Arti Performative Dialoghi

“Il Peso della Farfalla”: a Bari la IX edizione del festival. Intervista alla direttrice artistica Clarissa Veronico

Nicola Delnero

Si è da poco concluso il primo capitolo de Il Peso della Farfalla, progetto di Punti Cospicui_associazione per le culture con il contributo di Regione Puglia e Comune di Bari. Una prima parte di rassegna che ha visto alternarsi sul palco della libreria Prinz Zaum tre appuntamenti estivi dedicati a teatro, letteratura e filosofia con apertura affidata a “Si vede che non era destino” (14 giugno), letture tratte dal testo omonimo di Daniele Pietruccioli con quattro spettatrici e Giovanni Turi, editore di Terra Rossa. Festival poi proseguito con “Stracci. Contro l’uomo medio” (21 giugno), spettacolo di e con Vittorio Continelli e terminato con “Del potere” (28 giugno) tratto da “Il libro del potere” di Simone Weil con Lea Barletti. Il secondo capitolo de Il Peso della Farfalla partirà in autunno con altri appuntamenti teatrali previsti in terra barese. Abbiamo parlato della rassegna con la sua ideatrice e direttrice artistica, Clarissa Veronico.

Clarissa Veronico

Siamo giunti alla IX edizione del festival, la prima è datata 2012. Com’è nata questa rassegna ormai decennale?

La rassegna è nata perché ho lavorato molti anni al Teatro Kismet – in una versione precedente a quello che oggi è il TRIC (Teatro di rilevante interesse culturale) – curando un piccolo pezzo della stagione che si chiamava Eroi Capovolti. Quando è finita questa esperienza, essendo stata io la responsabile dei progetti legati alla drammaturgia contemporanea, volevo in qualche modo conservare quei rapporti che avevo creato e che erano nati grazie a miei percorsi assolutamente individuali anche fuori dai canoni teatrali e che erano legati anche alle mie esperienze lavorative per il Santarcangelo Festival ai tempi di Leo de Berardinis e per il Teatro dei Sassi con Teatri Meridiani; quindi avevo tutto un bagaglio di interessi, rapporti e pensieri che era giusto non perdere e dunque li ho convogliati pensando fosse giusto mantenerli. Questo anche perché è successo, quando ho collaborato con il festival Castel dei Mondi di Andria, che una spettatrice mi abbia confidato che da quando non c’ero più io loro non sapessero cosa andare a vedere, rendendomi conto di aver fidelizzato un piccolissimo pubblico che mi aspettava. Quindi ho creato Il Peso della Farfalla per continuare un’esperienza che prima era riconoscibile in determinate strutture ma che poteva continuare a esserlo nella mia persona pur accettando un nomadismo, dato che non avevo più uno spazio.

Lo scorso anno il festival ha ospitato “Con la carabina” della Compagnia Licia Lanera mesi prima del trionfo ai Premi Ubu. Nel corso degli anni ha programmato nel cartellone spettacoli di, per citarne alcuni, Roberto Latini e Elena Bucci, artisti di conclamato valore ma che, tuttavia, fatichiamo a trovare nella programmazione dei teatri pugliesi. Stessa cosa potremmo dire su molti artisti e compagnie pugliesi che ritroviamo ne Il Peso della Farfalla ma difficilmente incontriamo nei grandi circuiti teatrali pugliesi. Questo per dire che rassegne come questa sono una grande ricchezza per la comunità, anche se in un sistema tutto proteso verso i mega eventi e i grandi numeri, in Puglia nell’ultimo decennio alcuni festival teatrali stanno scomparendo o, comunque, ridimensionandosi. Come si riesce a resistere?

Il sistema è assolutamente viziato perché chiede a piccole associazioni di essere al livello delle imprese, laddove le imprese possono avere contezza e certezza di sostegno pubblico, mentre le associazioni assolutamente no. Quindi, paradossalmente, la vera sfida imprenditoriale è quella delle piccole associazioni che anticipano tutto pur non sapendo cosa gli rientrerà. Personalmente, la cosa che mi fa andare avanti è la certezza di avere un pubblico che aspetta questi appuntamenti e anche di avere un bacino di artisti nei quali io credo profondamente, dei quali seguo il processo e ai quali pago i cachet interi e non in base agli incassi. Questo ha fidelizzato sia il rapporto con gli artisti che con il pubblico. Come si fa? Si fa lavorando molto, si fa credendoci molto e certe volte anche non pagandosi il proprio per pagare gli altri. Il sistema teatrale è molto indirizzato a un successo di botteghino non formato; io sono contenta di essere orientata verso un successo di botteghino formato, perché gli spettatori che seguono Il Peso della Farfalla fanno numero ma sono soprattutto spettatori che scelgono cosa vedere; e se io sbaglio me lo segnalano, mi telefonano, perché ho un rapporto ad unum con le persone che seguono il mio festival.

Ogni edizione ha un sottotesto, un filo rosso che lega tutta la proposta artistica. Quest’anno è il potere: come mai ha scelto proprio questo tema?

Non è mai un pensiero a monte, il sottotesto lo penso prima vedendo che spettacoli sono venuti fuori, capendo che c’è una geografia di riflessioni tra compagnie anche molto distanti tra loro, sia geograficamente che per cifra artistica, che però stanno ragionando sullo stesso argomento. Dunque mi rendo conto che quell’argomento in quel momento è evidentemente urgente. Poi ascolto molto quello che mi dicono gli spettatori perché li frequento per tutto l’anno anche grazie a un laboratorio continuo – “Scuola dello spettatore senza bagaglio” – che è un processo di ascolto, anche inconsapevole, per gli spettatori. Quindi, solo dopo aver disegnato la Stagione individuo quello che unisce gli spettacoli. Perché il processo artistico è diverso dal processo culturale, quest’ultimo può decidere prima, quello artistico legge dopo qualcosa che ha visto senza saper leggere e io mi voglio concedere questo lusso. Quest’anno mi sono resa conto che tutti gli spettacoli che ho scelto esprimono un punto di vista contro il potere ed evidentemente non è un caso che li abbia scelti, ma in maniera fluida, fisica, corporea, senza un pensiero dietro perché il teatro è corpo.

In autunno Il Peso della Farfalla ripartirà con il secondo capitolo. Tra gli spettacoli in programma c’è anche una sua drammaturgia. Vuole anticiparci qualcosa?

A fine settembre ricomincia Il Peso della Farfalla – secondo capitolo con un mio testo (Con le mani così lievi che sentivo dolore) ispirato alla Pentesilea di Heinrich von Kleist interpretato da Valentina Bischi; uno spettacolo nato lo scorso anno e a cui siamo molto legati per l’idea che c’è dietro a questa Pentesilea che incontra Achille in uno stato d’amore totale e ricambiato però all’interno di un sistema patriarcale di cui sono entrambi vittime e da cui, pur cercando di contrastarlo,  ne usciranno sconfitti. Poi ci sarà Paola Fresa con Nella stanza di Penelope, una versione di Penelope completamente diversa dalla donna che attende Ulisse, nel senso che capiremo finalmente cosa pensa la protagonista durante questa attesa; e infine Lea Barletti con Parla Clitemnestra! che, insieme a Gabriele Benedetti, ci farà comprendere le ragioni che spingono questa donna a uccidere Agamennone. Ma ci sarà anche molto probabilmente, non ne sono ancora completamente certa, un omaggio a due figli shakespeariani: uno è Amleto, in una versione comica prodotto da IAC di Matera fondato da Nadia Casamassima e Andrea Santantonio e l’altro, di Roberto Latini, Romeo e Giulietta soltanto nelle parole dei protagonisti, nell’idea che questi figli sono vittime di un potere di famiglie con cui loro non c’entrano assolutamente niente. Per cui non solo donne del mito, ma anche figli di una mitologia altra qual è quella shakespeariana.

 

[Immagine di copertina: foto di Beppe Ardito]



Una selezione delle notizie, delle recensioni, degli eventi da scenecontemporanee, direttamente sulla tua email. Iscriviti alla newsletter.

Autorizzo il trattamento dei dati personali Iscriviti