Musica

Melody’s Echo Chamber – Melody’s Echo Chamber

Gianpaolo Giordano

Un connubio francoaustraliano in nome del rock (e del pop)

            Puyricard è una cittadina della Provenza incantevole ed arcadica, ma fin troppo tranquilla per contenere l’esuberanza artistica della giovane Melody Prichet: stanca della noia provinciale, di registrazioni fai da te e di esibizioni nel coro, decide di continuare gli studi a Parigi, dove ha inizio la sua carriera da cantautrice. Ciò che può sembrare una storia comune, viene stravolta dall’incontro con Kevin Parker, frontman dei Tame Impala, la band australiana più influente nella scena musicale mondiale già al suo strabiliante debutto Innerspeaker (2010). La collaborazione tra Kevin e Melody dà i suoi frutti: da Parigi si va a Perth, nello strampalato studio di Kevin, da cui nascerà l’album di esordio Melody’s Echo Chamber.

            Con quest’album, inoltre, sembra essersi conclusa una sfida: Kevin è riuscito ad estirpare dalla venticinquenne cantante francese ogni traccia di impostazione musicale classica e accademica mostrandole il magico mondo della sperimentazione e della psichedelia. Eppure, Melody’s Echo Chamber non suona interamente come un plagio artistico, ma si avverte un dolce scontro tra l’attitudine tradizionale insita nel bagaglio musicale della Prichet e le sonorità predilette di Parker. Il risultato è un album che spazia dal rock classico anni Settanta al dream pop, dallo shoegaze all’elettronica più semplice.

Il primo singolo I follow you è forse la traccia che mantiene di più le sonorità del rock pop classico, crudo e terreno (con tanto di assolo finale), ma pur sempre influenzato da una onnipresente cadenza cantilenante di accordi e di una mai complessa linea vocalica (anche Some time alone, alone ed Endless shore presentano una struttura simile, ma appaiono armonicamente più ricchi e vari). Ha tutt’altro aspetto Crystallized, dove semplici arpeggi di chitarra, accompagnati dalla batteria campionata, sbiadiscono in uno sporco vortice fuzzy basso-batteria. Discorso a parte meritano i due pezzi in francese, Bisou Magique e Quand Vas Tu Rentrer?: se il primo appare troppo poco complesso (cambiando l’ordine dei synth il risultato non cambia), il secondo si distingue positivamente per la sua ritmica quasi jazzata. Is that what you said è interamente in reverse e per questo un po’ fastidioso all’udito, con esso chiude la parte più interessante e degna di nota dell’album.

Nella sua interezza, Melody’s Echo Chamber è un album ottimo, ma non privo di molti difetti, primo tra tutti la presenza, un po’ invadente, del sound Tame Impala (soprattutto nella batteria e nel flanger delle chitarre, molto meno sui synth). Seppur metà del merito sia di Parker, a Melody si possono riconoscere non solo il talento canoro, ma anche una cura considerevole nel districarsi tra suoni difficili da manipolare, dai quali fioriscono canzoni facili e piacevoli all’ascolto.

Gianpaolo Giordano



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