Libri

DeBrevitateEstate. “Momenti di trascurabile felicità”

Roberta Iadevaia

Come sopravvivere all’estate (e a noi stessi)? Magari ricordando, con Francesco Piccolo, quei  “momenti di trascurabile felicità” a cui spesso non diamo la giusta importanza.

 

L’estate è la stagione in cui, interrotto il ciclo di azioni abitudinarie che ci contraddistinguono come membri produttivi della società, riserviamo un po’ di tempo per noi stessi. Non a caso è il periodo dell’anno con il più alto tasso di suicidi.

Bilanci, buoni propositi, lo stress di trovare mete migliori di quelle postate dagli amici, non è affatto semplice essere felici quando caldo e lancette più lente del solito scollano l’anima lasciandola libera di errare oltre i consueti limiti.

Come sopravvivere dunque all’estate e a noi stessi? “Usa la forza!” dice il saggio. Ebbene, leggendo il libriccino di Francesco Piccolo Momenti di trascurabile felicità, pubblicato da Einaudi nel 2010, ci ricordiamo che davvero “la forza è dentro di noi” e ad alimentarla sono le piccole gioie quotidiane, quelle a cui spesso nemmeno badiamo, ma che trascurabili non sono mai. Così come Amélie, l’irresistibile protagonista del film di  Jean-Pierre Jeunet, ama voltarsi durante una proiezione al cinema per vedere le espressioni degli spettatori o la sensazione prodotta dall’introdurre la mano nel sacco dei fagioli, lo scrittore e sceneggiatore romano – vincitore del Premio Strega 2014 con il romanzo L’Italia spensierata – ci regala un divertente e divertito elenco delle minuzie che rendono la vita un po’ più sopportabile: le domeniche mattina in una grande città, il momento esatto in cui un semaforo inizia a lampeggiare di notte, il modo in cui i benzinai danno il resto, “quando le persone che ti stanno facendo vedere le foto si rendono conto all’improvviso  e dicono: ‘e poi le altre sono tutte uguali’, e la smettono”…

Passando con disinvoltura da poche parole a qualche pagina, Piccolo dà voce a sensazioni che tutti abbiamo provato almeno una volta, di quelle che ci confortano nel loro ripetersi perché confermano ciò che conosciamo di noi stessi. Allo stesso tempo, proprio ripercorrendole con la memoria, si rivelano come nuove perché scritte a posteriori e perché, tutte insieme, formano un’immagine più grande che, questa volta, solo in parte rimanda a ciò che credevamo di sapere di noi.

Ecco che, accompagnati dal sano cinismo, dalla spensieratezza e dalla malinconica ironia dell’autore – la cui validità stilistica consente di superare questa difficile prova di scrittura – invita a fermarsi per qualche momento, a vedere le cose da una prospettiva più semplice e diretta, come fanno i bambini, per i quali, non a caso, tutto è “trascurabile”.


  • Genere: Narrativa

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