Cinema Il Film della Settimana

An Elephant Sitting Still

Gaia Apicella

Da Xiang Xi Di Er Zuo, il cui titolo internazionale è An Elephant Sitting Still, è un film cinese del 2018 scritto, diretto e montato interamente da Hu Bo, della durata di 3 ore e 50 minuti, presentato nella sezione “Forum” della Berlinale 2018, e in uscita in questi giorni nelle sale americane.

Il film è incentrato su quattro protagonisti, tutti accomunati dall’ossessione per la città di Manzhouli, nel Nord della Cina, dove, come ci dice la voce fuori campo del prologo, si trova un mitico elefante che se ne sta semplicemente seduto, indifferente al resto del mondo.

Quel posto rappresenta per loro la fuga dalle situazioni che stanno vivendo: l’adolescente Wei Bu (Yuchang Peng) scappa perchè ha ferito gravemente il bullo della scuola, Yu Shuai (Xiaolong Zhang), spingendolo giù dalle scale. Allo stesso tempo la sua compagna di classe Huang Ling (Wang Yuwen), da parte sua, ha rotto con la madre e si è lasciata abbindolare dal fascino del suo insegnante. Il fratello maggiore di Shuai, Yu Cheng (Yu Zhang), si sente responsabile del suicidio di un amico. E infine, insieme a questi personaggi di cui il destino appare segno del legame che c’è tra loro, troviamo il signor Wang (Congxi Li), un pensionato il cui figlio vuole trasferirlo in una casa per anziani.

I tempi del film sono gestiti molto bene: allo stile prevalente del ritmo lento vengono alternati momenti più veloci per raccontare senza tagli una giornata di 24 ore, che è un lasso di tempo relativamente breve se lo rapportiamo alla durata del film, ma in cui viene mostrato qualsiasi sentimento e azione. Proprio per questo l’opera è senza dubbio impegnativa, soprattutto considerando la indubbia componente autobiografica; il film infatti si porta dietro la storia pesante del regista morto suicida a 29 anni subito dopo aver lavorato al montaggio del film, rendendolo così una forma di espressione del dolore personale e del male di vivere del regista.

Per questo, il tema prevalente è quello del pessimismo e del destino crudele e incombente, combattuti attraverso il viaggio, argomento tipico nella storia del cinema e che qui ha un doppio significato: materiale come fuga perché i personaggi si spostano per raggiungere l’elefante a Manzhouli e al tempo stesso elemento figurato perché rappresenta da un lato il cambiamento verso la salvezza e dall’altro un viaggio interiore per ognuno dei protagonisti, con una continua maturazione che sfocia però nella disperazione e nello sconforto per la solitudine e l’egoismo avvertiti in questo mondo caotico, privo di empatia e feroce, sempre più in degrado per la mancanza dei valori e la malvagità.

Il regista non mostrerà mai l’elefante che stanno cercando, ne fa sentire solo il verso, a prova del fatto che spostarsi non cambia la situazione e che il destino è così, quindi qualsiasi cosa facciano i protagonisti è vana perchè la vita è sofferenza e la speranza non si può trovare. L’unico modo reale per distaccarsi da quel mondo dipinto in modo così orribile è proprio la morte.

Le figure sofferenti e rassegnate del film vengono dipinte con uno stile di regia fortemente personale, rappresentato da una fotografia durissima e colori scuri e tendenti al grigio che richiamano il pessimismo presente nell’intera opera, mostrando la loro vita piatta attraverso l’uso di inquadrature lunghe. Sono frequenti inoltre i movimenti di macchina e le carrellate, ma anche primi piani e piani sequenza lunghi, che accompagnano i singoli personaggi incollandoci alla dura realtà. Lo sfondo appare invece spesso sfocato e alla fine c’è un bellissimo campo lungo nella notte, a testimonianza che nulla è a caso nel film, e anche le poche parti che hanno una colonna sonora creano forte ansia e angoscia nello spettatore.

E proprio attraverso questa robusta struttura tecnica il regista riesce a creare un percorso narrativo comune e coerente in cui i protagonisti vivono le stesse situazioni, motivo per cui possono darsi aiuto reciproco, ma ciò non sembra portare a un risultato positivo.

Il film dimostra la maturità e la critica di Hu Bo attraverso le numerose citazioni e metafore che lo rendono complesso; si tratta di un’opera difficile da vedere e da digerire, dolorosa e potente al tempo stesso, che racconta con uno sguardo tragico il dolore di vivere nel mondo attuale e l’impossibilità di trovare conforto.


  • Diretto da: Hu Bo
  • Prodotto da: Fu Dongyan
  • Scritto da: Hu Bo
  • Tratto da: "An Elephant Sitting Still" di Hu Bo
  • Protagonisti: Peng Yuchang, Zhang Yu, Wang Yuwen, Liu Congxi
  • Musiche di: Hua Lun
  • Fotografia di: Fan Chao
  • Montato da: Hu Bo
  • Distribuito da: KimStim (Stati Uniti)
  • Casa di Produzione: Dongchun Films
  • Data di uscita: 16/02/2018 (Berlinale), 08/03/2019 (USA)
  • Durata: 234 minuti
  • Paese: Cina
  • Lingua: Cinese mandarino

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