Arti Performative

Familie Flöz – Infinita

Marcella Santomassimo

Sul palcoscenico del Teatro Valle Occupato, la compagnia berlinese manifesta il suo appoggio all’attività degli artisti romani che nel 2011 occuparono lo storico teatro per impedirne la privatizzazione, con uno spettacolo di infinita poesia e bellezza.

Una folla di gente ammassata all’interno e all’esterno del Teatro Valle Occupato. Una folla multiforme, vecchi, giovani, bambini si contendono un posto in sala: platea, balconata, loggione, poco importa. Mi aggiro tra gli antichi palchetti alla ricerca di una sedia di velluto, m’intrufolo nell’intimità di un duo di amiche divise dai rispettivi compagni, poco distanti nel palchetto accanto. Una bambina saltella e batte le mani contagiosa. Sta per accadere qualcosa, lo sussurra lo sguardo di ogni presente, le manine ansiose di ogni bambino. Sul palco una panchina e sul fondale un’istallazione video raccontano già una storia: c’è un funerale in corso, poche sagome nere avanzano in una lenta processione fino a diventare tante, tantissime. Un uomo anziano, su una sedia a rotelle, pone una rosa su un rettangolo illuminato da una luce. Infinita è il titolo di quello a cui stiamo per assistere, infinita la sua poesia, la bellezza delle indescrivibili immagini e situazioni. Un accenno ai due poli opposti dell’esistenza: l’infanzia e la vecchia per racchiudere la vita e la morte. È un teatro in maschera quello della compagnia berlinese della Familie Flöz, fatto di gesti e non di espressione, di musica e di suoni, di proiezioni video che riassumono ciò che non accade sulla scena. La morte è affrontata e poetizzata con immagini sublimi miscelate ad un’ironia di vita, bella, naturale; che riproduce situazioni infinitamente reali. La familie flöz è una famiglia che nei costumi, nelle maschere e nella presenza scenica ricorda quella strampalata di casa Muppet, mentre le immagini sullo schermo, che fungono da intermezzo, sembrano evocare le visioni dell’elefantino Dumbo nel film della Disney. Diverse dunque le suggestioni che arrivano sussurrate da più parti dai magnati della fantasia. Anche le musiche di Dirk Schröder delicate ed espressive seguono un loro percorso che quasi si stacca del lavoro della compagnia per restare nella memoria come fu quel Le Valse d’Amelie di Yann Tiersen, colonna sonora dell’immaginifico film di Jean-Pierre Jeunet.  

In una veloce panoramica, facendo fatica a staccare lo sguardo da questi strani personaggi che rompono con prepotenza la quarta parete per giocare a palla con grandi e piccini, ci si rende subito conto che non c’è una sola persona in sala che questa sera non si sia divertita, che non li abbia amati, che non si sia emozionata e commossa quando, sul finale, la proiezione della panchina vola verso l’alto come se volesse trasportare in cielo i tre vecchietti viaggiatori. Ritorneranno sul palco in elegante vestito bianco per salutarci, a modo loro, per dare forma alle parole dell’attore e autore teatrale tedesco Karl Valentin che sono state la vera fonte d’ispirazione per la creazione di questo lavoro (che risale al 2006): “Per tutta la vita ho avuto paura della morte – e ora che è arrivata…tutto qui?”.

La presenza della compagnia berlinese sul palcoscenico romano è una manifestazione d’appoggio all’attività degli artisti romani che nel 2011 occuparono lo storico Teatro Valle per impedirne la privatizzazione ma anche una prova tangibile che il teatro forse non è morto… ma, anzi, vola. 


Dettagli

  • Titolo originale: Infinita

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