Libri

Vetrina. “Janet la storta”

Roberta Iadevaia

Un prezioso racconto di Robert Louis Stevenson splendidamente illustrato da Maurizio A. C. Quarello

Janet la storta è un libro prezioso, di quelli che ti ritrovi a sfiorare più che sfogliare. Questo è quello che succede quando alla penna sopraffina di Robert Louis Stevenson si intrecciano le splendide tavole dell’ispiratissimo Maurizio A. C. Quarello (Premio Andersen 2012), la magistrale traduzione dallo scozzese di Paola Splendore e la bellissima postfazione di Goffredo Fofi, il tutto raccolto nel grande formato che caratterizza Lampi Light, la nuova collana di Orecchio Acerbo dedicata ai classici della letteratura fantastica, d’avventura e noir.

Pubblicato per la prima volta nel 1887 e da molti considerato uno dei capolavori di Stevenson, Janet la storta reca con sé l’orrore dei racconti di paura raccontati dagli anziani davanti al camino. Deforme, vecchia, da tutti considerata una strega, Janet M’Clour è nonostante ciò assunta come perpetua dal giovane reverendo Murdoch Soulis, eccellente predicatore ma con nessuna esperienza di vita religiosa e troppi libri letti (ne scrive addirittura uno di cui però non si saprà nulla). Nell’isolata canonica tra il fiume Dule, il Bosco dell’Impiccato e le alte colline, tutto sembra tranquillo fino al fatidico 17 giugno 1887, giorno in cui le porte dell’inferno paiono spalancarsi liberando, in un calore innaturale, uomini neri mascherati, fantasmi impiccati, demoni.

Come scritta sull’acqua, questa solo in apparenza semplice dark story è in realtà disseminata di cupe luci che impediscono ogni tentativo di categorizzazione, essendo d’altronde la duplicità dell’uomo un tema molto cari all’autore – come dimostra il successivo e ben più noto Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde.

I disegni di Quarello, diversi per stile (pagina piena alternata a strisce) e tecnica (matita in bianco e nero nella parte iniziale, olio sui toni dell’ocra nel mezzo e acrilico sulle tonalità del blu e del nero nello spaventoso epilogo), riescono a esaltare il non detto e l’ambiguità che si celano tra le righe del testo, cogliendone appieno le sfumature, gli scorci e le prospettive più audaci.

Janet è un mostro, lo si vede subito – a sottolinearlo è anche quel “thrawn” del titolo originale, che indica una corruzione interiore oltre che esteriore – eppure dispiace quando le comari, con gli occhi iniettati di sangue, la assalgono per tentare di annegarla. Il reverendo è un sant’uomo, eppure i suoi libri di teologia sono chiusi in un mobile nella stanza “della storta”. Solo quando alla fine Janet si manifesta per quello che è, il Male, può uscire di scena ed essere sconfitta. Da un deus ex machina però. Perché l’Assoluto non è umano, né quando è bene né quando non lo è. Anzi, come scrive Goffredo Fofi: “il confronto con il male è ancora una necessità, un modo di crescere e di sapere i nostri limiti e i limiti del mondo, i limiti della conoscenza”.


  • Genere: Fantastico/Horror
  • Altro: Illustrazioni di Maurizio A. C. Quarello; traduzione di Paola Splendore; postfazione di Goffredo Fofi.

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