Arti Performative

“ti sembra giusto adirarti così?” della Compagnia Xe: il Libro di Giona tra danza, pittura, musica e divino

Roberta Leo

Normalmente un testo biblico necessita di un’accurata esegesi poiché intorno ad esso ruotano sempre molteplici interpretazioni, riflessioni, discorsi, parole. Talvolta il suo significato (e nei casi più fortunati anche la sua Verità) può essere reso attraverso la musica, il corpo e, dunque, la danza. Prima tappa di una settimana di eventi al Teatro Niccolini a San Casciano Val di Pesa (Fi), intitolata Giona e la balena – che culminerà domani, 22 ottobre, con la prima e e unica data italiana del concerto Brown Plays Brown del compositore Steven Brown – e presentato in prima assoluta sabato 16 e domenica 17 ottobre, a chiusura del Festival Fabbrica Europa e come anteprima della Stagione del Teatro Comunale della cittadina toscana, lo spettacolo ti sembra giusto adirarti così?” tenta questa strada portando in scena un libro dell’Antico Testamento, partendo dalla parola del Profeta Giona e rendendola gesto espressivo. Lo spettacolo, nuova produzione della Compagnia Xe diretta da Julie Ann Anzilotti, nasce da uno studio sulla spiritualità e sulla relazione che l’uomo coltiva con essa nel mondo contemporaneo.

 

Avi Kaiser in “ti sembra giusto adirarti così?”. Foto di Lucia Baldini

I rimandi al testo del Libro di Giona sono pochi ma netti e precisi, quanto basta per costruire le immagini necessarie alla sua comprensione. Il resto è affidato al silenzio che la fa da padrone sulla scena, favorisce il pensiero e il raccoglimento dello spettatore che ben presto si trova avvolto da veli di luce delicatissima e da una scenografia pennellata dai colori del cielo, del mare, di nubi in tempesta e di tramonti sereni. I colori rivivono sugli abiti delle danzatrici e nella musica del compositore americano Steven Brown, affiancato sul palco dal musicista olandese Luc Van Lieshout. Colori e musica mostrano più che mai il loro potere descrittivo e, al tempo stesso, evocativo, donando al tutto un sapore mistico che già da solo basta a rivelare l’oggetto del divino affrontato nel lavoro. L’apertura è affidata al coreografo e danzatore israeliano Avi Kaiser, un moderno Giona che si muove su un antico canto ebraico da lui stesso intonato. Egli incarna l’umanità del profeta, il suo essere fallibile e vincolato dalle passioni umane. Si muove, cammina sicuro, talvolta incerto. Può un uomo, un comune mortale, per quanto illuminato, parlare di Dio? Giona sbaglia, si nega, si pente, si punisce, sbaglia nuovamente. La grandezza dell’uomo sta nel suo pentimento, nella comprensione dei suoi errori. E questa comprensione tanto più diventa consapevole quanto più egli attraversa prima la rabbia e il risentimento.

Paola Bedoni e Livia Bartolucci in “ti sembra giusto adirarti così?”. Foto di Lucia Baldini

Le danzatrici Paola Bedoni e Livia Bartolucci accompagnano il profeta e raffigurano la sua spaccatura tra razionalità e spiritualità. La loro danza è semplice ma a tratti nervosa. Spesso da un contrasto dei corpi nasce un nuovo incontro. Una delle immagini più poetiche le trova l’una appoggiata delicatamente sul dorso ricurvo dell’altra, abbandonata nella sua stanchezza, nel suo dolore. L’altra, per contro, la sostiene con forza, ma senza far pesare la sua fatica.

Steven Brown, Luc Van Lieshout, Avi Kaiser, Paola Bedoni in “ti sembra giusto adirarti così?”. Foto di Lucia Baldini

Si tesse così, tra immagini, suoni e silenzio, il filo drammaturgico del testo biblico, ripercorrendo il rifiuto del profeta al comando divino di recarsi nella città di Ninive, e il mare in tempesta indossato da una delle donne, vestita di una tela pittorica che, roteando, fa muovere il manto marino. Non manca ovviamente l’episodio del pesce che inghiottisce il profeta tenendolo nel suo ventre per tre giorni e tre notti; nella coreografia, che man mano si fa sempre meno lirica e più squadrata, è evidente il ravvedimento dell’uomo-profeta ma anche la sua rabbia ingiustificata e incomprensibile, in un crescendo di movimenti strutturati come dei vortici; lo studio del testo pone infatti l’accento su un interrogativo contenuto alla fine del Libro, che è anche il titolo dello spettacolo, ossia, ti sembra giusto adirarti così?. Si tratta di uno smascheramento della fragilità dell’uomo a cui resta estraneo e non immediatamente comprensibile il perdono e la misericordia divina. È evidente in una delle scene finali in cui il profeta ‘rotola’ sul corpo delle danzatrici, posando dolcemente il capo ora sull’una, ora sull’altra, sulle loro spalle, sui loro seni, sul loro grembo. Si riproduce in scena una pietà michelangiolesca, epilogo suggestivo di un’operazione teatrale raffinatissima, che coniuga danza, musica e parola, presenza e assenza, testo e pensiero, corpo e spirito.

 

[Immagine di copertina: Avi Kaiser, Livia Bartolucci e Paola Bedoni in “ti sembra giusto adirarti così?”. Foto di Lucia Baldini]



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