Cinema

Solo Dio Perdona

Antonello Trezza

Il 2011 consacrò Nicols Winding Refn di fronte alla Croisette ed al pubblico del mondo intero, nel 2013 torna trasferendosi a Bangkok, lontano dalla fama che lo aveva maledetto, per tornare a stupire.

Nel 2011 Cannes (e non solo) era caduta ai piedi di Nicolas Winding Refn grazie alla sua tragedia metropolitana Drive. A due anni di distanza la sua ultima fatica, Solo Dio Perdona. Chiunque si aspetterebbe la sfrenata volontà di voler bissare quel successo che tante lodi aveva portato. Ma non stiamo parlando di un autore qualsiasi. Refn rifugge dal successo, amputa se stesso, quasi a voler espiare una terribile colpa, e si affida all’estetica più estrema in un tugurio archetipo con un film dai simbolismi forti.

Julian (Ryan Gosling), scappato in una Bangkok rosso sangue dopo il patricidio, gestisce una  palestra di lotta, funzionale a coprire lo spaccio di droga. In seguito all’uccisione del fratello Billy (Tom Burke), Julian è costretto dalla madre (una splendida Kristin Scott Thomas) alla vendetta contro il suo assassino, l’ex poliziotto Chang (Vithaya Pansringarm), una sorta di mistico angelo della vendetta. Ne seguirà un inevitabile bagno di sangue.

Refn riprende le atmosfere cupe e notturne di Drive, ma solo per estremizzarle e piegarle ad un racconto più complesso e sfaccettato. Difatti, se da una parte v’è un citazionismo sfrenato ai b-movies orientali, agli spaghetti western, al surrealismo di Jodorowsky (citato anche nelle dediche del film), dall’altra abbiamo una storia che attinge al classicismo con la difficoltà dei rapporti di sangue, l’incestuoso legame tra madre e figlio, la sessualità repressa, la vendetta e l’espiazione. Tutto gettato sullo spettatore, che senza strumenti e senza il quadro generale fatica a cogliere lo spietato quadro nichilista che il regista danese gli sta dipingendo dinanzi agli occhi.

Dopo un incipit forte, veloce, spietato e violento (un vero classico in Refn), il ritmo si fa più rarefatto e lasca spazio ad atmosfere lynchiane esasperate nella forza eidetica delle immagini, grazie anche alla claustrofobica fotografia di Larry Smith, alla ricerca ossessiva dei toni del rosso e del blu della Bangkok più violenta.

Come il suo protagonista, Refn cerca di espirare il suo peccato, cerca di farsi perdonare l’inaspettata popolarità, con un film dal guscio narrativo vuoto, compiacendosi solo nella propria estetica del e sul nulla, infischiandosene del pubblico e tornando a girare quel genere di film in cui è “il miglior regista del mondo”.


Dettagli

  • Titolo originale: Only God Forgives
  • Regia: Nicolas Winding Refn
  • Fotografia: Larry Smith
  • Musiche: Cliff Martinez
  • Cast: Ryan Gosling, Kristin Scott Thomas, Vithaya Pansringarm, Tom Burke
  • Sceneggiatura: Nicolas Winding Refn

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