Arti Performative Mutaverso Teatro

Itaca/La bottega dei ritorni: in cerca di dialogo

Bernardo Tafuri

Con l’esperienza di “Itaca/ La bottega dei ritorni”, conclusasi questo sabato, si è infine realizzato quanto originariamente nei propositi del patron Vincenzo Albano: un primo censimento, ed inoltre, un inedito progetto cooperativo, la convergenza di talenti “erranti” nel cuore della patria comune, la Salerno che con curiosità ed entusiasmo ha accolto il lavoro di Maurizio Lupinelli e dei talenti in azione tra le mura della chiesetta di Santa Apollonia. Abbiamo chiesto a Vincenzo Albano di rilasciarci un commento al termine di questa esperienza:

Ci tenevo intanto ad aprire così Mutaverso Teatro 2017. Mi sembrava ben augurante per la Stagione.

Sono soddisfatto perché il senso di questa esperienza ha prevalso e, come previsto, ha trovato in Maurizio Lupinelli la guida giusta. Non era affatto scontato, tanto più perché tutti insieme abbiamo agito da pionieri accettando innanzitutto di ridestarci repentinamente dal tepore natalizio e di abitare uno spazio sì suggestivo, ma rivelatosi più ostico del solito a causa degli imprevisti climatici. Abbiamo fatto quadrato, abbiamo creato relazione, mettendo in gioco competenze e conoscenze che hanno reso questo primo censimento autoctono non solo appannaggio esclusivo degli attori, ma teatrale ed “artistico” nel senso più ampio del termine. Anche questo non era affatto scontato: penso al diario di bordo curato da voi, “Scene Contemporanee”, penso a Stefania Tirone che mi dà una mano volenterosa e capace (in questo caso con le foto), penso ad Antonio Concilio, professionista del montaggio cinematografico, che ha accettato di essere pioniere anche lui con la restituzione di un video che a breve potremo vedere.

Ciascuno ha accettato e condiviso il mio di senso, trovandone però a sua volta uno proprio da poter rielaborare nel tempo, nel “mentre” di tutti i giorni, e forse, trovando anche un modo diverso di rientrare in città, sentirla meno estranea. Insomma, come non essere lusingati da tutte le attenzioni ricevute.

Certo, si potrebbe aggiungere, se avessi uno spazio stabile tutto risulterebbe meno episodico, frammentato, ed il percorso in itinere di Erre Teatro potrebbe arricchirsi di nuove attività, guadagnandone in forza. Penso, ad esempio, a chi vive a lavora altrove (come nel caso di Itaca/La bottega dei ritorni), a sinergie operative con altri luoghi della Campania (con cui intrattengo rapporti di cordialità professionale), penso – non per ultimo – a un dialogo possibile con chi già opera in città (di cui potremmo beneficiare tutti).  Nonostante le buone intenzioni mostrate, la precarietà attuale non mi consente di prevedere ciò che riuscirò effettivamente a realizzare. (V.A).

 

C’è da dare atto alla rassegna di essere diventata invece stabilmente, ed in tempi sorprendentemente brevi, punto di riferimento imprescindibile per tanti appassionati e professionalità del settore che in Mutaverso hanno trovato approdo sicuro, stimolo creativo.

A testimonianza della bontà e delle fondate ambizioni dell’impresa, il lavoro creativo di Maurizio Lupinelli e degli attori Marta Chiara Amabile, Andrea Avagliano, Damiano Camarda, Alessandra Crocco, Cesare D’Arco, Alessandro Gioia, Francesca Golia, Eloisa Gatto, Francesco Petti, Eduardo Ricciardelli, Maria Scorza, Victor Stasi, Luca Trezza, Annamaria Troisi, Antonella Valitutti: la fotografia chiara d’una vitalità creativa che meriterebbe più spazio e sostegno.

Durante il laboratorio, l’incursione di Michele di Stefano, altro salernitano errante, affermatosi altrove, insignito tra l’altro del Leone d’argento per la Danza nel 2014, è testimonianza e forte garanzia di quanto si potrebbe al contempo ambire ad attirare in città il meglio della scena contemporanea riportando in città le eccellenze salernitane.

L’esperienza di questa prima fase della rassegna lascia ben sperare, dimostrando come l’arretratezza della scena cittadina rispetto al contesto nazionale sia evidente, ma non per questo inemendabile.



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