Arti Performative

L-E-V Company // OCD Love

Dalila D'Amico

L’amore morde i muscoli della  L-E-V Company in “OCD Love”, andato in scena al Teatro Argentina per il Romaeuropa Festival


 «When you have Obsessive Compulsive Disorder, you don’t really get quiet moments. / But when I saw her, the only thing I could think about was the hairpin curve of her lips. / All the tics, all the constantly refreshing images just disappeared. / How can it be a mistake that I don’t have to wash my hands after I touched her?». [OCD di Neil Hilborn]

Quelle appena lette sono frasi tratte dallo slam poem di Neil Hilborn sulle quali si inerpica lo spettacolo OCD love dell’israeliana L-E-V Company. La slam poetry è un’arte di strada che ferisce a suon di parole, “slam” vuol dire appunto schiaffo, e in effetti la coreografia di Sharon Eyal e Gai Behar portata sul palco del Teatro Argentina si schianta sullo spettatore come una sberla, un lampo rubato dai recessi onirici di un amore mancato che ne scuote i sensi. 

Come in un quadro di Salvador Dalì o di Hieronymus Bosch, i danzatori danno sostanza alle brame di un sentimento convulso permeato dall’inconsistenza del sogno. Muscoli e nervi si protendono verso la platea in un vorticoso e lentissimo movimento che sembra dilatare le viscere sulla pelle. “OCD” sta per Disordine Ossessivo Compulsivo, l’amore dipinto dalla L-E-V Company è infatti un sentimento carnale che sconquassa l’equilibrio del corpo, ne plasma il volume, ne stravolge il baricentro. Non hanno peso questi corpi che non si attengono alle leggi della gravità terrestre, che si levano in un’erotica danza basata su contrazioni cui non seguono rilasciamenti, ma deformazioni contagiose dell’epidermide. 

La L-E-V Company si distingue per un etereogeno ensemble che riunisce il rigore di Sharon Eyal, prima danzatrice, poi direttrice artistica e coreografa associata alla Batsheva Dance Company, la sfrontatezza diseducata del designer Gai Behar, curatore di eventi multidisciplinari nella vita notturna di Tel Aviv e la musica dissidente di Ori Lichtik, uno tra i padri dei techno rave israeliani. Ogni spettacolo della compagnia si struttura metodicamente sulla combinazione incerta e imprevedibile del live set in continuo dialogo con i movimenti dei danzatori. La musica scuote il corpo, come gli stati di quest’ultimo rimbalzano sulle note in una dimensione sinestetica di rara bellezza. 

Lo spettacolo portato in scena per il Romaeuropa Festival si apre sulle torsioni di una danzatrice al ritmo di un penetrante ticchettio che scandisce il tempo liquido di una paranoica visione. Quasi senza accorgersene lo spettatore vi si immerge, trovandosi all’improvviso risucchiato in una dimensione surreale che si popola man mano dei tic, contorcimenti e spasmi degli altri danzatori. Sei in tutto i protagonisti di questo racconto di corruzione della carne. OCD Love procede per “a soli” e quadri d’insieme in un flusso a tratti oscuro a tratti colorato, disegnato dalla musica prodotta in tempo reale da Ori Lichtik. Le atmosfere scolpite dal musicista spaziano dall‘ambient all’acid della techno oscura che inebria le notti dei clubber. Il sentimento ossessivo restituito dalla compagnia, si bagna infatti del sudore della movida underground, dell’ebrezza stordita dai bassi dell’elettronica, degli aliti della promiscuità, delle convulsioni di allucinogeni rituali notturni.

La fluidità e la durata di ciascun’azione ricorda il ciclo Passion di Bill Viola, un ralenti sulle passioni, uno zoom sui tessuti muscolari in cui si ripercuotono gli affetti. La paura suscitata dagli incubi si distilla in bocche spalancate che masticano parole non dette, le labbra dei danzatori si muovono affannate nel tentativo di pronunciare dei suoni ammutoliti dalle basse frequenze della musica. L’esaltazione della conquista del singolo diviene vertigine collettiva e danza liberatoria, orgiastica. La paralisi claustrofobica degli attacchi di panico si congela in pose immobili d’insieme. L’attesa si inietta nei fasci muscolari dei danzatori irrigiditi in scambi di sguardi frenetici.

Nel complesso lo spettacolo risulta un morbido susseguirsi di immagini che raccontano le tensioni corporee di un amore agognato, che annulla i confini tra l’individuo e il collettivo, l’immaginario e il materico.


Dettagli

  • Titolo originale: OCD Love

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