Arti Visive

Il sogno enciclopedico. La 55ma Biennale d’Arte di Venezia

Gabriella Bologna

Si è aperta il 1 giugno la 55ma Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, curata da Massimiliano Gioni.

Si è aperta il 1 giugno la 55ma Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, curata da Massimiliano Gioni. Il Palazzo Enciclopedico è il titolo scelto per questa edizione, ispirato all’utopico progetto di Marino Auriti, artista italiano residente a New York che nel 1955 ideò (e depositò all’ufficio brevetti) un museo immaginario progettato per accogliere tutto il sapere dell’umanità: un edificio di  136 piani e 700 metri di altezza il cui modello è esposto nella prima sala dell’Arsenale veneziano. “Il sogno di una conoscenza universale e totalizzante attraversa la storia dell’arte e dell’umanità” dichiara Gioni. “Sfumando le distinzioni tra artisti professionisti e dilettanti, tra outsider e insider, l’esposizione adotta un approccio antropologico allo studio delle immagini… Quale spazio è concesso all’immaginazione, al sogno, alle visioni e alle immagini interiori in un’epoca assediata dalle immagini esteriori?”.

È questo il punto di partenza per una Biennale “di ricerca”, che sconfina talvolta in territori estranei e complessi (il Padiglione Centrale ai Giardini si apre con il Libro rosso dello psicanalista Carl Gustav Jung) e riserva qualche sorpresa. L’assegnazione dei premi, per esempio: il Leone d’oro alla carriera è andato a due grandi artiste, Maria Lassning e Marisa Merz, mentre quello per la migliore partecipazione nazionale è stato vinto dall’Angola, presente per la prima volta a Venezia. Il Leone d’oro per il migliore artista è assegnato al britannico Tino Sehgal e quello d’argento alla francese Camille Henrot, selezionati fra i 150 artisti in mostra provenienti da 37 nazioni.

Nei giorni scorsi sono stati inaugurati gli 88 padiglioni delle partecipazioni nazionali. Quello italiano, curato quest’anno da Bartolomeo Pietromarchi con la mostra vice versa (7 coppie di artisti a confronto), si è aperto alla presenza del Ministro Bray, che ha ricordato la necessità di investire molto di più nella cultura di questo paese per rimarginare la “ferita” degli ultimi anni. “C’è qualcosa che non funziona nel modo modo in cui lo stato crede nella cultura,” ha dichiarato il Ministro, ma “la Biennale è un esempio di come con essa si può aggregare la comunità”.

La Biennale è un evento che di anno in anno rinnova e vede crescere la sua vocazione internazionale, anche nelle partecipazioni nazionali. La Francia quest’anno propone la video installazione Ravel Ravel Unravel, dell’artista albanese Anri Sala, già vincitore nel 2001 del premio come miglior giovane artista, e la Germania presenta quattro artisti di diverse nazionalità. La Russia per la prima volta affida la cura del padiglione nazionale a un curatore straniero, il tedesco Udo Kittelmann, che ha selezionato la Danae di Vadim Zakharov, una riflessione sul mito greco e sulla pioggia d’oro come simbolo del mondo contemporaneo. Di grande impatto il padiglione di Israele con l’opera Workshop di Gilad Ratman e quello del Giappone, meritevole di una menzione speciale della Giuria, con l’opera di Koki Tanaka Abstract speaking – sharing uncertainty and collective acts, una riflessione sulla necessità di confronto e reazione collettiva a seguito di un devastante terremoto.

Anche quest’anno in laguna le polemiche non  sono mancate: dall’allestimento dell’Arsenale disegnato in collaborazione con l’architetto Annabelle Selldorf, che priva il luogo della sua straordinaria unicità, ai costi esorbitanti di affitto per le esposizioni dei paesi che non posseggono i padiglioni nazionali. Ma è Venezia, si sa, e tutta la città si trasforma in questi giorni in una magnifica vetrina dell’arte contemporanea.



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