Un gioco teatrale tra racconto e fumetto nato dalla collaborazione, su più fronti, dello scrittore Daniel Pennac e la fumettista Florence Cestac

Con Un amore esemplare, per la quarta volta, lo scrittore francese Daniel Pennac si confronta con il teatro, e, per la terza, fa curare la regia di un suo testo all’argentina Clara Bauer, già regista dei precedenti Storia di un corpo (2012) e L’occhio del lupo (2013).

In Storia di un corpo, Pennac indagava scientificamente la trasformazione del fisico umano durante lo scorrere della vita e analizzava il legame tra le emozioni coscienti dell’essere e il corpo materiale; la cronaca giornaliera del protagonista era estremamente precisa, con toni leggermente cinici, e i momenti di tenerezza erano brevi e sporadici. Per alcuni aspetti, Un amore esemplare si muove in senso opposto. Descrive l’archetipo del sentimento debole, il più delicato e nobile dell’uomo: l’amore.

Il legame tra i protagonisti della storia supera il racconto romanzesco, perché è un amore reale, messo in scena semplicemente, senza orpelli narrativi, concentrato tutto nell’intensità vissuta dai due protagonisti, Jean e Germaine, vicini di casa di Pennac, quella dove l’autore ha trascorso le estati della propria infanzia.

La drammaturgia è stata tratta dall’omonima graphic novel pubblicata nell’aprile 2015, frutto della collaborazione di Daniel Pennac con la fumettista Florence Cestac, entrambi legati da stima professionale e una lunga amicizia. Il fumetto, già molto apprezzato in Francia, è servito alla Bauer come materiale scenografico della performance, nata grazie al desiderio della regista, e degli autori, di confrontarsi con la messa in scena di questa storia “straordinaria” quanto vera.

Un amore esemplare è il trionfo dell’amore, quello vero, messo al bando da una società troppo frenetica, utilitarista e schiava dell’ambizione per soldi e successo nella quale l’amore sembra non avere più spazio. Nell’Europa degli anni Trenta e Quaranta, Jean e Germaine si amavano al punto di vivere l’uno per l’altra, rinunciando a tutto. Senza compromessi. Per raccontare il loro amore intenso, la Bauer mantiene l’impatto visivo del fumetto, e solo dopo aver letto accuratamente l’edizione stampata decide di sperimentare la costruzione di un’opera di teatro e live drawing, modalità performativa che piace a chi fa un teatro rivolto al pubblico più giovane, ma che ultimamente sta catturando l’interesse di molte compagnie di ricerca attratte dalla possibilità di comunicare con una fascia di pubblico più ampia e anagraficamente disomogenea. Nella regia della Bauer, Florence Cestac è performer come l’amico scrittore Pennac, lei nel suo ruolo di creatrice d’immagini, e lui attore-narratore affiancato dalla brava Ludovica Thinghi; la quale, oltre a spalleggiare gli ammiccamenti dell’autore e a tradurre il francese in diretta, è interprete di tre personaggi diversi: Germaine, il vecchio padre di lei e l’amica Sharmell; a Massimiliano Barbini è affidato il ruolo di Jean. L’impianto registico è una scatola cinese: la narrazione è drammatizzata, i personaggi interpretati interagiscono con le scene disegnate in diretta dalla Cestac e proiettate su un mega-schermo bianco, così, sullo sfondo, il pubblico vede sparire e apparire gli oggetti con cui interagiscono gli attori. I disegni animati sono modificati dal vivo su richiesta di Pennac, a seconda delle esigenze drammaturgiche, mentre le onomatopee del fumetto diventano suoni reali, nascenti dalla voce degli interpreti o riprodotti artificialmente.

Lo spettacolo, pervaso da un’atmosfera meta-teatrale, scivola continuamente dalla realtà della narrazione al gioco in cui gli attori si fingono i personaggi ricordati.

La possibilità che la memoria di Pennac si lasci sedurre dall’immaginazione dona, quindi, un fascino originale e misterioso alla piccola grande storia dei coniugi De Bosignac, rendendo lo spettacolo un lavoro senz’altro ben riuscito.