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Una nuova storia delle donne in teatro: torna in libreria “La scena delle donne”. Intervista all’autrice Emilia Costantini

Redazione

Scene Contemporanee ospita un contributo speciale in occasione della riedizione del volume La scena delle donne di Emilia Costantini e Mario Moretti (prefazione di Dacia Maraini), BeaT entertainmentart, Trogen (Svizzera), 2022. I ed. La scena delle donne, Enrico Bernard-Editori Associati 1992.

 

di MARIO BRANDOLIN

 

Quando uscì, trent’anni fa La scena delle donne, un saggio della giornalista Emilia Costantini e del drammaturgo Mario Moretti, un approfondito excursus storico sul ruolo della presenza femminile in teatro, sicuramente rispecchiava il clima di rivendicazione e di riaffermazione della donna anche in campo teatrale, sulla scorta del movimento femminista che a partire dagli anni ’70 aveva riportato in primo piano le problematiche legate al ruolo della donna in tutti gli ambiti della società.

Letizia Compatangelo, Emilia Costantini, Bruna Braidotti

Oggi la cui riedizione è stata promossa da Bruna Braidotti, direttrice della Compagnia di Arti & Mestieri pordenonese che da anni opera nel teatro al femminile dedicandogli anche il Festival La scena della donne che a settembre si è svolto in contemporanea con la kermesse libraria di “pordenonelegge“, appena conclusosi, oggi, in epoca di fluidità di genere e di politically correct per cui parlare di scena delle donne potrebbe risultare addirittura passibile di forti critiche, un volume così ha tutto il valore – e non è poco, anzi! – di un importante saggio storico, che fa luce su quanto le donne abbiano dovuto faticare prima di vedere riconosciuta la loro fondamentale presenza nel campo teatrale. Prefatto da Dacia Mariani, con un’introduzione della drammaturga Maria Letizia Compatangelo che fa soprattutto il punto sulla situazione odierna delle nostre scene declinate al femminile, La scena delle donne è uscito nelle librerie il 15 settembre ed è stato presentato a pordenonelegge in presenza delle autrici. Il volume parte dal teatro delle origini, che per inciso è stato iniziato proprio dalle donne – le sacerdotesse che diedero vita ai misteri eleusini; attraversa il medioevo fino alla rivoluzione francese soffermandosi sulla Commedia dell’arte che segnò il primo riscatto della donna a teatro nel senso che per la prima volta trionfò come attrice sulle scene; affronta il romanticismo e la situazione oggi con la donna da “oggetto di rappresentazione” diventata “soggetto rappresentante”. Il volume si chiude con un aggiornamento (dai ’90 in su) di Patrizia Monaco e una conversazione «Pordenone chiama Napoli» di Renata Savo con Bruna Braidotti e Alina Narciso.

«Prive di una tradizione a far sostegno alla loro creatività le donne non hanno avuto né padri né madri, ma solo crudeli patrigni e, non di rado, insensibili matrigne – scrive nelle conclusioni Emilia Costantini, che conferma e ribadisce che ancora oggi – nonostante siano cambiati il mondo e quello del teatro in particolare, soprattutto le autrici, oltre a essere in vistosa minoranza numerica rispetto agli autori maschi, fanno ancora molta fatica ad affermarsi e a vedere rappresentati i propri testi. Tanto che artiste, grandissime come Emma Dante o Lucia Calamaro, tanto per dire di due teatranti che si sono imposte in queste ultime stagioni, hanno affrontato da sé le messe in scena dei propri lavori, diventando produttrici di se stesse». Perché quello della produzione o della gestione degli spazi teatrali è ancora appannaggio dei maschi. «È vero, ci sono stati pochissimi esempi di donne direttrici di Teatri Stabili, al momento credo nessuna o gestrici di un teatro. Anche se c’è da dire che spesso le donne che si occupano di teatro sono molto più coraggiose degli uomini, non temono il rischio, la paura di risultare scomode o affrontare argomenti scabrosi». E questo lei lo ha in qualche modo provato sulla sua pelle di scrittrice e drammaturga. «Sì, e penso a un testo come Tu dentro di me, sull’utero in affitto, un tema assai controverso e la mia posizione non era certo delle più tenere; oppure al lavoro fatto con Monica Guerritore, Mi chiedete di parlare, sulla grande ma anche controversa Oriana Fallaci o ancora a un copione sul traffico internazionale di ragni umani, Nel segno sulla fronte». Testi che come molti delle nostre drammaturghe affrontano problematiche contemporanee, «contribuendo a riportare la centralità del teatro nella società e di cui le donne con e nella loro diversità sono interpreti uniche e profonde».

 



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