Arti Performative

Giancarlo Sepe – Molto rumore per nulla

Marcella Santomassimo

Dopo essere stato presentato in occasione della 65° edizione del Festival Shakespeariano al Teatro Romano di Venezia, lo spettacolo è andato in scena al Teatro Eliseo di Roma. Un buon lavoro, ma senza pretese.

Dopo essere stato confezionato e presentato in occasione della 65° edizione del Festival Shakespeariano al Teatro Romano di Venezia, Molto Rumore per Nulla, riadattato e diretto da Giancarlo Sepe, non poteva non andare in scena al Teatro Eliseo. Un connubio forte quello tra il regista napoletano e lo storico palcoscenico romano dopo che La Comunità, spazio dedicato alla ricerca teatrale, da lui fondato nel 1972, fu chiuso nel 2006 e riaperto solo recentemente grazie proprio all’appoggio dell’Eliseo e del suo direttore Massimo Monaci. Dopo Dottor Jeckyll e Mr. Hyde, Molto Rumore Per Nulla va dunque ad arricchire la collezione di rivisitazioni letterarie ad opera del noto regista. Una commedia romantica e divertente scritta da William Shakespeare durante gli anni della dominazione spagnola in Italia e ambientata a Messina. Nel riadattamento di Giancarlo Sepe non siamo più nella casa del vecchio Leonato bensì in un non-luogo vasto quanto il mondo, la strada. L’atmosfera è infatti quella gipsy, zingaresca; i personaggi ci sono tutti, nessuno escluso, ma non sono esattamente come ce li ricordavamo: Hero, interpretata da Lucia Bianchi, non è più la cara e dolce Hero di cui Claudio si innamora perdutamente ma una ragazza irrequieta, disinibita e in alcuni momenti esuberante; la sua damigella Maddalena (Valentina Gristina) è tutt’altro che silenziosa ed obbediente. Nel mettere in scena quest’opera ogni attore è stato lasciato infatti libero di esplorare il proprio personaggio e di regalargli una veste nuova, inedita. Quello a cui assistiamo né è il risultato a tratti sorprendente con l’uso inevitabile e liberatorio del dialetto. Ed ecco il Borraccio napoletano di Antonio Amato e il Leonato partenopeo di Pino Tufillaro, il triestino di Francesca Inaudi ma anche il veneziano, il marchigiano. Tutti prima o poi finiscono per cedervi. La scenografia ben costruita nella sua essenzialità, i magnifici costumi colorati, il calore delle luci, le musiche dal ritmo gipsy e le nenie gitane sono tutti fattori con cui il regista si è divertito a giocare e che riescono perfino ad occultare la non adeguatezza e maturità artistica di alcuni attori, in particolare quella di Claudia Tosoni, Orsola, una delle accompagnatrici di Hero, ex concorrente di miss Italia con l’indecisa passione per il giornalismo o il teatro.

La storia è quella di due amori: uno dichiarato tra la bella Hero e il giovane Claudio e un altro tra Beatrice, cugina di Hero, e Bernardo, amico di Claudio, nascosto a se stessi e occultato sotto la parvenza di un odio reciproco i cui battibecchi tengono in piedi il ritmo dell’intera pièce. A Francesca Inaudi e Giovanni Scifoni è stato affidato un compito difficile: quello di ridare vita a quell’ironia lirica e pungente. Non si può di certo dire che non abbiano superato la prova. Il bacio finale che suggella la pacificazione con i loro sentimenti è un momento di teatro popolare, di cui, forse, si può sentire la mancanza a giudicare dal sospiro di sollievo tirato dal pubblico in sala e dal successivo scroscio di applausi. Molto Rumore per nulla di Giancarlo Sepe è un buon lavoro ma senza pretese, è uno spettacolo che, come dichiarato da alcuni degli attori della compagnia, non partirà per la tournée. E verrebbe da rispondere: ma come? Molto rumore per…nulla?


Dettagli

  • Titolo originale: Molto rumore per nulla

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