Cultura & Sviluppo

Più libri più liberi. Tra crisi e rivoluzione

Marco Mastrandrea

I nuovi scenari e i possibili sviluppi dell’editoria italiana emersi dal primo giorno di dibattito alla Fiera romana

E’ stata inaugurata, ieri a Roma,  la Fiera Nazionale della piccola e media editoria,  promossa e organizzata dall’Associazione Italiana Editori. Più libri Più liberi èil titolo scelto per dare voce alle case editrici dal 6 al 9 dicembre, presso il Palazzo dei Congressi dell’Eur.

La Fiera ha avuto inizio con una lezione di Massimo Cacciari dal titolo “Il libro nell’età dell’immagine”. Non sono mancati spunti di riflessione circa il destino dell’editoria tradizionale, oltre che sull’evoluzione del sapere all’interno di una società altamente globalizzata.

Ed è proprio sul rapporto fra passato e futuro del libro che si aprono i dibattiti fra gli addetti ai lavori dell’undicesima edizione della Fiera. “Quale pluralismo in un mercato che sta cambiando?” è l’interrogativo posto alla partecipatissima tavola rotonda in cui pubblico e relatori hanno offerto diversi punti di vista sullo stato dell’arte dell’ambito editoriale.

Michael Healy, direttore esecutivo della Book Industry Study Group, pone una serie di quesiti sul futuro del libro. E’ importante capire quali sono i punti di permanenza difronte ai cambiamenti dell’ultimo decennio nei processi editoriali. Solo così è possibile trovare un equilibrio fra le turbolenze generate e quanto non è mutato con il progresso tecnologico. Urge una rilettura delle pratiche editoriali per evitare che il mercato mondiale si riduca sotto l’ala dei colossi del web come Google e Amazon.

Ma l’equilibrio, a quanto pare, in Italia non c’è sotto nessun punto di vista. I dati delle vendite forniti da Maria Mazzotto esprimono un mercato ridotto a poche categorie di libri che fanno da traino per il settore, prime fra tutte la fiction e l’hard cover. Neppure i librai se la passano bene, anzi sembrano una categoria di lavoratori in via di estinzione, come affermato dallo scrittore Pietrangelo Buttafuoco. “Siamo in una fase di totale frantumazione del settore, la risposta deve essere il libro come prodotto artigianale soprattutto nella piccola editoria. I librai sono strozzati dalle banche e molti sono costretti a chiudere”. Luca Telese, direttore di Pubblico, non sdrammatizza affatto le parole di Buttafuoco e alimenta le polemiche: “I dati Nielsen presentati da Maria Mazzotto sono totalmente pompati, per non dire dopati. Queste statistiche non rappresentano la reale drammaticità del mercato del libro. Il circuito librario sta perdendo il 30% delle vendite, altro che minima contrazione. Sempre più librai comprano i best seller scontati al 25% ai supermercati anziché dal fornitore al 28%, così non si generano problemi di resa. Un tempo i librai con i guadagni dei best seller avevano la possibilità di investire su altri libri. Oggi no, erogano dei prodotti come gli altri e puntano a fine mese.” Il pubblico in sala mormora, qualcuno si alza e grida contro Telese che insiste: bisogna cancellare la legge Levi per gli sconti e riformare l’editoria. Nessuno più vuole fare il libraio e le librerie sono vuote, tutto questo fa male al Paese.

L’incontro è poi proseguito con diversi editori e autori che hanno descritto le proprie esperienze professionali, sempre più condizionate dalla difficoltà in cui versa lo stato di crisi del libro.

La Fiera della piccola e media editoria ha avuto inizio, il primo giorno ha messo in luce gli aspetti su cui si deve muovere il dibattito sul futuro del libro. La vivace partecipazione è una testimonianza di un settore in crisi che vuole però riformarsi e riaffermare il proprio valore culturale e sociale. I prossimi giorni saranno occasione di interpretare il presente per migliorare le prospettive future sia sotto l’aspetto di tutela dell’editoria tradizionale sia per quanto riguarda la promozione dell’editoria digitale. 



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