Libri

Il paradiso non ha un angolo retto

Franco Cappuccio

Napoli è una città che nei secoli, per via delle sue peculiari caratteristiche storiche e geografiche, è sempre stata terreno di un forte humus creativo, spesso caotico e disorganizzato, ma che a volte riesce ad incanalarsi sulla strada giusta e a confrontarsi con ciò che avviene al di fuori di essa, generando così prodotti artistici di tutto rispetto.

E’ questo il caso dell’esordio di Paola Iannelli, che con il suo Il paradiso non è un angolo retto esordisce nel panorama letterario con un romanzo che prende a piene mani dagli stilemi del noir e lo ambienta nella città partenopea, che ben si presta ad una narrazione di questo genere, usandolo però per parlare di altro, come la letteratura vera ci insegna, e per mostrarci uno sguardo femminile sulla società di oggi.

Le indagini, i personaggi, le relazioni, le bugie, gli intrecci diventano infatti nel lavoro dell’autrice napoletana un motore in grado di mettere in movimento la storia, e disvelare così tematiche estremamente attuali nel nostro vivere contemporaneo: la dipendenza tossica in una relazione, l’estetica e il concetto di bellezza e decadenza, il rapporto indissolubile di greca memoria tra amore e morte, il tutto attraverso chiavi di comprensione che ci mostrano inevitabilmente uno sguardo a cui purtroppo non siamo spesso abituati come quello femminile sulle vicende. Per certi versi è un po’ un contraltare di Joel Dicker nel suo libro più celebre, quel La verità sul caso Harry Quebert che vinse il premio Goncourt nel 2020, e che ci mostrava, nella sua disperazione, una certa romanticità nella relazione tragica tra i due protagonisti della storia (senza voler far spoiler), che è tipica di certo sguardo autoriale tipicamente maschile (allo stesso modo, è un’operazione che se vogliamo fa nel cinema Woody Allen, dove le protagoniste femminili, spesso non memorabili, sono costruite con l’idea di incarnare l’immaginario di donna di cui l’uomo vorrebbe innamorarsi); nel libro di Paola Iannelli, seppur inevitabilmente si parla di amore, quello che emerge è anche decadenza, o meglio una corrispondenza biunivoca tra grandezza e al tempo stesso sfiorire. Un’apparente contraddizione che in realtà tratteggia con maggior efficacia la psicologia e i personaggi stessi, complessi e più “reali” nella narrazione, così come spesso complesso e contraddittorio è l’essere umano stesso.

Il tutto è sorretto da una prosa stilistica efficace, estremamente curata nella scelta delle parole e dei significati ma al tempo stesso riuscendo a mantenere un registro di scorrevolezza apparentemente facile da assimilare, ma che in realtà riesce a nascondere vari livelli di significato; in questo senso, è evidente la lezione che l’autrice apprende da certa letteratura spagnola (che è uno dei suoi campi d’interesse), e volendo fare un paragone esordio con esordio, si intravede in Il paradiso non ha un angolo retto la stessa freschezza espressiva e la scorrevolezza narrativa – seppur con intenti e sviluppi completamente diversi, ovviamente – de La famiglia di Pascal Duarte di Juan Camilo Cela. 

In conclusione, si tratta di un esordio estremamente incisivo che riesce – e questa forse è la vera magia della letteratura artistica – ad essere estremamente appealing per tutti i gusti letterari; chi è un lettore abitudinario di gialli e noir, avrà tra le mani un prodotto solido, in grado di inserire negli stilemi del genere dei punti di vista non usuali e non scontati, e di darne così nuova linfa, ma chi non è amante di questo settore letterario – come peraltro il sottoscritto – riuscirà a trovare, sotto la struttura, l’essenza stessa del lavoro letterario vero. E non è una cosa da poco.



Una selezione delle notizie, delle recensioni, degli eventi da scenecontemporanee, direttamente sulla tua email. Iscriviti alla newsletter.

Autorizzo il trattamento dei dati personali Iscriviti