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«Più di metà dell’umanità, le donne, non ha sufficiente rappresentazione del proprio immaginario»: intervista a Bruna Braidotti, direttrice artistica de “La scena delle donne”

Roberta Leo

Si è conclusa pochi giorni fa a Pordenone la rassegna-concorso alla terza edizione “La giovane scena delle donne”, vetrina che tra il 9 e il 12 settembre ha portato sul palco di cinque comuni del pordenonese sei spettacoli sulla situazione culturale e sociale delle donne nella contemporaneità, scelti tra le circa settanta proposte pervenute da tutta Italia, nell’ambito della XVII edizione del festival internazionale “La scena delle donne” diretto da Bruna Braidotti e organizzato dalla Compagnia di Arti e Mestieri. A vincere è stato lo spettacolo “Emancip(h)ate” scritto e diretto da Virginia Risso e prodotto da Teatro al Femminile, con Sabrina Biagioli, Giulia Capuzzimato, Jessica Di Bernardi, Sara Morassut, Virginia Risso, Lorenza Sacchetto. Lo spettacolo sarà ospitato nella prossima stagione promossa da “La scena delle donne“, nata in Friuli Venezia Giulia per focalizzare l’attenzione sulla presenza delle donne negli ambiti della cultura e del teatro e incoraggiare un equo coinvolgimento delle donne in quei settori in cui lo sguardo femminile viene penalizzato.
Abbiamo intervistato la direttrice artistica Bruna Braidotti per conoscere meglio il progetto “La scena delle donne”, che proseguirà in ottobre, e offrire spunti di riflessione su che cosa significhi adottare uno sguardo femminile oggi.

La scena delle donne è un festival che nasce con l’obiettivo di focalizzare l’attenzione sulla presenza delle donne negli ambiti della cultura e del teatro, e sul loro punto di vista. Quale visione del nostro attuale contesto socio-antropologico emerge da parte delle donne in questa operazione culturale?

Emerge la disparità culturale, tra maschi e femmine, sia nella presenza dei ruoli direttivi e creativi del teatro e sia, soprattutto secondo me, emerge la lacuna dell’immaginario femminile nel panorama culturale generale, penso ai tanti temi del femminile e del modo delle donne di vedere le cose, ovvero del punto di vista sulle cose in quanto donne. Questi sono omessi, taciuti, ignorati. Mi riferisco, per esempio, al tema della maternità, al rapporto madre-figlia, per rimanere nell’ambito personale, ma anche al tema della conciliazione fra lavoro e persona, cosa che potrebbe riguardare anche gli uomini e che riguarda anche gli uomini, solo che per la cultura maschile il personale è marginale e ininfluente, per questo tendono a relegare le donne al campo del personale e dell’ambito familiare. Manca, nella cultura in generale, questo aspetto. Eppure c’è da notare che le donne sono più della metà dell’umanità. Questo significa che noi abbiamo una cultura completamente squilibrata. Ciò un po’ emerge, e quindi è importante che noi ci concentriamo su questo e chiediamo di essere più presenti, sia fisicamente in luoghi di potere e sia con il nostro modo di pensare.

La direttrice artistica Bruna Braidotti e la compagnia Teatro al Femminile che vinto l’edizione 2021 del concorso “La giovane scena delle donne”

Quali potrebbero essere le cause principali di questa scarsa presenza delle donne e dei loro lavori nel settore dello spettacolo e della cultura?

Le cause sono insite nella società patriarcale e maschilista in cui ancora viviamo e soprattutto nella cultura. Perché è dalla cultura che poi parte tutto. La cultura è il modo di rappresentarci, di vederci, e se finora sono stati gli uomini a rappresentare il punto di vista delle donne, è chiaro che questo ci penalizza in modo particolare. Dobbiamo fare ancora un po’ di strada. La scarsa presenza delle donne negli ambiti della cultura fa parte della società in cui viviamo che, di fatto, è ancora patriarcale.

Per Lei esistono delle differenze di genere nella scrittura drammaturgica. Si parla di “sguardo femminile”. Quali potrebbero essere?

Mi riferisco soprattutto ai concorsi di drammaturgia, in cui sono stata anche parte della giuria, ma anche a quelli che organizzo io personalmente. La differenza riguarda sia i contenuti sia la forma, per quel che riguarda gli spettacoli. Le donne fanno emergere quello che è loro peculiare, alcuni temi che riguardano, per esempio, la violenza di cui sono vittime, la maternità, come dicevo, e il rapporto madre-figlia, e anche il nostro modo di vedere le cose. I temi affrontati dalle donne nei testi che ho incontrato ed esaminato sono molteplici. Sta di fatto che non esiste il soggetto neutro maschile, esiste una differenza di genere, tra maschi e femmine, e innumerevoli altre differenze che producono pensieri differenti. Il fatto che più di metà dell’umanità, ovvero le donne, non abbia sufficiente rappresentazione del proprio immaginario, nella sua ricchezza e poliedricità, la dice lunga sulla rappresentazione del nostro mondo. Emergono dei contenuti che un uomo chiaramente non racconta perché non appartengono alla sua esperienza di vita. L’omissione del femminile dalla cultura ci priva dello sguardo femminile stesso.

Lella Costa.”Intelletto d’amore”, diretto da Gabriele Vacis con Lella Costa è andato in scena il 12 settembre

Parte dei lavori programmati è ispirata alla Divina Commedia che quest’anno è stata oggetto di varie riletture in occasione del sette centenario della morte di Dante. Che impatto hanno oggi le donne dantesche?

Dante ha fatto parlare alcune protagoniste della Divina Commedia della loro vita, quel che mi ha stupito è che emerge la sua compartecipazione alla passione e alla sofferenza di alcune donne, per esempio, vittime di femminicidio. La più famosa è Francesca da Rimini, ma ce ne sono anche altre, come Pia dei Tolomei nel Purgatorio, o anche Piccarda, che, anche se non viene uccisa, fu vittima di violenza. Un tempo il femminicidio era frequentissimo, per i soliti motivi di “proprietà” maschile verso le donne. Al giorno d’oggi non è che sia cambiata molto questa situazione. Dante aveva una conoscenza e considerazione delle donne insospettabile per un uomo del medioevo. Un personaggio poco conosciuto del Paradiso, Cunizza, ci fa capire inoltre la sua modernità. Dante colloca infatti in Paradiso una donna che fu licenziosa, vinta dalla stella di Venere, che si dedica in età matura alla carità ed all’aiuto degli altri, quindi praticando un altro modo di amare. A Beatrice, una donna, dà poi la supremazia, nel viaggio lungo i cieli del Paradiso: è lei che sa, è lei che ha la conoscenza, è lei superiore all’uomo. Certo, nell’aldilà, ma già il fatto che Dante affidi a lei la parte di protagonista e ci tratteggi personaggi femminili così intensi ci fa capire come tenesse in alta considerazione le donne. Sapia, è una femminista attivista, è una donna che viene messa in Purgatorio per aver peccato di invidia nei confronti del nipote maschio, che gli impediva di avere potere nella società, ed è interessante vedere come Dante la tratteggi, come una che si arrabbia e ce l’ha anche con Dio. Una figura interessante, che non è all’inferno ma nel Purgatorio. Le donne della Divina Commedia quindi ci sono molto vicine.

Il 12 settembre c’è stato un incontro nazionale volto alla discussione e definizione di un documento redatto da varie figure femminili impegnate in ruoli rilevanti nel settore culturale. Si è trattato di un evento di una certa unicità. Quali potrebbero essere i suoi risultati più immediati?

Ci aspettiamo prima di tutto il consolidamento di una rete e delle reti fra artiste, che io avevo incominciato a promuovere già 15 anni fa organizzando diversi convegni e partecipando a sessioni internazionali di teatro delle donne. Questo convegno è promosso dalla Scena delle donne da La Escritura de la//s diretto da Alina Narciso e dalla cooperativa En Kai Pan con il partenariato di Amleta. È giunto quindi il momento di giungere ad un risultato dopo anni di lavoro e impegno per contare di più come artiste. Ci si propone di arrivare alla politica, che è l’ambito delle decisioni e delle trasformazioni, affinché prenda in considerazione la possibilità di azioni concrete tramite leggi e altri strumenti. Proporremo al MiC un documento da affidare ad esponenti politiche che interverranno all’incontro, perché si promuovano azioni e leggi per la parità di genere in teatro, che vuol dire rivolgere attenzione, e garantire, la presenza di drammaturghe e registe al 50% nei teatri e nei ruoli apicali della cultura.

 



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