Arti Performative Dialoghi

La Tenuta Dello Scompiglio: cultura, coltura, e anche cucina. Intervista alla direttrice artistica Cecilia Bertoni

Valentina Solinas

La Tenuta Dello Scompiglio è un luogo seminascosto dalle zone verdi di Vorno, a pochi minuti di auto da Lucca. Un luogo d’interrelazione dell’arte, in tutte le sue forme e declinazioni, con la cultura e l’enogastronomia toscana. Un progetto nato nel rispetto dell’ambiente con l’idea di valorizzare il territorio collinare che circonda l’area urbanistica; in senso estetico, attraverso la bioarchitettura che ne esalta la bellezza naturale, e poi per la qualità delle attività e la macchina organizzativa dell’Associazione Culturale Dello Scompiglio, di cui sono membri fondatori Cecilia Bertoni, Michela Giovannelli e Maria Lucia Carones. Esso nasce dall’incontro dell’artista e direttrice artistica Cecilia Bertoni con la terra toscana, che prosegue la propria ricerca nella creatività drammaturgica inerente allo spazio e al movimento, accogliendo gli stimoli dell’ambiente esterno per trasformarli in punti di forza nell’arte e nella cultura.
La Tenuta Dello Scompiglio è un progetto artistico completo e lungimirante che prevede residenze per gli autori, workshop, laboratori, mostre d’arte permanenti e produzioni della stessa Tenuta con spettacoli della compagnia interna.
Sono passate, infatti, poche settimane dalla conclusione  della selezione dei progetti per il bando Della morte del morire indetto dell’Associazione Culturale Dello Scompiglio: i vincitori saranno parte della programmazione per la stagione 2018-2019, interamente dedicata a indagare il tema dell’individuo in relazione con la morte, un fil rouge, che includerà incontri e discussioni di carattere scientifico, mostre, performance, concerti, workshop, attività per bambini, rassegne video e cinematografiche. Anche di questo abbiamo parlato con l’ideatrice e direttrice artistica Cecilia Bertoni, che ci racconta la poetica alla base degli eventi che si svolgono nella Tenuta.

Cecilia Bertoni, lei è prima di tutto un’artista, ha avuto anche una vasta esperienza all’estero. L’idea di fondare la Tenuta Dello Scompiglio si può considerare legata alla sua esperienza pregressa?

Penso che tutto ciò che percepiamo e abbiamo percepito, che facciamo e abbiamo fatto, è parte di noi e di chi siamo e diventiamo, e che potremmo diventare.

Ma non mi piace pensare all’essere umano come un esclusivo risultato del passato. Mi piace pensare anche a quell’incognita e anelito che ci stimola dal futuro. Per me il Progetto Dello Scompiglio è una continuazione della mia esperienza artistica nella composizione dello spazio, nella drammaturgia, nella musica, e nel movimento. Fondamentale è stato l’incontro con il luogo e quello che mi ha stimolato, nonché l’incontro con le persone. Per quel che riguarda l’esperienza all’estero, non ho conosciuto all’estero nessuna realtà analoga a quella Dello Scompiglio.

La Tenuta è un progetto che si basa sull’interrelazione dell’arte con la natura e il territorio, cosa può offrire la natura all’arte, può essere stimolante per un’artista?

Ogni singolo artista risponderebbe diversamente. Per me è stimolante il contrasto e il fatto che la natura è piena di sorprese, imprevisti e per questo ci mantiene in movimento e richiede adattabilità.

Il Progetto Dello Scompiglio si occupa anche del territorio nel senso più ampio: contribuire a lasciare un piccolo spicchio del pianeta Terra in buone condizioni. Cultura, ma anche coltura.

 

Al di là della bellezza del luogo, la prima cosa che colpisce della tenuta è probabilmente la sua versatilità, mi riferisco all’idea di pensare a uno spazio creativo sia per le performance legate all’arte contemporanea sia per ciò che rientra nell’idea di teatro, o anche performance musicali. Può parlarci di questo aspetto?

Mi sono sempre sentita stretta, una disadattata in un mondo a compartimenti stagni. È ovvio che voglia io stessa fare arte meno “inscatolata” e offrire ad altri artisti (e non solo) la possibilità di esprimersi senza doversi adattare a definizioni.

 

Anche la cucina si può definire arte, esistono relazioni fra l’arte culinaria del ristorante e i progetti artistici? Ci sono delle influenze reciproche?

La Cucina Dello Scompiglio ha già ideato in passato un menu dedicato alla mia Trilogia dell’Assenza e un piatto per Assemblaggi Provvisori.

Il lavoro di Valentina Pracchia (capo cuoca), in dialogo con me, è stato molto stimolante per entrambe, e credo anche per il pubblico o gli avventori. Capisco che si voglia parlare di arte in senso stretto, ma Dello Scompiglio si occupa di arte in senso più ampio, involvendo nella stessa idea Coltura, Cultura, Cucina e quindi rendendo ciascun collaboratore di tutte le aree dello stesso “giardino” parte dalla medesima idea che viene poi declinata con mezzi e personalità diversi.

 

Parliamo del progetto Della morte del morire. Sarebbe superfluo chiarire quanto può essere vasto e complesso questo argomento. Da cosa nasce l’interesse e l’idea di lanciare una sfida agli artisti su un argomento come la morte?

La morte è un argomento molto esplorato nell’arte. Da sempre l’arte funeraria occupa una grande parte della storia dell’arte (e in tutte le arti). Anche biograficamente è un tema che mi è molto affine, quasi sempre presente nelle mie opere. Detesto quando nomino la morte e l’interlocutore m’interrompe dicendo “facciamo le corna”. A me pare un argomento molto quotidiano e presente.

Comunque, non sapendo nessuno di noi cosa la morte sia veramente, se non nel momento stesso in cui si manifesterà, apre molte possibilità all’immaginazione.

La morte e il morire sono tanto soggettivi quanto la vita e il vivere.

 



Una selezione delle notizie, delle recensioni, degli eventi da scenecontemporanee, direttamente sulla tua email. Iscriviti alla newsletter.

Autorizzo il trattamento dei dati personali Iscriviti