Arti Performative

Michele Santeramo/Michele Sinisi // Scene d’interni dopo il disgregamento dell’Unione Europea

Dalila D'Amico

Scene d’interni dopo il disgregamento dell’Unione Europea, andato in scena al teatro India dal 7 al 10 Gennaio racconta alla rovescia, dal 2060 al 2002, la quotidianità di una coppia, segnata dal post, dal durante e dall’inizio della vita dell’Unione Europea.


 

Scene d’interni dopo il disgregamento dell’Unione Europea racconta alla rovescia, dal 2060 al 2002, la quotidianità di una coppia, segnata dal post, dal durante e dall’inizio della vita dell’Unione Europea. Il testo di Michele Santeramo diretto da Michele Sinisi odora di quanto di oggi sarà avariato domani, un polveroso olezzo che già tutti annusiamo, il tanfo di un futuro scaduto da un presente già surrogato.

Esistono la fantascienza e la fantasociologia: entrambe prefigurano il futuro, la prima muovendo da un misto di fascino e timore per le tecnologie, la seconda da un certo pessimismo e timore dei comportamenti umani. Esistono utopia e distopia: la prima progetta un mondo ideale e irraggiungibile, la seconda porta alle estreme conseguenze gli aspetti negativi del presente. Esistono la comicità e l’umorismo: la capacità, cioè, di suscitare ilarità, e una prospettiva da cui guardare la realtà, l’abilità di rovesciare con arguzia il riso in constatazione amara e viceversa.

Scene d’interni dopo il disgregamento dell’Unione Europea si schiera sui secondi versanti. 

Lo spettacolo consiste in un montaggio di quadri che con ironia e ritmo serrato prefigura un domani desolante, generato dalla stanchezza di un oggi disilluso dalle promesse di un ieri pre-comunitario.

Si apre nel 2060, nessuna navicella spaziale in scena, soltanto un séparé in plexiglass alla cui estremità è appeso il ritratto in carta del protagonista, identikit componibile che ordina e scandisce il tempo della storia. Nessun super corpo potenziato dalla tecnologia, ma il corpo invecchiato e morente di un uomo, lo stesso Sinisi, che prende commiato dalla compagna interpretata da Elisa Benedetta Marinoni. 

A un testo fortemente schiacciato su una nitida fotografia del presente, fa da contrappeso una regia che libera ogni oggetto presente in scena dal dovere di indicare la realtà, per caricarlo di memoria e sensi che slittano sempre poco più in là di quanto le parole non dicano. Così, il movimento perpendicolare di un lampadario soppesa gli equilibri economici e della coppia e si fa testimone di una ruffa all’ultimo pezzo di pane. Una caffettiera preparata, ma mai azionata, si fa sintomo di appalti vinti ufficialmente, ma che di fatto strozzano gli impresari a perdere ufficiosamente. L’identikit appeso perde una componente di scena in scena: ora la barba, ora gli occhiali; segni del tempo sul volto di Alberto che diventano dispositivi regolatori anche del tempo della storia. I flashback permettono di ricostruire a ritroso il puzzle della coppia, coinvolta direttamente nella caduta dell’Unione Europea e minata decennio dopo decennio dai diktat di potenze tanto invisibili e lontane quanto invadenti e asfissianti.

Questo gioco di potere tra i patti di stabilità dei Paesi e l’instabilità dei singoli, gli obblighi imposti e le libertà individuali, si traduce per Sinisi nella scelta arbitraria di non sottostare ai dettami dell’autore e rifiutare di pronunciarne un monologo: l’attore (o il personaggio?) si rivolge direttamente allo spettatore, spiega di non rivedersi nella forma e nel contenuto nelle parole scritte per lui e per questo le lascia proferire alla voce off dello stesso Santeramo. Parole secche e di denuncia rivolte alle leggi schiaccianti che dismettono qualsivoglia senso di comunità, parole che invitano a una presa di posizione, ad un’azione responsabile verso il cieco servilismo cui Sinisi risponde liberandosi dall’obbligo di servire didascalicamente il testo. 

Un equilibrato andirivieni tra immaginazione e realtà, inserito sapientemente in una riflessione sul simulacro che accosta la dialettica costante del doppio essere dell’attore (personaggio e persona) al doppio essere della moneta, semplice carta e regolatrice di vite allo stesso tempo.

«Si possono avere banconote più credibili?», chiede il protagonista a un contrabbandiere, «Ah, ah, ah, ah! Banconote credibili è una contraddizione in termini!», risponde il falsificatore. Così il teatro non può essere più reale della realtà, ma può solo rifletterla per meglio comprenderla, o semplicemente sublimarla in una risata.

Scene d’interni dopo il disgregamento dell’Unione Europea è  uno spettacolo commovente e divertente al contempo, sostenuto da una recitazione vigorosa, colorato da inflessioni pugliesi e cadenzato da azioni energiche e puntuali quanto il ritmo del testo.


Dettagli

  • Titolo originale: Scene d'interni dopo il disgregamento dell'Unione Europea

Una selezione delle notizie, delle recensioni, degli eventi da scenecontemporanee, direttamente sulla tua email. Iscriviti alla newsletter.

Autorizzo il trattamento dei dati personali Iscriviti