Arti Performative

Equilibrio Dinamico Ensemble. La Puglia diventa polo internazionale per la danza

Roberta Leo

Sguardo sulla prima residenza con l’artista Imre van Opstal

Equilibrio Dinamico Ensemble è un progetto di formazione nato da un’idea di Roberta Ferrara, coreografa, insegnante e direttrice artistica di Equilibrio Dinamico Dance Company, con sede operativa a Bari e direttrice artistica associata di Odyssey Dance Theatre.

Giunto alla sua settima edizione, Equilibrio Dinamico Ensemble nasce con lo scopo di formare giovani danzatori tra i 16 e i 25 anni attraverso una ricerca curiosa e stimolante sotto il profilo fisico e mentale. In tre parole, Ensemble è condivisione, scambio e realizzazione personale. Ogni anno la città di Bari diventa un crocevia di incontri di studio internazionali perché, oltre a punto di riferimento europeo per la formazione, il progetto diventa anche un ponte necessario tra formazione e lavoro. I giovani, selezionati tutti tramite audizione, trovano un supporto costante, attraverso piani di studio mirati e personalizzati, che mira all’autorealizzazione, alla presa di consapevolezza del proprio corpo e anche di una professione.

Abbiamo chiesto a Roberta Ferrara di parlarci meglio del progetto e comprendere i principi su cui si basa il programma di formazione.

Ensemble vuol dire “insieme”. Da cosa muove l’idea di un progetto di formazione?

È una missione. È una responsabilità. È fede. Avere in Equilibrio Dinamico un programma di formazione è stato fin da subito indispensabile per me. Noi siamo nati come un piccolo organismo di formazione che raccoglieva tanti giovani danzatori provenienti da tutta la Puglia. Negli anni siamo diventati una compagnia professionale e da lì ho potuto fare una separazione tra il lavoro con la compagnia e quello con gli allievi, senza, tuttavia, lasciare mai il mio amore per l’insegnamento. Con i giovani instauro un rapporto bellissimo, insegno loro a credere in se stessi, a riconoscersi e a percorrere la loro strada sempre con curiosità ed entusiasmo.

Da settembre a gennaio i ragazzi seguono un programma giornaliero intenso oltre che vari workshop, seminari e masterclass. Come scegli i docenti e com’è la giornata tipo degli allievi?

Versatilità è la parola chiave dei programmi di formazione Equilibrio Dinamico. È necessario essere duttili e profondi per poter avere l’occasione di studiare diverse tecniche o linguaggi. I docenti che io ospito hanno un background completamente diverso l’uno dall’altro, proprio per offrire una panoramica più ampia possibile del termine ‘contemporaneo’, che risponde a tante domande. I giovani devono essere curiosi e intelligenti, in grado di passare velocemente da una visione di pensiero coreografico a un’altra. È così che un danzatore può trovare più proposte di lavoro coltivando sempre e comunque una certa costanza nello studio.

Per questo abbiamo pensato a Small CLASS TRAINING, un programma che nasce per sostenere il training giornaliero del danzatore ed è un programma sostenuto da Teatro Pubblico Pugliese, Piiil Cultura e Regione Puglia. Per Small CLASS TRAINING vige il termine esperienza; ogni classe porta con sé principi e studi interessanti su cui docenti ospiti hanno lavorato. Il programma è versatile con delle materie complementari che ho ritenuto importanti inserire in uno studio giornaliero come yoga, capoeira, metodo Feldenkrais, danze antiche e mindfulness. A tutto ciò si associano varie classi di contemporaneo, floorwork, teatrodanza, laboratori coreografici e linguaggi che connotano diversi pensieri riguardanti l’approccio alla contemporaneità che stiamo vivendo. Ogni settimana i docenti ospiti cambiano per dare un ventaglio di strumenti vario e propositivo per il bagaglio di cui un danzatore ha bisogno. Non si smette mai di imparare, non si smette mai di praticare. Perché non esiste una verità assoluta e lo studio ci mantiene in atteggiamento costante di conoscenza e di crescita.

Il connubio tra danza e valorizzazione del territorio si esprime chiaramente in Discover Puglia, tra le novità del progetto Ensemble 2020/2021 che opera sempre di più in un’ottica di team. Che cos’è Discover Puglia?

Quando si parla della Puglia come una terra che conserva un’energia particolare non è solo un eufemismo. Questa regione conserva effettivamente una serie di condizioni ambientali, naturali, di esposizione ed energetiche che attivano un clima dove l’anima si ritrova, si concilia, rientra in contatto. Tutto questo senza nulla togliere agli altri spazi nel mondo, ognuno caratterizzato da una sua personale meraviglia. Ho scelto di investire in questi luoghi le cui coste sono disegnate dal lavoro del mare, dove il sole colora la terra degli ulivi fino a renderla rossa, dove la tradizione si respira fra le pietre e la calce, dove la danza è ancora a stretto contatto con la terra e il ritmo del cuore – il richiamo del tamburo, della battente, della taranta – e dove l’accoglienza resta un punto di forza e aggregazione perché un richiamo mi lega ad essa. Un danzatore, contemporaneo soprattutto, in perenne confronto con una moltitudine di linguaggi e poetiche artistiche, deve imparare a sentire il proprio corpo in vari habitat e coglierne le percezioni; ma, prima di tutto ha bisogno di conoscere quel corpo, di sentirlo proprio e prenderne consapevolezza, toccare il suo perimetro e il suo spazio nel mondo. Per eseguire al meglio il suo lavoro c’è bisogno di riconciliazione. Una cura dell’ascolto è quindi necessaria e qui in Puglia il danzatore è favorito ad un lavoro di benessere, di riconquista di una propria atavicità, viene agevolato nel processo di conoscenza di sé attraverso un programma di qualità e internazionale, dove danzatori professionisti portano la loro esperienza, un confronto con i linguaggi della danza che si sposano poi con gli elementi sopra elencati e che regalano allo spirito e di conseguenza al corpo un respiro più vasto. Intrisa di storia, questa terra restituisce tutto il suo bagaglio, e un danzatore ne sente la responsabilità e la bellezza, impara a seguire gli influssi e il movimento del mare e della sua schiuma, impara a farsi mare, a farsi terra, a riconoscere se stesso, la sua materia, a porsi in relazione a ciò che lo circonda, a mostrarsi, ad Essere nel mondo.

Tra le novità di quest’anno abbiamo una nuova figura professionale all’interno della compagnia, quella di Livia Massarelli. Ce ne parli?

Il ruolo di Livia è fondamentale, è un faro per i danzatori e non solo. Da sempre ho cercato una figura che potesse rivestire il ruolo di rehearsal director con un attento approccio all’idea di coaching e Livia ha gli studi pregressi per ben adempire a questo compito. In un team la figura di Livia è necessaria, crea un ambiente di lavoro disteso e sano perché entra in relazioni con l’essere umano e poi con il suo ruolo di danzatore o studente del corso di formazione. È, inoltre, una risorsa importante per i coreografi ospiti che si sentono supportati e possono lasciare il lavoro ad una persona competente che possa limare al meglio la ricerca compiuta conservando tutti i dettagli del loro lavoro coreografico.

Il ruolo del rehearsal director e holistic coach.

È importante comprendere il ruolo che Livia ricopre nel progetto. Ce ne parla lei stessa:

“La figura del rehearsal director è la figura di connessione tra il coreografo ospite e i danzatori; ha il compito di comprendere a fondo la visione del coreografo e fare in modo che questa venga rispettata ed eseguita al meglio dai danzatori durante gli spettacoli, attraverso un lavoro tecnico e creando l’atmosfera di lavoro più adatta perché questo avvenga, anche quando il coreografo termina il periodo di creazione. Sono anche un’esperta di meditazione e coaching e il mio ruolo è anche quello di supportare i danzatori nel loro lavoro attraverso il dialogo, la condivisione di pratiche di meditazione e mindfulness e attraverso esercizi di coaching che possano aiutare i danzatori a gestire lo stress, acquisire maggior consapevolezza e quindi a migliorare la loro performance. Ho dedicato la mia vita alla conoscenza del linguaggio della danza e alla ricerca del benessere dei danzatori, lavorando come performer, coreografa ed insegnante a livello internazionale”. 

Livia si forma in Italia (Accademia Nazionale di Danza) ed Inghilterra (London Contemporary Dance School) e a Londra continua la sua carriera freelance di danzatrice, autrice e ricercatrice nell’ambito della danza. Nel 2019 Livia svolge una ricerca accademica sperimentale sulla meditazione per danzatori (MA in performance presso la London Contemporary Dance School) che le apre poi collaborazioni con compagnie, organizzazioni ed università di danza. Livia ha danzato in creazioni di numerosi coreografi tra quali Emanuel Gat, Shobana Jeyasingh, Tony Adigun, Patricia Okenwa, Dora Frankel e presentato suoi lavori in prestigiosi festival in Italia, Inghilterra e Portogallo. Livia è un artista supportata dallo Studio Wayne McGregor di Londra tramite il freespace programme.

 

Dal 22 al 26 settembre 2020 si è svolta la prima residenza coreografica prevista dal programma Ensemble a cura di Imre van Opstal, già danzatrice per Batsheva Dance Company, danzatrice & coreografa per Netherlands Dans Theater, è ora artista freelance.

Per Imre il movimento la danza esplora i limiti della condizione umana. Porta in sala il metodo Gaga sviluppato dal coreografo israeliano Ohad Naharin cui fu affidata la direzione della Batsheva Dance Company fondata da Martha Graham nel 1964. Esso vede la danza come comunione emotiva, fisica e mentale, come modo di sentire e vivere il corpo il quale è un’entità priva di genere mosso semplicemente da un istinto animale e primordiale. La sua lezione comincia con un risveglio globale del corpo che viene svegliato tramite una ricerca guidata anche percussioni delle mani su di esso; seguono frasi coreografiche studiate da gruppi di danzatori e un duetto costruiti su grande tecnica contrapposta a gesti semplici, addirittura anche semplici smorfie.

Imre ci descrive il suo lavoro parlando della sua idea di corpo e di movimento.

Il Metodo Gaga, tipico della Compagnia Batsheva, è fortemente presente nella tua esperienza artistica. Cosa riporti di questo metodo nel tuo lavoro e cosa, invece, c’è di tuo?

Ho lavorato con molti coreografi in diverse compagnie. Credo che come danzatori tutti abbiamo tracce nel nostro corpo, una memoria muscolare di persone con cui abbiamo lavorato o da cui siamo ispirati. Il linguaggio Gaga è molto presente ora perché ho appena finito il mio lavoro come danzatrice a tempo pieno nella Batsheva Dance Company. Inoltre, è uno stile di movimento che mi aiuta a scoprire molte cose. Mi piace sintonizzarmi con il mio corpo, ricercare il mio veicolo fisico, capire in quale stato e umore mi trovo e vedere dove mi porta il corpo stesso. Gaga è uno strumento molto bello per questo. Mentre insegno questo metodo già dal riscaldamento sto controllando me stesso e le cose che vorrei esprimere o provare quel giorno. La mia voce personale non è qualcosa a cui penso necessariamente. È difficile anche descriverla. Cambia continuamente con il tempo e le esperienze. Non è mai solo una “voce”. O l’idea di averne una. È un viaggio, che si trasforma costantemente.

Nelle tue creazioni fondi una tecnica di danza contemporanea molto forte con gesti semplici, quotidiani e lavori anche tanto sulla mimica facciale. Da cosa dipende questa scelta?

Dipende davvero da cosa sto creando. Il viso è anche un muscolo e a volte mi piace l’idea di collegarlo con il movimento di tutto il corpo se ciò serve a supportarne l’idea.

Come connetti la sfera emotiva, fisica e mentale nel processo creativo?

Penso che la mente, l’emozione e il corpo appartengano totalmente al nostro vissuto. Tutti noi abbiamo avuto esperienze di vita su livelli e in modi diversi. Ma noi non siamo il nostro corpo. Siamo dislocati, non fissi, nomadi. Cerco di lavorare pensando di lavorare con idee semplici, libere e di collegarle a qualcosa di fisico.

 

La parola agli allievi…

Ma ciò che meglio aiuta a comprendere cosa sia il progetto Ensemble è sicuramente la testimonianza dei ragazzi. Una di loro con poche e semplici parole descrivono la loro esperienza e questi primi giorni di residenza con Imre.

“Arrivo da Taranto e sogno di diventare un’artista completa sotto tutti gli aspetti. Per questo ho scelto il progetto Ensemble e se lo dovessi descrivere con una parola questa sarebbe sinergia, ma anche sintonia. Se dovessi pensare a un’immagine rappresentativa mi viene in mente una spirale. È una figura che racchiude tutto; è un crescendo, un cadere insieme, un’evoluzione, è il passaggio continuo da un problema alla sua risoluzione. Ho imparato che la danza non è solo movimento. In essa vi è tanta parola, testimonianza dell’esserci. La danza è la possibilità di far vivere ogni parte del corpo, di farla parlare, di darle un proprio sguardo. Per quanto riguarda gli insegnanti li trovo tutti validissimi. Inoltre, la figura di Livia è una figura materna, offre un grande supporto tecnico ed emotivo. Conoscevo il lavoro di Imre, la seguivo sui suoi canali social e Youtube. Il suo lavoro mi ha lasciato dei concetti fondamentali. Il primo di questi è less is more, letteralmente, meno è più. Infatti, tendiamo sempre a dare tanto, troppo, senza però curare il dettaglio che, invece, è ciò che può fare la differenza; mi ha fatto anche riflettere su come farci trasportare dal movimento evitando di imporre a noi stessi di trasportarlo. Noi siamo il movimento e viviamo il movimento; infine, ci ha fatto comprendere l’importanza di sentirci l’un l’altro. In questo periodo manca tanto il contatto fisico. Eppure lo percepisco ugualmente, soprattutto in quest’ultima settimana. Sento anche la persona a un metro da me. La sento e cerco di muovermi insieme a lei”.

Alessia, 20 anni

 

“Il primo giorno sono rimasta colpita dal fatto che ognuno di noi era qui per imparare dall’altro. Dal momento che mi sono trasferita qui dalla Romania per prendere parte al progetto Ensemble ero molto preoccupata per la questione logistica e poi mi spaventava l’idea di non riuscire ad ambientarmi in un altro paese. Invece, grazie anche a tutto lo staff mi sono trovata benissimo e tutti mi hanno aiutato a farmi sentire subito a casa. Conoscevo anche io il lavoro di Imre. È magnetica, incredibile, ti ispira movimento dopo movimento, sei sempre dentro il pezzo. In Romania studiavo solo il balletto classico ma ora voglio continuare a studiare e a conoscere altri stili”.

Mariana, 21 anni



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