Arti Performative Dialoghi

Laura Curino per “La scena delle donne” è “Artemisia, Caterina, Ipazia…e le altre”: lo spettacolo biopic su Artemisia Gentileschi

Roberta Leo

Volge al termine domani, 29 ottobre, la XVII edizione del festival “La scena delle donne” diretto da Bruna Braidotti e organizzato dalla Compagnia di Arti e Mestieri in Friuli Venezia Giulia. Stasera, 28 ottobre, appuntamento all’Auditorium Zotti a San Vito al Tagliamento (Pn) ore 20.45 con una delle più apprezzate attrici teatrali italiane, Laura Curino, che scrive insieme a Patrizia Monaco, e interpreta, Artemisia, Caterina, Ipazia…e le altre” per la regia di Consuelo Barilari, una produzione Schegge di Mediterraneo e Festival dell’Eccellenza al Femminile. In uno spettacolo biopic su Artemisia Gentileschi, si intrecciano evocate dalla radiografia del dipinto Santa Caterina d’Alessandria diversi personaggi femminili, che Laura Curino evoca in un racconto ironico, tagliente e molto spesso comico: Artemisia Gentileschi, Caterina d’Alessandria, Giovanna d’Arco, Ipazia, Lucrezia, Susanna e i Vecchioni, Giuditta. Ne abbiamo parlato con Laura Curino e Consuelo Barilari.

Artemisia, Caterina e Ipazia…e le altre è uno spettacolo con fonde arti visive, teatro e videoproiezioni. La sua narrazione tratteggia le storie di queste donne attraverso opere pittoriche di artisti del Cinquecento e del Seicento ma cosa le lega drammaturgicamente?

Laura Curino: Sono in parte legate dai quadri di Artemisia e in particolare del ritratto di Caterina de’ Medici che, esaminato con le tecnologie che oggi ci permettono di indagare i dipinti, ci rivela sovrapposizioni capaci di portarci fino alla scienziata Ipazia. Lega queste donne il concetto di “martirio” che sembra essere l’inevitabile punto di arrivo per le donne dotate di capacità alte di pensiero e di opere, l’irresistibile pulsione a reprimere le loro voci, se non a volte la loro vita. C’è in queste donne una concentrazione fortissima di energia positiva che può arrivare forte fino a noi. A illuminarci sostenerci, a renderci coraggiose e – perché no? – felici.

Chi sono ‘le altre’?

Laura Curino: Le altre sono tutte le donne che si sono ispirate a queste grandi figure. E sono le donne emergenti di oggi. Sono le ragazze che si fanno strada in tutti i campi dell’arte del sapere e del vivere, le ragazze che non hanno paura di misurarsi con l’eccellenza. E tra l’altro lo spettacolo è prodotto proprio dal Festival dell’Eccellenza al Femminile e dall’Associazione Schegge di Mediterraneo. Il Mediterraneo come alveo di cultura è d’arte è anche un concetto molto presente all’interno dello spettacolo.

In che relazione potrebbe trovarsi il pubblico femminile confrontandosi con le donne così cronologicamente distanti dal nostro tempo ma anche così audaci e rivoluzionarie?

Laura Curino: Ben detto: donne audaci e rivoluzionarie. È Innanzitutto la relazione fra uno spettacolo ed il suo pubblico. Non è una conferenza d’arte, di storia delle donne. L’impianto scenico, la forza delle immagini, la potenza della musica, il testo e il mio lavoro sono al servizio di un’opera teatrale a tutti gli effetti. Un’opera che già nel suo impianto testuale ha gli elementi del drammatico, ma anche molta ironia e leggerezza. Poiché la forza si misura anche dalla capacità di allontanarsi dalla filologia storica e trovare le ragioni di paradosso, e di vera e propria comicità. È l’alternarsi dei colori dell’esistenza. In scena ci sono personaggi che rappresentano anche il nostro attuale quotidiano, i nostri idoli contemporanei, quel tanto di ridicolo che inevitabilmente accompagna anche la vita delle grandi figure.

Lo spettacolo va in scena per il festival “La scena delle donne” a San Vito al Tagliamento (Pn), ed è prodotto dal Festival Eccellenza al Femminile di Genova. Due importanti vetrine della scena femminile italiana. Ci potete parlare del Festival Eccellenza al Femminile? Qual è la sua peculiarità?

Laura Curino: È fantastico tornare a San Vito al Tagliamento dove ho fatto tanti spettacoli importanti in passato e trovare affetto e cordialità. La cosa più commovente è che sul retropalco c’è un armadio di materiale tecnico sulle cui porte ancora sono incollati i miei manifesti e le mie fotografie. In un mondo così fragile e labile come quello del teatro è bello essere in un luogo che sembra aver sconfitto la dimenticanza!  

Consuelo Barilari: Il Festival Eccellenza al Femminile di Genova è arrivato alla 17esima edizione e dopo la pandemia, sembrerà paradossale, ma ha vissuto una sorta di ripresa. Quest’anno ha avuto il supporto alla coproduzione del Teatro Nazionale di Genova, e la sua ospitalità, pienamente, è stato quindi inserito all’interno del programma ufficiale, proprio anche in termini di abbonamenti. Ciò significa che per la prima volta viene riconosciuta una programmazione dedicata alle donne come qualcosa di ufficiale, istituzionale, con uno specifico assoluto: una risposta affinché il femminile diventi istituzionale. Si tratta di un segno che va in questa direzione. Un segnale di speranza, che ci invita a non smettere di combattere per i diritti delle donne. È stata la prima volta a livello nazionale in Italia. Non è mai successo che un’istituzione nazionale riconoscesse una manifestazione di genere composta da ben dodici spettacoli come parte del suo programma ufficiale. La pandemia paradossalmente ha spostato dall’altra parte l’ago della bilancia. Lo stesso vale anche per il MiC, che ha riconosciuto il contributo al nostro festival così come a “La scena delle donne”, motivo per cui abbiamo espresso anche la nostra volontà di costituire una rete nazionale. 



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