Cultura & Sviluppo

Ravello Lab 2012 – Prima Giornata

Emanuele Siano

Reportage dalla prima giornata di lavori di Ravello Lab – Colloqui Internazionali sul tema della cultura e dello sviluppo.

La prima giornata di RavelloLab – Colloqui Internazionali, che si è tenuta come sempre nella splendida cornice di Villa Rufolo, storica abitazione del comune che domina la Costiera Amalfitana (purtroppo battuto da un’incessante pioggia), è risultata molto produttiva in termine di analisi del rapporto tra cultura e territorio e di proposte pratiche che verranno raccolte nelle “raccomandazioni” da destinare alle amministrazioni nazionali ed internazionali. Il ricco parterre di ospiti, da Cees De Graaf, direttore di SICA e importante operatore culturale olandese, ad Anna Maria Buzzi, dirigente generale del MiBAC, già dava l’idea del confronto che sarebbe di lì avvenuto; e così, dopo i saluti istituzionali del Sindaco di Ravello Paolo Vuillemier, del direttore di Federculture Claudio Bocci e del delegato del Rettore dell’Università di Salerno Maria Giovanna Riitano, i partecipanti al convegno si sono celermente divisi all’interno dei due panel, tavole rotonde in cui attivare i confronti e generare nuove best practices.

Il tema portante del primo panel, coordinato da Fabio Borghese, docente dell’Università di Salerno e responsabile del gruppo di CreActivitas – Laboratorio di Economia Creativa, che si sta occupando dell’organizzazione del convegno, è stato quello delle città intelligenti: intorno alla creatività e alla cultura è possibile sviluppare politiche urbane efficienti e fornire una valenza strategica per le industrie culturali? Gli interventi si sono suddivisi in tre focus precisi:

  • La cultura come motore per lo sviluppo e come stimolo di partecipazione dei cittadini alla costruzione di nuove politiche urbane;
  • Apprendere dalle esperienze di Città Intelligenti e Capitali Europee della Cultura (ECoC) per sviluppare un’efficace attività di pianificazione strategica;
  • Le azioni necessarie per il sostegno delle imprese del settore culturale-creativo, soprattutto nella fase di startup.

Nei numerosi interventi dei relatori nazionali e internazionali la linea comune è stata quella di raccontare le proprie esperienze e promuovere le buone pratiche. Attraverso un cospicuo confronto sono emerse una serie di opportunità, esempi e riflessioni molto interessanti: è il caso Corviale Domani illustrato da Maria Grazia Bellisario e Mario Martini: un percorso di progettazione partecipativa dal basso con lo scopo di coinvolgere l’insieme della comunità di Corviale per la costruzione di un Distretto tecnologico dell’arte, cultura e sport; invece Raffaella Florio ha presentato il ReCs (Rete delle Città strategiche) che promuove l’importanza della pianificazione strategica nella costruzione delle politiche urbane, un’opportunità per entrare nella multisettorialità che l’Europa chiede; infine le esperienze di Matera candidata come Capitale Europea della Cultura 2019, dei modelli olandesi di governance delle città intelligenti e del distretto culturale evoluto nelle Regione Marche hanno contribuito ad arricchire il sistema informativo di buone pratiche a sostegno della cultura.
Il panel ha concluso i lavori esprimendo la necessità di una definizione più precisa del settore culturale-creativo sia in termini economici che informativi. È necessario documentare e promuovere i casi studio per generare banche dati che testimoniano l’effettiva correlazione tra cultura e sviluppo territoriale. Non bisogna chiudersi nei propri progetti (spesso a breve termine) ma generare quella circolarità tra governance, business, cultura e cittadini che crea soluzioni condivise e a lungo raggio.

Il secondo panel è stato invece dedicato all’Italia e al recupero e alla valorizzazione del nostro patrimonio culturale; tre i punti cardine all’ordine del giorno, lanciati dal chairman Alessandro Hinna, docente all’università Tor Vergata di Roma:

  • Il rapporto tra cultura e le pubbliche amministrazioni, che deve essere virtuoso e convergente ad un unico scopo;
  • Il rapporto tra cultura ed impresa, che deve cooperare per compulsare lo sviluppo del territorio tramite la cultura;
  • Il concetto di cultura come bene comune, cioè di una cosa che è patrimonio di tutti e che per questo deve essere valorizzata.

Tanti gli scambi di opinioni all’interno del panel: Fabio Cavalli, che il grande pubblico conoscerà come regista della pièce teatrale filmata dai fratelli Taviani in “Cesare deve Morire”, ha parlato della situazione delle carceri e dei manicomi, che devono lavorare anch’essi nella promozione della cultura anche presso le fasce meno permeate da essa; Pietro Pietraroia dell’Expo 2015 di Milano, che ha lanciato la proposta di una riforma sia del codice attuativo del MiBAC, ormai obsoleto, e sia di un nuovo codice dei beni culturali specificatamente dedicato ai beni paesaggistici. Degna d’interesse, inoltre, è la proposta lanciata da Federculture, che ha intenzione di istituire un fondo dedicato alle progettualità culturali che ovviamente riescono ad unire questo tema allo sviluppo del territorio. Tirando le fila del discorso, i partecipanti hanno convenuto che questo convegno, oltre ad essere un importante momento di socializzazione per la creazione di nuove reti tra gli addetti ai lavori, da adesso in poi deve lavorare anche nel campo della ricerca di nuovi modelli culturali; per questo si è stabilita un’agenda, che lavorerà da qui a Natale su questi temi con l’obiettivo di arrivare ad una serie di nuove best practices in grado di stimolare maggiormente la rigenerazione urbana culture-based.



Una selezione delle notizie, delle recensioni, degli eventi da scenecontemporanee, direttamente sulla tua email. Iscriviti alla newsletter.

Autorizzo il trattamento dei dati personali Iscriviti