Musica Nuove Uscite

Sleaford Mods – English Tapas

Maria Ponticelli

Se di gruppi che cantano il disagio sociale, i bassifondi e le nevrosi odierne pensavate di averne sentito abbastanza da poterne scrivere un’antologia, bene, nella vostra raccolta non dimenticate di riservare una particolare nota di merito ai Sleaford Mods, ovvero alla coppia Williamson-Fearns.

Il duo, da tempo noto alla scena post-punk, hip-hop e rap, è composto da Jason Williamson, frontman e autore dei brani, nonché colui che appare sempre in primo piano sulle copertine dei dischi, tanto da lasciare un pò in ombra Andrew Fer, il musicista, proprio come accade nelle loro produzioni dove l’accompagnamento musicale quasi arranca dietro la precipitosità dei testi.

Williams infatti non si limita a denunciare le distorsioni della fetida società contemporanea ma fa letteralmente razzia di tutto ciò che gli capita intorno. I suoi testi sono un vortice di parole che si rincorrono senza soluzione di continuità, sono come immagini di una telecamera amatoriale in movimento lasciata inconsapevolmente accesa. La furia di Williams vanifica inevitabilmente ogni tentativo di “emersione” del suono da questo tornado, anzi, anche per questo disco, come per i precedenti, il lavoro di Ferns si limita ad una mera sintesi di basi che fanno da appoggio all’alternarsi di basso e batteria, chiaramente percepibili nell’attacco di molti brani, come ad esempio in “Messy Anywere”.

Esigua quasi marginale, la base musicale in “Snout” si lascia completare invece da suoni sintetici che evocano il canto di un grillo in “Time Sands” o da un beep, a tratti urticante, in “Drayton Manored” dove basso e parole vengono interrotte da un suono che sembra quello dell’acquisizione di livello nei videogame.

Il mood sembra essere questo per l’intero album o quantomeno per ben undici delle dodici tracce che compongono il disco. Un segnale di apertura infatti si percepisce proprio nell’ultima traccia che, a dispetto del titolo “I Feel So Wrong”, lascerebbe presagire invece una chiusura condita di disagio e senso di inadeguatezza sputacchiato quì e lì; i ritmi invece in quest’ultimo pezzo sono più distesi ed anche il giro di basso riesce a non essere del tutto mortificato dalla corsa delle parole.

Tutta questa disserzione nervosa di malcontento e lucida percezione della realtà sembra essere sintetizzata e completata dal titolo stesso dell’album “English Tapas” che per quanto intenda evocare l’ambiente dei pub, posto frequentato dagli inglesi quasi quanto le scuole e gli uffici, porta con se’ il senso della contaminazione dovuta ad un ormai inarrestabile fenomeno di appiattimento delle culture e delle società all’interno delle quali è possibile distinguere tratti comuni di alienazione, precarietà, insicurezza.

L’ incedere del rap insieme ad un anima punk ed un elettronica agli antipodi, quasi vintage, fanno di “English Tapas” un lavoro in linea con la storia musicale dei Sleaford Mods che riescono a non lasciarsi intrappolare in una categoria ma cavalcono con disinvoltura l’onda delle inquietudini contemporanee senza stare troppo a preoccuparsi di confezionare un lavoro fruibile alla massa.

Conviene quindi prestare attenzione ai testi e soffermarsi su termini ed espressioni che fanno dell’album un dizionario della protesta, e se la lingua può risultare a tal proposito un’ostacolo è bene sottolineare il fatto che essa viene preceduta dal forte impatto emotivo che il suono stesso delle parole provoca all’orecchio di chi le ascolta.

Un rush di rabbia, coscienza, reazionismo sono i segni distintivi di “English Tapas” e del gruppo britannico che i più curiosi potranno anche ascoltare dal vivo. Dal 27 al 31 maggio infatti i Sleaford Mods saranno in Italia per ben 4 tappe tra Milano, Bologna, Torino e Roma.



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