Cinema

World War Z

Antonello Trezza

Luci e ombre del kolossal a tema zombie di Marc Forster, un’invasione globale liberamente ispirata dai romanzi di Max Brooks.

Tratto dal romanzo di Max Brooks (il figlio del grande Mel Brooks), e diretto da Marc Forster, l’autore di Nerverland e di uno dei Bond più brutti degli ultimi anni, Quantum of Solace, World War Z, grazie ad una massiccia campagna virale ha attratto su di sé aspettative altissime, tanto da essere definito dai media “Il più grande film di zombie mai realizzato”. Una sfacciata esagerazione.

Eppure il periodo è proficuo per progetti similari, basti pensare al meritato successo televisivo del serial The Walking Dead, anche se gli esseri che vediamo nel film di Forster non sembrano potersi definire effettivamente zombie. Anzi, di sicuro Pitt e compagni non si rifanno ai “mostri” di romeriana memoria.

La trama ha ben poco di originale: un virus sconosciuto si sta diffondendo per il mondo, trasformando gli umani in esseri feroci e aggressivi. Gerry Lane (Brad Pitt), ex funzionario delle Nazioni Unite, per salvare la sua famiglia, intraprenderà una pericolosa missione per il mondo, alla ricerca del paziente zero e di una soluzione.

Il film ammicca a successi coevi più o meno recenti come 28 Giorni Dopo, Io sono Leggenda, La città verrà distrutta all’alba, da cui trae ispirazioni sia per quanto riguarda la struttura fisio-motorica dei suoi “zombie”, sia per un’idea di una messa in scena fortemente spettacolare. Come dimostrano alcune sequenze ben riuscite: l’epidemia che si espande a Gerusalemme e l’attacco sull’aereo su tutte. Scene che mostrano l’aspetto davvero originale della pellicola. Infatti, mai prima di World War Z, in un film di tale genere, erano state mostrate sequenze di massa così impressionanti e potenti. E un altro aspetto da non sottovalutare è il mistero che si cela dietro l’inizio della contaminazione. Un espediente, lasciato andare troppo frettolosamente dal trittico di sceneggiatori Damon Lindelof, Matthew Michael Carnahan e Drew Goddard, che coinvolge non poco lo spettatore. Ma la bellezza si ferma qui e lascia spazio alla scontata “blockbusterizzazione” e a trovate e situazioni già “vissute”.

E poi c’è il sotto testo, dal taglio politico-sociale, introdotto da subito con i titoli di testa (immagini che rimandano al cinema di Roland Emmerich) che richiamano alla memoria il clima di tensione da attentato terroristico che gli Stati Uniti non si sono ancora lasciati alle spalle dopo l’11 Settembre. Gli zombie come un esercito, in senso allegorico, che attenta il mondo occidentale. Ma anche i pericoli della scienza, gli esempi nocivi della globalizzazione e lo smottamento delle culture. Ma, d’altro canto, aspetti come il consumismo, il capitalismo e il militarismo, ci insegnano i vari Romero, Boyle, ecc., in film di questo genere sono spesso sinonimi del “potere”. 


Dettagli

  • Titolo originale: Id.
  • Regia: Marc Forster
  • Fotografia: Ben Seresin
  • Musiche: Marco Beltrami
  • Cast: Brad Pitt, Mireille Enos, Fana Mokoena, Daniella Kertesz
  • Sceneggiatura: Matthew Michael Carnahan, Drew Goddard, Damon Lindelof

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