Arti Performative Focus

“Abstract. Un’azione concreta”: il progetto Grandi Pianure porta in scena la rivoluzione coreutica di Silvia Rampelli tra stasi e dinamica

Roberta Leo

Abstract pone l’azione del corpo al centro dello spazio e del tempo. Ad aprire la rassegna Grandi Pianure, progetto sulla coreografia contemporanea curato da Michele Di Stefano per il Teatro di Roma, è Silvia Rampelli. La regista e coreografa, già vincitrice del Premio Ubu 2018 come miglior spettacolo di danza per Euforia, non cessa di considerare la scena come dispositivo per la percezione dell’atto umano indagato nella sua genesi e nella sua natura più profonda.

In questo nuovo lavoro, visto al Teatro India il 15 e il 16 febbraio, gli unici elementi presenti in scena sono i corpi di un uomo e due donne (Alessandra CristianiEleonora Chiocchini Valerio Sirna) la cui correlazione è rotta – o integrata? – dalla figura di un cane. La coreografia è costruita da volumi articolati su più livelli prospettici, ribaltamenti e proiezioni ortogonali delle forme. La vicinanza e la lontananza dei corpi rispetto al pubblico creano proporzioni statiche e ben definite, disegnano uno spazio personale in cui avviene un “qualcosa”.

La sedia in primo piano su cui siede Cristiani vede posizionato il suo corpo di profilo mentre Chiocchini e Sirna sul fondo sono seduti frontalmente. Riempiono vuoti strutturali e palpitano in una staticità solo apparente. Si mostra quindi la bidimensionalità e le possibilità del corpo posto in quella determinate situazioni. Le luci aiutano, non nel far emergere contrasti, ma piuttosto nell’omogeneizzare le forme. Non illuminano, ma al contrario opacizzano. Ne deriva una nebulosità che sospende l’immagine, l’azione, ferma il presente evidenziandone il dettaglio che altrimenti resterebbe oscurato, ignoto. I quadri sono risposte precise a degli interrogativi altrettanto precisi. Cosa succede in questo spazio? Cosa accade in questo tempo? Cosa sono e cosa fanno questi corpi?

Abstract vede la sua ratio insita nel suo stesso nome. Appare come il sunto di un pensiero, uno schema che si fa sintesi di un più elaborato percorso di ricerca registica e coreutica. Pochi quadri delimitano situazioni temporali, scandite da brevi didascalie. Anni e istanti assumono la stessa durata. In essi si creano, si evolvono e si interrompono le relazioni tra i tre performer, comprimendosi e dilatandosi tra duetto e trio. In uno di questi quadri è protagonista la nudità dei danzatori, in forte contrasto con la presenza del cane. Il corpo viene analizzato nel suo stato animalesco, fatto di piccole e impercettibili pulsioni.

Azioni minime, piccoli gesti, a tratti nervosi, diventano interessanti a seconda delle loro differenti tridimensionalità, delle facce che, di volta in volta, vengono mostrate allo spettatore. La figura in movimento crea un’opacità, un chiaroscuro. Una schiena nuda e raggomitolata sul pavimento rivela una tensione assolutamente palpabile. Ossa, muscoli, pelle, sangue, capelli, dita che si arricciano, piedi che strusciano; tutto ciò crea dei suoni, piccoli segni di interpunzione che hanno la funzione di intervallare il silenzio della struttura in cui si svolge l’azione.

L’identità singola viene però saldamente mantenuta in essere da un lungo assolo che si rivela una parentesi in cui dal minimalismo si passa all’espansione spaziale. La quarta parete è più volte sul punto di essere infranta dalla performer (Eleonora Chiocchini). L’assolo si differenzia molto dai momenti coreografici precedenti; il gesto minimalista delle altre figure evolve improvvisamente, esplode nella violenza, nella nevrosi.

I lunghissimi capelli della danzatrice, prima utilizzati come elemento narrativo, tirati all’infinito dal suo compagno di scena, diventano adesso il prolungamento delle sue linee dinamiche. Il movimento fraziona il corpo, ne analizza il cambiamento e la rivoluzione ormai incontenibile. È uno specchio della stessa rivoluzione coreutica odierna, di una nuova lettura del moto così come della stasi; è l’annientamento di un giudizio precostituito e preconfezionato in favore di un’analisi effettuata tramite più nuovi strumenti di osservazione.

[Immagine di copertina: “Abstract. Un’azione concreta”, nella foto: Eleonora Chiocchini)



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