Cinema

Warm Bodies

Vincenzo De Divitiis

Il regista americano Jonathan Levine si rivela definitivamente al grande pubblico come uno dei migliori artigiani di Hollywood, dirigendo la rom-comedy con protagonisti uno Zombie ed il suo “Cibo”.

Scetticismo e diffidenza, questi sono gli stati d’animo che potrebbero accompagnare il pubblico più altolocato prima di apprestarsi a vedere un film ideato dai produttori di Twilight. Pregiudizi sorprendentemente spazzati via dal nuovo lavoro di Jonathan Levine, Warm Bodies, il quale propone una vicenda tratta dall’omonimo romanzo di Isaac Marion – dalle ambientazioni cupe ma al tempo stesso divertente e romantica  senza essere sdolcinata e banale fino all’eccesso. Una storia di un amore impossibile tra due personaggi di mondi opposti, in questo caso una ragazza e uno zombie, che trae ispirazione dall’opera capostipite, in tale direzione, come Romeo e Giulietta di Shakespeare con tanto di citazione della scena del balcone. Un elogio ad uno dei sentimenti più nobili capace di far letteralmente resuscitare i morti.

R (Nicholas Hoult) è uno zombie che vive insieme ad altri suoi simili in un aeroporto conducendo una vita triste e senza ricordi (del suo nome ricorda soltanto la lettera iniziale). Un giorno durante un attacco ad un gruppo di essere umani, conosce Julie (Teresa Palmer) di cui si innamora fin da subito risvegliando in lui sensazioni ormai sopite a causa della sua condizione di… morte. Tra i due nasce un legame affettivo molto forte che verrà ostacolato dal padre della ragazza, il comandante a capo della resistenza contro gli zombie, il Colonnello Grigio (John Malkovich), e da altre forze maligne.

Warm Bodies, oltre all’affascinante intreccio amoroso, offre allo spettatore la possibilità di entrare all’interno di una vera e propria comunità di zombie in cui vi è una distinzione fra buoni e cattivi, rappresentati dagli spaventosi ossuti, ma tutti accomunati dall’assoluta incapacità di provare emozioni, da una vita monotona e dallo stesso unico modo di comunicare. Un’immagine che può essere interpretata come una fotografia del regista di una società attuale in cui regna l’omologazione e i forsennati ritmi di vita lasciano poco spazio ai sentimenti. Levine rielabora con maestria gli schemi dello “zombie movie” cambiando le carte in tavola: non sono gli uomini a essere contagiati ma accade esattamente l’inverso con le creature mostruose intenzionate a riacquistare la loro dignità di esseri umani e la propria sfera emotiva. Una ricchezza di tematiche a cui ben si lega un’ironia mai spicciola e scontata, basata essenzialmente sul gioco dei ruoli e fraintendimenti. Vanno, però, sottolineate le ottime interpretazioni dei due protagonisti Plamer e Hoult, ma anche lo stesso Malkovich, anche se qui presente solo in un ruolo secondario.


Dettagli

  • Titolo originale: Id.
  • Regia: Jonathan Levine
  • Fotografia: Javier Aguirresarobe
  • Musiche: Marco Beltrami, Buck Sanders
  • Cast: Nicholas Hoult, Teresa Palmer, Dave Franco, Rob Corddry, John Malkovich, Analeigh Tipton
  • Sceneggiatura: Jonathan Levine

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