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“Dante, sommo poeta”: la compagnia Astra Roma Ballet danza la Divina Commedia

Roberta Leo

È un’operazione interessante quella di Dante, sommo poeta, l’ultima produzione della compagnia Astra Roma Ballet, diretta dall’étoile Diana Ferrara. Nell’anno del settecentenario dalla morte di Dante Alighieri mettere in scena la sua Divina Commedia poteva sembrare una scelta banale. Ma l’ensemble romano, grazie ai suoi elementi giovani e talentuosi, è riuscito a tirarne fuori una vera e propria parafrasi danzata. Così, il poema allegorico-didascalico che tutti abbiamo studiato sui banchi di scuola si sposta da questi ultimi al palcoscenico del Teatro Greco di Roma debuttando in prima nazionale lo scorso 20 ottobre. La nuova opera coreografica porta le firme di tre giovani coreografi che sono anche interpreti danzatori della compagnia. «Una scelta rischiosa e coraggiosa», ha dichiarato Diana Ferrara, che da ben trentasei anni di attività dirige la compagnia svolgendo una singolare attività di promozione e diffusione della danza, senza mai trascurare di dare spazio all’espressione e alla creatività degli artisti più giovani.

Giada Primiano, Kevin Arduini e Fausto Paparozzi sono infatti i tre coreografi-interpreti che riassumono i canti danteschi in dodici quadri insieme agli altri danzatori Elisa Amendola, Federica Bisceglia, Giorgia Montepaone, Alessandro Scavello. Facendosi promotori di un ottimo lavoro in team apportano ciascuno le proprie peculiarità all’opera rendendo l’intera coreografia un’opera “totale”, facendola aderire a musica, mimica e recitazione.

Alla danza si affiancano poi la musica di Marco Schiavoni e la voce di Graziano Sirci, due artisti che vantano collaborazioni in manifestazioni di danza, lirica e teatro di calibro internazionale. Il primo, compositore, produttore musicale e videomaker, realizza un ambiente sonoro composto dai più variegati arrangiamenti, tra echi liturgico-medievali e punte di rock puro; il secondo, attore, mimo e regista, accompagna ciascun quadro con dei versi della Commedia. La componente teatrale e drammaturgia è molto presente ed affianca la coreografia rendendo la nuova creazione un vero e proprio balletto didascalico.

La coreografia abbatte ogni categoria ed etichetta. Lo scopo è quello di usare il corpo in tutte le sue forme, fondendo linee estetiche e stilistiche. C’è un largo uso della pantomima che, distante dalla tradizione settecentesca, non è più relegata solo al ballet d’action di matrice noverriana ma accompagna anche dinamiche e geometrie contemporanee. Così renversé diventano spirali, arabesque si trasformano in incroci e linee overcross neoclassiche, gli off balance diventano tensioni che si annientano in morbide curve; i corpi vibrano, si toccano, si annientano, le mani compiono percussioni su di essi favorendo alcuni elementi rinvenibili nelle danze storiche trecentesche; non mancano i momenti lirici come nel canto di Paolo e Francesca o di Beatrice e la teatralità di personaggi come Lucifero e Dante, le danze matematiche fatte di canoni e schemi matematico-musicali, i rimandi a opere d’arte e iconografie classiche anche attraverso gli effetti delle luci e dei costumi.

Dante, sommo poeta è l’esempio di una danza contemporanea narrativa che, a seconda del quadro rappresentato, si fa terrena e infernale piuttosto che divina e catartica. Tutto l’impianto teatrale si sposta dal piano terreno a quello divino. Dante sommo poeta è un’opera totale in cui è la letteratura (e quindi la parola) a dar vita alla danza, a ispirare e suggerire un movimento che si codifica in una cifra nuova e versatile.



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