Arti Performative Mutaverso Teatro

Intervista a Massimiliano Foà di Vernicefresca Teatro

Franco Cappuccio

Ad aprire Mutaverso Teatro 2017, la stagione – giunta al secondo anno – voluta da Vincenzo Albano con l’intento di scandagliare le arti performative contemporanee, è una compagnia avellinese, Vernicefresca Teatro, a testimonianza del rapporto identitario e costruttivo con le realtà interessanti del territorio che Vincenzo sta cercando di costruire all’interno del suo micro/macrocosmo. La compagnia irpina porterà in scena HO.ME, vincitore della III edizione del bando AMAPOLA, venerdì 20 Gennaio 2017 al Centro Sociale di Salerno e per Scene Contemporanee, che è media partner della stagione, è stata l’occasione ideale per scambiare alcune riflessioni con il regista dello spettacolo Massimiliano Foà.

Franco Cappuccio: Innanzitutto parlaci un po’ di Vernicefresca, che pur essendo giovane ha già una lunga storia alle sue spalle.

Massimiliano Foà: Vernicefresca nasce nel 2003 ad Avellino come scuola di teatro da un’intuizione di Nadia Marcelli, che è la presidente, con lo scopo di avere un’unica struttura in grado di fare teatro per i ragazzi delle scuole elementari, medie, superiori e per adulti. Io arrivo nel 2006 o 2007 per uno stage e da allora non sono mai andato via, diventando con il tempo l’insegnante di riferimento per il teatro. La compagnia è nata successivamente da uno stimolo avuto con gli ex allievi della scuola, che sono tornati sul territorio dopo essersi perfezionati nelle accademie teatrali nazionali, dalla Nico Pepe alle scuole degli stabili.

Lo spettacolo che portate a Salerno è HO.ME, che affronta un tema difficile quanto di attualità come quello degli “stranieri”. Qual è stato lo spunto che vi ha fatto scattare la scintilla per realizzarlo?

HO.ME, gioco di parole tra “Home” (casa) e “Ho me”, nasce dalla partecipazione di un bando a Milano, che abbiamo vinto, ovvero il bando AMAPOLA. La nostra scelta deriva dal nostro modo di vedere il teatro, poiché siamo romantici e crediamo in un teatro politico. Per questo la scelta di parlare di questo tema,e di farlo partendo da un momento di condivisione, da cui è nata la scintilla di non parlare solo dello straniero “altro” ma anche del fatto che siamo stranieri tra di noi, e cioè del fatto che oggi se siamo leggermente diversi siamo stranieri, c’è il concetto di branco che ci rende “altro”, e a partire da questo abbiamo deciso di affidarci ad un dramaturg milanese, Valentina Gamna, che ha scritto il testo e lo ha adattato e modellato per noi e su di noi.

Come mai l’esigenza di un dramaturg e non di un autore tradizionale?

Noi prima di questo spettacolo usavamo già questa figura, che finora era stata affidata a JayBlue, solo che con una nuova produzione e un nuovo allestimento abbiamo voluto provare un nuovo sapore, e infatti anche per la regia avevo pensato ad un amico di Milano, che però era impegnato, per cui mi sono cimentato io con grande piacere nella regia dello spettacolo.

Qual è il vostro rapporto con il territorio di riferimento, nel vostro caso Avellino?

Ovviamente abbiamo vissuto molte difficoltà e abbiamo dovuto compiere molti sforzi per poter operare, tuttavia dobbiamo segnalare con piacere come in quest’ultimo periodo abbiamo trovato degli interlocutori amministrativi meno sordi e più propositivi nel voler costruire un dialogo anche per il futuro.

E il rapporto identitario con gli abitanti?

A livello identitario è un gran piacere, per via della scuola che ci permette di abbracciare e di stare in contatto con tutte le fasce d’età, dai piccoli agli adulti, ai genitori che accompagnano i piccoli allievi. Stiamo cercando di trovare anche una “stabilità” sul territorio, con “Progetto D’Arte”, ovvero una campagna che abbiamo fatto partire per trovare uno spazio e trasformarlo in un teatro off, attraverso il cofinanziamento delle persone, che lo sostengono dal basso, e al Maestro Giovanni Spiniello che ha deciso di donarci alcune sue opere che a sua volta verranno donate ai donatori. Uno spazio del genere ad Avellino manca completamente, e che risulta importante perché la città è di indole un po’ pigra, e necessita di essere stimolata. Per fare un esempio, se il Teatro 99 Posti a Mercogliano, che era il punto di riferimento sul territorio per le proposte più innovative, si trova costretto a chiudere per una serie di problemi, nessuno degli abbonati del teatro ha fatto una protesta o si è posto delle domande.

Però sul territorio altre forme d’espressione artistica, vedi ad esempio la musica, stanno invece conoscendo un periodo di grande splendore.

Probabilmente è perché siamo sempre meno abituati ad andare a teatro, e quando ci andiamo quello che vediamo non è sempre bello, quello che viene proposto nelle scuole non sempre è bello, e così via. Se vado a teatro molto spesso vedo solo addetti ai lavori, a vario titolo più o meno ampio. Bisogna far reinnamorare le persone del teatro, cosa che non è facile perché il teatro ti mette di fronte a te stesso e alle tue emozioni, e non tutti sono pronti ad accettare una cosa del genere. Per questo siamo molto grati a Vincenzo Albano per averci scelto e per aver scelto Vernicefresca per l’apertura di Mutaverso Teatro, visto il lavoro che sta facendo sul territorio; credo fortemente che noi realtà indipendenti dobbiamo fare rete per poter crescere insieme.



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