Cinema

InFocus. Il corpo malato come (ri)percezione del mondo

Valentina Esposito

La malattia come nuova percezione di essere al mondo. Dialoghi inaspettati tra Julio Medem e Maurisce Merleau-Ponty.

Il corpo è il nostro mezzo generale per avere un mondo. Talvolta esso si limita ai gesti necessari per la conservazione della vita, e, correlativamente, pone attorno a noi un mondo biologico; talvolta, giocando su questi primi gesti e passando dal loro senso proprio a un senso figurato, manifesta attraverso di essi un nuovo nucleo di significato[…]”, così scriveva il filosofo francese Maurice Merleau-Ponty nel suo Fenomenologia della Percezione, dedicato al corpo e alle modalità, e anche un po’ ai misteri, attraverso cui percepisce il mondo. Il nostro corpo in che modo percepisce lo spazio, il tempo, il mondo? Per Julio Medem il corpo è così addentro, è una fiamma così sempre pronta ad ardere, inteso come materia e anima, che persino quando è minacciato da una malattia letale come il cancro, è pronto a rispondere guidato da un meraviglioso istinto alla sopravvivenza. Questo istinto per il regista spagnolo si chiama Magda, ed è la protagonista del suo ultimo film Ma Ma – Andrà tutto bene, che ha il corpo e gli occhi profondi di Penélope Cruz, che oltre ad attrice è voluta diventare per l’occasione anche produttrice, firmando davanti e dietro la macchina da presa una storia che l’ha immediatamente conquistata.

Ma Ma è la storia di una donna, Magda, che inizia una dura lotta con il suo cancro al seno: alla prima “amputazione”, così lei la definisce, di un seno riesce a sfuggire alla morte, ma al rischio di una seconda, la donna deve trovare un modo per reggere alla malignità del cancro per preservare un inaspettato bene che la vita, nonostante la sua fragile esistenza, le ha donato. Al suo fianco c’è l’arrivo di un uomo che la ama profondamente, e la vivacità di un figlio che insegue con successo il sogno di diventare un calciatore. La donna reagisce con autoironia e con determinazione, e la straordinarietà e l’originalità della pellicola è quella di mostrarci non solo il suo carattere inarrestabile ma anche come al suo istinto di conservazione, di riflesso risponda anche il corpo: questo, per dirla ancora con Merleau Ponty, per ricordarci che “in esso impariamo a conoscere quel nodo dell’essenza e dell’esistenza”. Se inizia a perdere i capelli con la chemioterapia, Magda risponde con un cappellino che ogni giorno ci suggerisce un aspetto della sua personalità, e più avanti ancora accetterà di reinventarsi un look scegliendo una parrucca che le stia bene.

Allora in Ma Ma la malattia diventa un nuovo modo di percepire la propria esistenza, anche quando viene minata alla radice. Non è un caso che l’ispirazione per la sceneggiatura del film a Medem sia arrivata osservando una scultura di Thomas Schutte che raffigurava l’immagine di una donna scolpita nel bronzo, che contorta dal dolore cerca di trasportare il peso della vita e della morte. È quello che Magda fa per tutto il film: il suo corpo, in quanto non scindibile dall’anima, è il testimone visibile di un istinto alla sopravvivenza che si manifesta anche come ricerca di una nuova femminilità. Per la donna rinunciare ad un elemento caratterizzante della propria femminilità è una sfida e un dolore silenzioso, nervosamente ci scherza più volte, ma a questa perdita risponde con una forza e con un amore di madre, che evidenzia quanto essere donna vada al di là di un attributo. Una lezione che oggi, nella società dello spettacolo, molte donne dimenticano.

Ma Ma però va ancora oltre: dalla morte, dalla cenere, dalle macerie può sempre nascere una vita. Magda sfida il destino: ai suoi sei mesi di vita che le restano, a detta delle statistiche, risponde con una gravidanza che le richiederà nove mesi e lei fino alla fine di quel tempo vuole esserci. “Pertanto, non si deve dire che il nostro corpo è nello spazio, né d’altra parte che è nel tempo. Esso abita lo spazio e il tempo”, scrive Ponty e insieme a lui inaspettatamente la macchina da presa di Medem. Il corpo di Magda risponde nonostante quell’ombra nera che si porta dentro alla vita, emanando una doppia luce: quella esteriore di una donna che ha come unico pensiero quello di andare al mare con la sua famiglia, festeggiare il primo anno di storia insieme al suo uomo, preparare quanto sarà necessario alla bambina in arrivo; e quella interiore di una nuova vita che sta per nascere, dando al suo corpo le fattezze di una donna che diventerà madre ma senza poterlo essere. Persino gesti d’abitudine e di dovere, come quello di essere madre e moglie, assumono e mostrano nuovo senso e vigore: sono quelle gioie che la donna non potrà vivere più, e che vive grazie alla malattia attraverso una nuova lente. Magda, forza vitale, è oltre tutto: oltre lo spazio, il tempo e persino oltre le condizioni oggettive del suo corpo, ed è per questo che fa della sua malattia una forza inarrestabile che le insegna nuovamente a stare al mondo tramutando un corpo-ombra in corpo-luce.

Come il filosofo francese che cercava di ristabilire un dialogo necessario e sincero tra la scienza e la filosofia, in fondo anche Magda e Medem decidono di rivendicare all’umanità, al cuore che batte, alla vita, una forza che alla scienza e alle statistiche sarà sempre sconosciuta.


Dettagli

  • Titolo originale: Ma ma
  • Regia: Julio Medem
  • Anno di Uscita: 2015
  • Genere: Drammatico
  • Fotografia: Kiko de la Rica
  • Musiche: Alberto Iglesias
  • Costumi: Carlos Díez
  • Produzione: Spagna, Francia
  • Cast: Penélope Cruz, Luis Tosar, Asier Etxeandia, Teo Planell
  • Sceneggiatura: Julio Medem

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