Arti Performative

Virgilio Sieni // Angelus Novus

Valentina Solinas

Dopo il debutto al Teatro della Pergola di Firenze, l’Angelus Novus di Virgilio Sieni, da un saggio omonimo di W. Benjamin, è approdato a Pontendera. Un lavoro in cui la mancanza di una diegesi limita la riflessione per lasciare spazio ai sensi.


 Angelus Novus è il saggio che Walter Benjamin scrisse nel 1939, in Tesi di filosofia della storia, il filosofo identificava lo spirito della storia con l’angelo dipinto da Paul Klee nel 1920; immaginava la creatura travolta da una tempesta – ossia il progresso – perché ogni evoluzione tecnico-scientifica scatena una rivoluzione nella storia e nella società a essa contemporanea determinandone conseguenze positive o negative. Nell’interpretazione di Benjamin la storia si guarda indietro, ancorata al passato e, inevitabilmente, il presente la spinge oltre, verso un futuro di un mondo destrutturato dal caos: l’angelo della storia «vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto», ma è ora di lasciare spazio al nuovo, all’avanzare inarrestabile del tempo e dei cambiamenti.

Virgilio Sieni, coreografo fiorentino di fama internazionale e riconfermato Direttore della Biennale Danza di Venezia, sceglie il saggio di Benjamin come pre-testo per la nuova coreografia Angelus Novus, prima assoluta al Saloncino del massimo teatro di Firenze, il Teatro della Pergola, e portata al Teatro Era di Pontedera la sera di Halloween e quella successiva. Lo spettacolo è fruito dallo spettatore come un’opera d’arte, perché lo spazio pensato da Sieni non prevede il tradizionale palcoscenico con conseguente distacco dalla platea, ma proietta lo spettatore nell’atmosfera eterea generata dai danzatori/angeli che si muovono liberi in uno spazio asettico, bianco e rettangolare.

L’Angelus Novus di Sieni si distacca profondamente dal significato del pensatore tedesco, e trasforma il solitario angelo di Klee in una piccola legione di anime imprigionate in uno spazio desertico, ad attendere festosi, dopo l’apocalisse, l’arrivo di un’umanità migliore.

La danza si apre con le composizioni di Jari Boldrini e Romana Caja, storica danzatrice della compagnia di Sieni: la musica di una chitarra jazz, che improvvisa accordi gravi e intensi, accompagna la serie di gesti di Boldrini, il quale maneggia il corpo fragile ed elastico della Caja facendolo ondeggiare vorticosamente. La danzatrice è sospesa, lanciata e trattenuta attraverso movimenti fluidi e velocissimi, impegnati in un costante dialogo con la musica. A loro si uniscono Claudia Caldarano, Maurizio Giunti, Giulia Mureddu, tre professionisti della compagnia Sieni che costituiscono il nucleo portante della danza. A loro si deve la poesia del gesto delicato e sentito, la perfezione della tecnica che non interpreta mai la musica, ma si fa raggiungere da essa.

Sieni pensa agli angeli come un gruppo eterogeneo, fatto di figure alte, basse, giovani e vecchie, tanto che il nucleo centrale dei professionisti è fiancheggiato da interpreti non danzatori, i quali esprimono un sentire individuale, una propria poesia fatta di corpi lenti e pesanti, incisi dalle note profonde di Roberto Cecchetto, e a tratti puntualizzati nei loro gesti dalle improvvisazioni di fiati e percussioni suonate da due angeli danzanti del gruppo.

Nella sua complessità strutturale, Angelus Novus è un lavoro che trasporta lontano, accostandosi più all’estetica che alla dimensione narrativa, la mancanza di una diegesi limita il senso della riflessione, per lasciare spazio a un maggiore coinvolgimento dei sensi, a un’esperienza non tanto da osservare quanto da vivere.


Dettagli

  • Titolo originale: Angelus Novus

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