Arti Performative Focus

“Romeo e Giulietta” di Angelin Preljocaj: l’amore degli opposti

Roberta Leo

La coreografia di Angelin Preljocaj disegna le molteplici opposizioni dell’amore sulle musiche di Sergej Prokof’ev. La compagnia del coreografo francese di origini albanesi è infatti il nuovo corpo denso e compatto, ma carico di fluidità e di emozioni, di Romeo e Giulietta. Il balletto ispirato alla celeberrima tragedia shakespeariana viene riprodotto fedelmente nella drammaturgia e nei quadri musicali, perfettamente eseguiti dall’Orchestra Svizzera Italiana nella Sala Teatro del LAC di Lugano, per la stagione LuganoInScena.

La lotta secolare tra le due famiglie nemiche dei Montecchi e dei Capuleti viene danzata come una guerra di strada, atletica, a tratti acrobatica, che risuona subito nella famosa marcia del primo atto in cui il corpo di ballo diventa una scacchiera di danze. Uomini e donne si muovono in coppia come fossero di fronte a uno specchio, osservano un canone di movimenti che sembrano nascere gli uni dagli altri. Gli uomini, scacchi disposti immobili come pedine, attendono le loro donne che si spostano da un danzatore all’altro in cerca della propria coppia; Romeo e Giulietta, entrambi vestiti di bianco, si riconoscono nel mezzo di una folla scura, si attraggono e si respingono ripetutamente.

Un certo dualismo sembra essere ripreso anche dalla coppia delle due nutrici, in abiti per metà bianchi e metà neri volutamente gonfi e prosperosi, che esagerano le forme femminili come in una caricatura. Le due danzatrici ripetono insieme lo stesso passo giocoso che ricorre per tutto il balletto e rimane tale nei momenti più tragici. Anche gli assoli maschili si sdoppiano spesso in duetti dal carattere più marziale con grandi evoluzioni tra salti, pose e figure che richiamano la lotta.

Lo stile di Preljocaj, così limpido, di facile lettura, rigoroso, senza fronzoli, non poteva rispondere meglio alle esigenze drammaturgiche e coreografiche di un titolo “intoccabile” come quello di Romeo e Giulietta. Con uno stile già curiosamente battezzato come “classico-contemporaneo”, costruito e giocato tutto sulle opposizioni, il coreografo di origini albanesi rispetta il classico rompendo il suo rapporto con la tradizione, mantiene la base accademica del movimento, ma ne esaspera la potenza, ne accentua le linee fino a uscire dagli schemi predefiniti della tecnica. Figure geometriche, rette diagonali e parallele si intersecano ordinatamente, ciascuna nel proprio spazio, anche nei momenti corali o nei duetti, mentre movimenti sincopati e off balance contribuiscono a rendere tale rigore più morbido e umano.

Alla forza e ai virtuosismi maschili, tra cui spiccano quelli dell’irriverente Mercuzio, si alterna la delicatezza e la femminilità della danza dei mandolini; qui le donne, nonostante l’intervento degli uomini, conservano un ruolo primario. Due soliste riprendono alcuni passi delle due nutrici e in genere le danzatrici mostrano braccia morbide e sinuose contrapposte ai guizzi delle gambe, ai piedi in flex, ai piccoli salti e ai passi frizzanti.

Splendida è la balcony scene, dove il balcone è una torre di vedetta su un paesaggio spoglio e scuro. Nel passo a due degli amanti Romeo resta innamorato e appassionato. Pieno di slanci e virtuosismi, solleva quasi con violenza le braccia di Giulietta gettandosele al collo, cercando i suoi abbracci, ripetendo all’infinito quel gesto e riprendendole ogni volta che lei le lascia cadere abbandonate; Giulietta, innocente e fanciulla, danza a piedi nudi in una sottile veste bianca, respinge gli abbracci di Romeo per pudore, salvo poi corrergli incontro lei stessa per baciarlo teneramente. Il pas de deux preserva la sua geometria, i due restano due blocchi separati, strutture tra loro indipendenti che non si fondono in intrecci romantici, ma si mostrano come due corpi “veri” che si incontrano volutamente, concretamente, per un perfetto connubio tra passione e razionalità.

L’epilogo rispetta la tragicità della fonte. Gli amanti ripetono alcuni gesti del loro duetto d’amore, soprattutto gli abbracci, cercati da Romeo tra le braccia di una Giulietta apparentemente morta. Il balletto si conclude in silenzio, con un dolore pronto a esplodere dignitoso, trattenuto nelle viscere, al contrario della versione originale in cui Giulietta “urla” insieme alla musica prima di trafiggersi con la spada dell’amato e lasciarsi morire sul suo corpo. Dopo aver scoperto la morte di Romeo e il terribile equivoco dell’avvelenamento anche Giulietta lotta col corpo senza vita di Romeo, lo fa rotolare su di lei, sistemandolo su una sedia per accoccolarsi sulle sue ginocchia, vi si sdraia accanto per baciarlo ancora una volta.

L’amore e la follia provocati dal dolore della morte è più vera che mai: Preljocaj trasforma i passi in parole, non si serve della pantomima ma riesce a raccontare questa storia fuori dal tempo nella sua essenza, senza nessuna difficoltà di una lettura interpretativa per lo spettatore. I suoi movimenti sono compatti, precisi ed eleganti, la sua è una danza astratta ma anche capace di ricondurre un gesto al carattere del personaggio, sintesi esemplare di drammaturgia e coreografia. Romeo e Giulietta di Preljocaj ripropone un balletto di circa trent’anni fa, ma tutto, proprio come allora, è straordinariamente moderno, vero, autentico.



Una selezione delle notizie, delle recensioni, degli eventi da scenecontemporanee, direttamente sulla tua email. Iscriviti alla newsletter.

Autorizzo il trattamento dei dati personali Iscriviti