Musica

Luciano Maggiore & Francesco “Fuzz” Brasini – How To Increase The Light In The Ear

Emanuele Siano

Recensione del disco di Maggiore/Brasini “How To Increase The Light In The Ear”

Approcciarsi ad uno stile completamente nuovo, altamente sperimentale e minimale, come la drone music è un’esperienza che prima o poi è necessario fare. Se non altro per tentare di ascoltare quanta tecnica e pratica sul suono riescono a raggiungere gli artisti in questo campo musicale. In generale, la drone music si basa sul bordone (drone in inglese) e rientra nel genere elettronico e ambient. Si tratta di un suono che si ripete a più battute con la stessa frequenza. La variazione di questo suono può raggiungere momenti molto acuti e assordanti fino ad arrivare a tonalità bassissime e distorte. La sperimentazione avviene con distensioni, rifrazioni, riverberi e alterazioni del drone e hanno la capacità di evocare atmosfere estatiche o, come in questo caso, ambienti alienanti e post-apocalittici.

How to increase the light in the ear (Boring Machines) esplora il lato più oscuro e cupo di questo stile. L’album nasce dal particolare sodalizio tra Luciano Maggiore e Francesco Brasini: il primo, musicista e film maker, si è occupato dei nastri magnetici e di altri dispositivi elettrici; il secondo è un chitarrista e ricercatore del suono che ha accompagnato il lavoro di Luciano con una serie di chitarre modificate e auto-costruite. I due sono controllati da Mattia Dallara che dà forma al suono nello spazio acustico attraverso il mixer.

In quest’occasione (la precedente, nel 2011, Chàsm Achanés) ciò che hanno prodotto sono due tracce da vent’uno e trenta minuti ciascuna: nella prima traccia fruscii elettronici, disturbi di frequenza e risonanze accompagnano un drone molto acuto che si modifica lungo tutta la traccia; è il pezzo più statico dei due. Nella seconda traccia microtoni su tre differenti frequenze esplorano suoni molto bassi seguiti da riverberi mentre, verso la fine, una mostruosa e graffiante bassa frequenza avvolge i drones fino a sopraffarli del tutto.

Questo disco non è per tutti. Generalmente chi si approccia ad uno stile così o è un appassionato oppure un esperto del settore. Di positivo, questi suoni hanno una fortissima capacità evocativa e sembra riescano a raggiungere e stimolare nuovi modi di ascoltare i suoni; mentre di negativo spesso possono annoiare l’ascoltatore comune. Ma l’area dei curiosi è sempre più vasta e, per chi è alla ricerca di qualcosa che non è riconducibile all’idea del suono così come riconosciuto da tutti, questo disco può essere un buon inizio.



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