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Ceci n’est pas une blasphème @ Napoli – Presentazione

Redazione

Entra nel vivo l’organizzazione di Ceci n’est pas un blasphème, il Festival delle Arti per la libertà d’espressione che si svolgerà a Napoli dal 10 al 30 settembre 2021 presso il PAN, Palazzo delle Arti di Napoli. 

Gli obiettivi

La manifestazione, organizzata dallo staff della campagna nazionale Dioscotto, è ideata e diretta da Emanuela Marmo e nasce da una precisa esigenza: reagire alle leggi antiblasfemia e sostenere coloro che ne vengono colpiti. 

In tutto il mondo, Italia compresa, queste leggi vengono usate per sopprimere avversari politici e dissidenti, per censurare artisti, giornalisti e libero pensiero. Gli organizzatori del festival portano avanti una battaglia per la libertà d’espressione – quella vera, non le sue aberrazioni fomentate da intolleranze, ignoranza e pregiudizi – e per la libertà di dissidere, di opporsi, di lasciare spazio all’intelletto di mettere in discussione, di prendere in giro, di vivere la dimensione dell’arte e della satira.

«Denunciare i poteri finanziari delle chiese o il loro sostegno a dittature e organizzazioni paramilitari è blasfemo? Contestare la consuetudine delle spose bambine o l’obbligo del velo è ingiusto? Smascherare gli stereotipi di genere o di ruolo costruiti dalle tradizioni è illegittimo? Dittature, abuso di minori, discriminazione sessuale: tutto questo non è molto più pericoloso della bestemmia?», dichiara Marmo. 

Ceci n’est pas un blasphème chiede all’arte e all’attivismo per i diritti umani di incontrarsi attorno a una questione cruciale, che spesso vede diviso ed esitante lo stesso mondo laico: da quando il “sentimento religioso” è diventato un oggetto politico, il tema del rispetto si è diluito nella retorica, ma anche nella paura. La pretesa che la materia religiosa sia esclusa da qualsiasi discorso critico sfrutta una generale incompetenza nel riconoscere e leggere i codici e i livelli semantici che si stratificano in un’opera artistica. L’incapacità di cogliere i rimandi e di contestualizzare gli interventi artistici contribuisce alla criminalizzazione di manifestazioni creative spesso semplicemente satiriche o anticlericali.

I partner e la raccolta fondi

Il Festival gode del supporto morale dell’Assessorato alla Cultura di Napoli, che in forma di patrocinio ha concesso l’utilizzo degli spazi del Pan, e di organizzazioni quali Atheist Refugee Relief, Council of Ex-Muslims of Britain, Ex-Musulmani d’Italia, Iniziativa laica, MicroMega, One Law for All, Uaar.  Completamente autofinanziato e autoprodotto, chiede a chi ne condivida gli intenti di sostenerne le attività attraverso una raccolta fondi attiva al seguente link https://www.gofundme.com/f/sostieni-il-festival-delle-arti-censurate. Chiunque deciderà di contribuire, verrà premiato con sconti sui biglietti per la partecipazione al festival e altri riconoscimenti. 

I contenuti

Il Festival è suddiviso in diverse sezioni. La principale, è senz’altro quella dedicata alle mostre di arte figurativa.  

Una sezione è dedicata a Don Zauker, creatura satirica di Daniele Caluri ed Emiliano Pagani. Don Zauker è la compiuta, accurata caricatura di un sacerdote. Fisicamente, e quindi nel quadro comportamentale, incarna il tipo di uomo che il maschio medio occidentale vorrebbe essere. Don Zauker è violento, sessista, bestemmia: non fa nulla per nascondere i suoi vizi, sebbene sia un esorcista e, in quanto tale, dovrebbe essere puro e saldo. I subvertiser Ceffon, DoubleWhy, Hogre, Illustre Feccia, Spelling Mistakes Cost Lives presenteranno un progetto collettivo site specific. Hogre e DoubleWhy sono stati denunciati per vilipendio della religione a causa di due opere: Ecce Homo erectus e Immaculata Conceptio in vitro. La prima è una violenta quanto efficace satira sul concetto di innocenza, purezza, mediata attraverso l’immagine di un maestro bianco, occidentale, bello, che “predica amore, ma…”. La seconda ipotizza una similitudine tra l’immacolato ingravidamento di una vergine a opera dello spirito santo e la fecondazione in vitro. Illustre Feccia e Ceffon si confrontano con la religione ripetutamente, sdoganando le favole della santità e trasformando l’imprecazione in una posa pop. La carica della volgarità è trasfigurata in un effetto emancipatorio “di largo consumo”: una vera e propria anti-propaganda. Spelling Misakes Cost Lives, nel 2018, prese sarcasticamente posizione su un’iniziativa del ministro bavarese Markus Söder, il quale impose di appendere croci cristiane all’ingresso di ogni edificio statale. Ciò ovviamente rinnegava la separazione tra chiesa e stato e il principio di neutralità, secondo cui lo stato non dovrebbe favorire nessuna religione. L’artista, pertanto, pensò di dare il proprio contributo, inviando crocefissi a dozzine di edifici statali, insieme alle istruzioni su come appenderli: avendo posizionato il gancio di sospensione sul bordo inferiore, dovevano essere appesi a testa in giù. 

Una delle stanze del primo piano del PAN, sarà dedicata ad Abel Azcona. Video e oggetti scandiscono le tappe della persecuzione giudiziaria subita dall’artista a causa dell’opera intitolata Amen: la parola “pederastia” è composta con 242 ostie da lui stesso ricevute, in occasione di messe e funzioni religiose presso le chiese della sua infanzia e della sua adolescenza. L’artista ha così ripercorso un’esperienza di dolore effettivamente vissuta. Andiamo oltre la dimensione biografica. L’opera è senza dubbio di denuncia. 242 erano, infatti, i casi di pedofilia denunciati quell’anno nella Spagna del Nord. L’autore fu contestato da diverse organizzazioni cattoliche, svariate denunce si sono susseguite. Nonostante i processi andassero a buon fine, i detrattori provvedevano ad avviarne altri, finché l’artista, in segno di disobbedienza civile, ha rifiutato di comparire in tribunale e si è recato in esilio a Lisbona. 

Infine, Giorgio Franzaroli, Malt, Pierz e Yele Maria condividono una sezione dedicata al rapporto tra la satira grafica e la religione: il repertorio di Franzaroli, carnale ed espressivo, restituisce il ritratto di un clero cinico e affarista. Malt è un artista anonimo che sperimenta strategie comunicative differenti. Alla campagna Dioscotto ha donato un’installazione urbana in continuità con quanto già fatto dai subvertiser, e una scultura, esposta una sola volta, in occasione della grande mostra di piazza organizzata nel 2019 in piazza Dante a Napoli. Malt è anche autore del logo del Festival. Pierz ci dice che Dio è “il migliore amico dell’uomo” e Yele ridisegna la Madonna, restituendo alla donna uno spazio di scelta e di espressione assolutamente soggettivo. 

Il percorso artistico è completato da una mostra documentaria che tramuta in oggetti e materiale espositivo casi giudiziari, storie di vittime e ricostruzioni di eventi. Questa sezione ospita anche la collettiva realizzata con le illustrazioni e le vignette che stanno pervenendo all’organizzazione in forma di adesione morale al Festival.

Ma Festival abbraccia tutte le arti. Non mancheranno, infatti, eventi live. Ogni venerdì, a cura di Daniele Fabbri, e in collaborazione con TheComedyClub, sono previsti spettacoli di stand-up comedy. Performance teatrali, musicali, reading, offriranno suggestive ed esilaranti occasioni di incontro. Tra gli ospiti: Amleto De Silva, Antonio Mocciola, Porfirio Rubirosa and his band, Giuseppe Sciarra, Helena Velena. 

Luca Iavarone, responsabile cultura di FanPage.it, sarà il principale animatore di talk-show live che, ogni sabato, alterneranno spettacolo e approfondimento, attraverso interviste, collegamenti video con l’esterno e le esibizioni musicali o satirico-teatrali degli ospiti previsti dal programma. Rana Ahmed, Raffaele Minieri, Maryam Namazie, Adele Orioli, Cinzia Sciuto sono alcuni degli esponenti del mondo laico che ne prenderanno parte, raffrontando esperienze e casi.

Di recente inserimento, una sezione audiovisiva curata da Giuseppe Sciarra, regista e autore, Dea Squillante, direttrice del Sarno Film Festival, e Rosaria Carifano, giornalista, avrà luogo ogni domenica sera e consentirà a lavori cinematografici considerati “blasfemi” e, per questo, osteggiati nella diffusione e nella proiezione, di essere fruiti dal pubblico. 



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