Arti Performative

Compagnia Nerosesamo – L’anima buona di Lucignolo (Nel ventre del pescecane)

Marcella Santomassimo

Dall’E45 Napoli Fringe Festival, uno spin-off della favola di Collodi, che nasce da una visione immaginifica sulla sorte del bambino e del noto burattino dopo la loro trasformazione in ciuchini.

L’Anima Buona di Lucignolo (Nel ventre del pescecane) della compagnia Nerosesamo approda al E45 Napoli Fringe Festival, precisamente al Teatro Sannazzaro di via Chiaia. Un’operetta dark riprodotta nel prestigioso scenario del jolie bouquet della Napoli di fine ‘800, del candido ed elegante teatro decorato in bianco e oro. Un contrasto audace: il bianco e il nero, il bene e il male, l’anima buona e la buon’anima. L’Omino di burro c’introduce subito all’interno di un decadente tendone da circo, dove il vecchio direttore racconta a suon di jazz la storia dei due somarelli, Pinocchio e Lucignolo, due riti d’iniziazione alla vita e all’amore. Spin-off della favola di Collodi, L’anima Buona di Lucignolo nasce da una visione immaginifica sulla sorte del bambino e del burattino dopo la loro trasformazione in ciuchini, sul loro passaggio all’età puberale all’interno di un circo, ora in rovina per colpa della crisi o per causa di una donna, Fiordespina: l’acrobata, la rovina, il sogno d’amore proibito dei due asinelli, che mai però apparirà sulla scena, allo stesso modo di Pinocchio, lasciato sullo sfondo, riprodotto da un magico gioco di ombre che alterna la sagoma del burattino di legno a quella di una gabbia, forse prigione anche della poetica. L’ambientazione favolista macabra e scura del circo in rovina è messa in risalto dal disegno luci di Luigi Biondi e Giuseppe di Lorenzo e completata da un’orchestrina dal vivo che accompagna i momenti cantati dei tre personaggi sulla scena: il direttore del circo morente (Luca Saccoia), l’odioso omino di burro (Enzo Attanasio) e Lucignolo (Mario Zinno), buon’anima, ladro, pappone che morirà di passione.

Uno spettacolo visionario che costruisce la sua drammaturgia nel ventre del pescecane, come da titolo, ma anche scavando nel ventre di un modello primordiale, quello sessuale al quale la favola di Collodi sottilmente tende. Non ciuchini, grida l’Omino di burro, ma monelli della cui virilità, secondo un modello antico, bisogna avere paura. 

Un teatro di narrazione ma anche d’azione che guarda al passato, all’opera di Bertolt Brecht, il cui nome fa eco anche nel titolo della pièce rievocando uno dei suoi lavori più famosi, con uno sguardo alla sfera cinematografica favolistica, di cui la compagnia oltretutto si occupa (il progetto prevede, infatti, un adattamento in pellicola e un audiolibro). L’estro artistico della regia e la tecnica e il talento degli attori della compagnia, insieme agli elementi della scenografia realizzati da alcuni artigiani campani che hanno aderito al progetto dando il loro contributo, fanno de L’anima buona di Lucignolo un viaggio in un luogo e in un tempo altro, un teatro di attrattiva visiva, un circo riabilitativo, una sospensione temporale che chiede di essere goduta, assaporata, divorata con gli occhi.

Ma quando uscirete fuori da qui chi vi salverà? Incalza il sempre più odioso e rovinoso Omino di burro. 


Dettagli

  • Titolo originale: L'anima buona di Lucignolo (Nel ventre del pescecane)

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