Arti Performative

Compagnia Barletti/Waas – Autodiffamazione

Marcella Santomassimo

La preziosa e sofisticata drammaturgia dell’austriaco Peter Handke è al centro di un ampio progetto presentato a Short Theatre, dove è andato in scena, per l’occasione, il lavoro di Werner Waas e di Lea Barletti.

È un atto di autodiffamazione quello a cui ci aspettavamo di assistere una volta all’interno di una delle sale della Pelanda adibite a teatro, sempre nell’ambito dell’ottava edizione del Festival Short Theatre, ma è stata soprattutto una presa di autocoscienza quella a cui ci ha obbligato il duo Barletti/Waas presentandosi  al pubblico allo stato naturale, come i rispettivi eredi di Adamo ed Eva. Sbucando dalla tenda nera che copre il fondale della sala, Lea Barletti e Werner Waas fanno la loro breve passerella ma non hanno molto da mostrare se non le loro nudità: lui cappello in testa e orologio al polso, lei tacchi alti ai piedi.

Il testo è quello di Peter Handke del 1966, ovvero un elenco di frasi che racchiudono i momenti di azione e non azione nella vita di un essere umano, uomo o donna che sia, le capacità, gli errori, le banalità, gli atti di coraggio e quelli di vigliaccheria, in un crescendo che parte dalle origini, dalla nudità appunto, da un silenzio prolungato iniziale che se dapprima appare spiazzante ed eccessivo, con il passare dei secondi va acquistando un suo senso profondo, ascetico, primordiale. Per tutto il tempo della performance le luci restano accese sulla scena e sulla platea; gli occhi dei presenti affondano sui loro corpi, impossibile farne a meno, ma sono le parole, o meglio i giochi di parole, quelle che colpiscono i sensi: «Io mi sono mosso. Ho mosso parti del mio corpo. Ho mosso il mio corpo. Mi sono mosso sul posto. Mi sono mosso dal mio posto». Un testo frutto di arguzia intellettuale, ritratto di un uomo medio borghese, sempre in bilico tra la rassegnazione e la provocazione, di cui il regista Warner Waas ha saputo assecondare il flusso rendendolo godibile con una messa in scena che potrebbe sembrare affidata al caso ma che invece sappiamo essere stata curata nei pochi e piccoli dettagli.

Accanto a lui una donna, Lea Barletti, compagnia di scena e di vita. Potrebbe sembrare banale citare a questo punto un classico luogo comune, ma ci assumiamo il rischio di farlo nel dire che accanto ad un grande uomo c’è sempre una grande donna, una Eva complice del suo Adamo che diventa femmina del nostro tempo rivestendosi di un tubino nero che fa fatica ad abbottonare. Non recita, nessuno dei due in effetti lo fa, ma rende parola di ciò che è stato scritto, a memoria, senza leggio; insieme tracciano storie tra le storie, e gli spettatori giocano a collezionare la lista delle cose che hanno fatto, detto, pensato o meno, ma a vincere non è stato chi ha totalizzato più punti ma chi ha lasciato che il bellissimo testo di Handke penetrasse nella coscienza, fino a diventare esso stesso un attimo di storia nelle storie.


Dettagli

  • Titolo originale: Autodiffamazione

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