Arti Performative

Semintesta_Teatro // My Generation

Gertrude Cestiè

Teorie darwiniane e un presente che lascia prefigurare distopie future, nel progetto in fieri My Generation di Matteo Davide e Semintesta_Teatro, andato in scena al Teatro Studio Uno


 

Cosa accade quando si prova a misurarsi “scientificamente” con l’evoluzione dell’essere umano all’interno di uno studio teatrale? Ci prova il gruppo di Semintesta_Teatro originario di Frascati, ispirandosi ai lavori darwiniani per la creazione di un progetto drammaturgico (ancora in fieri) sull’evoluzione della specie, a cura di Matteo Davide, che indaghi l’essere umano nel tempo presente e nel tempo futuro.

Come prima fase del progetto, lo spettacolo MY GENERATION, andato in scena in prima assoluta al Teatro Studio Uno di Roma, esamina la natura umana partendo dal tempo presente: tre casi umani di oggi possono divenire l’esempio perfetto per indagare la costituzione psico-fisica, le necessità biologiche, le spinte istintive verso la conservazione e l’evoluzione di questa “strana” specie che noi rappresentiamo.

La sala ospita una scena sobria in cui coesistono i tre casi – un giovane e due coppie – alternati solo da cambi di luci che ne denotano il passaggio dall’uno all’altro.

In scena si assiste allo svelamento delle modalità in cui ciascun caso umano programma la propria conservazione e tenta di tracciare le linee per il proprio futuro, come singolo o come coppia: se la singolarità appare protesa verso la trascendenza di se stessa che prospetta una vita in solitudine in cui l’unica unione effettiva, ma inconsistente, sarà con il proprio smartphone, un’altra si affaccia alla conservazione della specie attuando una programmazione estenuante e malata della procreazione di un figlio di cui non un solo capello deve essere diverso dai dettagli stabiliti “a tavolino”. Ma ciò che più sconcerta appare nel terzo caso esaminato: la necessità di una quantificazione impossibile del tempo angoscia ed ossessiona la ragazza di una coppia appena nata. L’idea che “ogni secondo di questa vita meriti di essere contato” irretisce ogni possibilità futura dell’essere umano, ma di fatto ogni sua mossa nel presente.

La condizione per questa specie umana di vivere in un tempo della fretta che corrisponde paradossalmente alla constatazione di un’assenza di futuro, è ciò che più sconvolge sulle nostre prospettive evolutive. Tanto che ci si chiede quanto questo disagio sia effettivamente già radicato in noi e dove esso ci porterà (esigenza che muove di fatto il progetto di questa drammaturgia). Alcuni tratti, seppur esagerati e stigmatizzati in questo grottesco affresco, sono a oggi, infatti, già caratteristici delle nostre presenze mondane: dipendenza dagli strumenti “smart” e dalla comunicazione effimera via etere, ossessione per la ricerca e la programmazione di un futuro che si riesce solo a immaginare.

Il progetto per un trattato scientifico-teatrale – o forse sociologico – sul genere umano, è fortunatamente ancora in corso di stesura: che la fase sul futuro ci dia inaspettatamente qualche inversione di tendenza fornendoci un quadro in cui sia intravedibile un barlume di speranza? Questa sì che rappresenta una buona prospettiva futura ricordando sempre che il non esserci del futuro è condizione essenziale del futuro stesso, non difetto, poiché esso di fatto quand’è futuro non è presente ancora.


Dettagli

  • Titolo originale: My Generation

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