aria e ferisca o salvi e liberi dalle amarezze dell’esistenza.


Dettagli

  • Titolo originale: Indubitabili celesti segnali

Una selezione delle notizie, delle recensioni, degli eventi da scenecontemporanee, direttamente sulla tua email. Iscriviti alla newsletter.

Autorizzo il trattamento dei dati personali Iscriviti