Libri

La ribellione delle avanguardie. Movimenti e artisti contro il sistema

Roberta Iadevaia

Un secolo di avanguardie ripercorso attraverso le novità editoriali di Avanguardia 21 edizioni

La ribellione delle avanguardie. Movimenti e artisti contro il sistema“: questo il tema proposto da Avanguardia 21 per la presentazione delle sue novità editoriali, tenutasi martedì 19 febbraio presso la Fandango Incontri di Roma. Ma ha ancora senso parlare di avanguardie, soprattutto in un Paese come il nostro dove molto, moltissimo è stato già detto e scritto? Assolutamente sì: le proposte editoriali presentate nascono infatti dall’esigenza avvertita dalla casa editrice di riscoprire l’ “avanguardia”, termine spesso abusato, relegato in settori ristretti dello scibile e dunque ancora da esplorare o, al contrario, così riverito da essersi cristallizzato in formule ripetitive e ormai sterili.

“Oggi paradossalmente si studia nelle accademie un movimento, come quello futurista, dichiaratamente anti-accademico”, dichiara l’autore del Trattato di filosofia futurista Riccardo Campa nel suo video-intervento – l’autore non è potuto esser presente perché trattenuto a Cracovia, dove insegna Sociologia. In più, per semplicità o opportunismo, il Futurismo è stato confinato esclusivamente nell’ambito artistico-letterario mentre “tutte le avanguardie partono dall’arte per superarla e distruggerla”, osserva l’editore Antonio Saccoccio.
Attraverso questa opera dunque si vuole riportare alla luce “l’anti-filosofia” futurista che, puntualizza Campa, non si poneva contro la filosofia in toto ma contro quella accademia istituzionalizzata incarnata da Croce e dall’idealismo, essendo quella futurista tutta tesa al divenire e all’azione.

E contro il sistema si schierò anche Guglielmo Achille Cavellini, o GAC, personaggio controverso e ancora poco conosciuto, che nel 1971 decise di vendere la sua collezione di quadri per intraprendere “un’operazione di autopromozione tra le più intelligenti e paradossali che la storia dell’arte ricordi: l’Autostoricizzazione“. Se il sistema dell’arte continuava a ignorarlo non restava che bypassarlo autoproclamandosi artista e personaggio storico: nacquero così i francobolli auto-celebrativi e gli adesivi che hanno reso GAC famoso in tutto il mondo, come quello tricolore che campeggia sulla copertina in cui l’artista immagina una retrospettiva a lui dedicata presso il Palazzo Ducale di Venezia in occasione del centenario della sua nascita (2014).

Cavellini dixit. Intervista all’inventore dell’Autostoricizzazione curata da William Nessuno (alias Giuseppe Iannicelli) si propone, attraverso la preziosa  intervista a Cavellini ad opera dello stesso scrittore e blogger, i contributi critici di Antonio Saccoccio e di Piero Cavellini (figlio dell’artista e direttore dell’Archivio Cavellini) e un’ampia sezione di immagini e fotografie inedite di Alberto Prato, di far luce sui tanti aspetti della discussa operazione cavelliniana ma anche di sollevare interessanti interrogativi: l’idea di storicizzare e glorificare se stesso, ad esempio, può essere considerata una forma d’arte? E l’Autostoricizzazione può reggere anche dopo la morte del suo inventore?

Di sicuro “ridurre Cavellini alla sola arte postale è limitante”, dichiara Vitaldo Conte, scrittore-artista-performer e docente di Storia dell’Arte all’Accademia di Belle Arti, “ciò che è importante è il suo intendere l’arte come esistenza: in Cavellini arte e vita coincidono”. Se è vero dunque che GAC si servì della mail-art come semplice mezzo per farsi conoscere, “più che i suoi adesivi conta il concetto di avanguardia di idee, un qualcosa che fluisce contro gli oggetti-feticcio di cui ha bisogno il sistema dell’arte”; senza dimenticare, nota ancora Conte, che GAC è stato, assieme a Ketty La Rocca, uno dei precursori della scrittura sul corpo (l’artista infatti scrisse la storia della sua vita sul corpo di una modella, testa compresa), anche questa una forma d’arte ancora poco conosciuta che necessita di essere riscoperta.

E di una rilettura ha bisogno anche la poesia sonora, forma artistica alla quale si rifà il cd Pulsional RU. MO. RE.! che contiene i contributi di Stefano Balice, Vitaldo Conte, fabiorosho, Antonio Saccoccio e Helena Velena, dove quel “pulsional” sta proprio a indicare la volontà di comunicare qualcosa di nuovo che vada oltre l’ormai sterile e ripetitiva “poesia sonora”, colpevole, secondo gli autori, di essere diventata sperimentazione di laboratorio, troppo tecnica e specialistica e poco rivoluzionaria. “L’avanguardia deve essere calda, diventare pulsionale, trasformarsi in azione […] Tra le possibilità che oggi possiamo rintracciare come sviluppo della poesia sonora”, scrive Conte nel libretto del cd, “ci sono […] le esplorazioni che si rivolgono al rumore fisico in commistione con quello dei nuovi media digitali”. 

“Riprendere e sviluppare il discorso sulle avanguardie è l’unico strumento per rispondere al periodo di crisi non solo economica, ma globale che attraversiamo”, sostiene l’editore, ma l’avanguardia deve essere intesa come movimento di rinnovamento globale dell’esistenza,  patrimonio e strumento di liberazione. 

 

ph.: Roberta Iadevaia



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