Cinema

After Earth

Fausto Vernazzani

Jaden Smith realizza un’opera di vetrina con la regia di M. Night Shyamalan e la collaborazione di suo padre Will Smith, per un’opera di fantascienza che colpisce per la sua incapacità di colpire l’occhio.

Al cinema ho visto uno dei punti più alti della carriera di un’artista del cinema: Thomas E. Sanders. Production designer attento alle innovazioni tecnologiche che circolano tra i vari laboratori di ricerca indipendenti e delle più grandi case di prodotti di elettronica e non. A prima vista le astronavi affusolate, gli spazi circolari e le tele tirate e tese sembrano messe lì per caso e per dare un aspetto futuristico alla pellicola After Earth, ma i suoi computer pieghevoli e le tute intelligenti (già viste più di una volta, come nella serie canadese Continuum) creano una familiarità con una realtà lontana nel tempo, ma vicina nelle idee.

Non è un caso se Sanders andrà a lavorare per Guillermo Del Toro, occhio attento a questi mestieranti, un futuro roseo che ormai è difficile da vedere per il regista un tempo cult M. Night Shyamalan, ceduto al commercio di Hollywood accettando di dirigere un’opera a soggetto del disperato Will Smith. Un tempo erano entrambi grandi nomi, potenti firme capaci di attrarre grossi numeri di spettatori, ma mentre il primo ha iniziato a collezionare Razzie Awards, l’Oscar dei peggiori, il secondo ha visto gradualmente calare il suo potere mediatico. Partendo da un presupposto già noto, After Earth è ambientato in un futuro in cui l’umanità ha dovuto abbandonare la Terra dopo averla devastata, cercando una nuova casa nell’Universo conosciuto, abitato da altre razze ben poco amichevoli con l’uomo.

Così come Karate Kid, il remake con Jackie Chan, anche After Earth è nato col proposito di conferire una carriera di rilievo nei blockbuster per suo figlio Jaden Smith, già pargolo suo sul grande schermo nel mucciniano La ricerca della felicità, qui in una nuova avventura fantascientifica in cui il rapporto padre-figlio si solidifica su un terreno difficile come quello terrestre post-umanità. Ma la regia e la scrittura di Shyamalan non son più quelle di una volta, e le parole e le azioni da lui dirette con una certa dose di casualità più che di preparazione – famoso un tempo per la sua meticolosità – rovinano le splendide ambientazioni di Sanders, che lasciano poi il posto a Sequoie e sfondi in CGI.

A uscirne fuori è un film d’intrattenimento che funziona, ma non colpisce a causa proprio di chi dirige e recita, su tutti l’impreparato Smith Jr., mentre echeggia la perfezione del reparto tecnico, affidato allo straordinario compositore James Newton Howard, e soprattutto al leggendario direttore della fotografia Peter Suschitzky, capace di dar vita coi suoi colori alle blande immagini di Shyamalan, un regista in caduta verticale, qui di fronte ad un flop che potrebbe garantirgli una nuova nomination ai Razzie.


Dettagli

  • Titolo originale: Id.
  • Regia: M. Night Shyamalan
  • Fotografia: Peter Suschitzky
  • Musiche: James Newton Howard
  • Cast: Will Smith, Jaden Smith, Sophie Okonedo, Zoe Kravitz
  • Sceneggiatura: Gary Whitta, M. Night Shyamalan

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