Cinema

#CinqueStelle. Un anno in pellicola

Marina Niceforo

Il 2013 in pellicola riassunto in cinque buoni motivi a cinque stelle. Selezione di Marina Niceforo.

Non tutti sono in grado di analizzare le tendenze del cinema in Italia di anno in anno, riuscendo a dare un quadro generale della situazione attuale; forse è anche bene che sia così, perché facendo un bilancio ci si accorgerebbe delle tante cose che non vanno nella produzione e nella fruizione cinematografica nel nostro paese. Allora tentiamo almeno di ricordare le cose migliori di quest’anno, tra film ed eventi che contribuiranno a farlo ricordare anche in futuro.

5. I film italiani nel mondo. Diversi sono stati i film italiani che quest’anno si sono fatti apprezzare all’estero: se si esclude il Leone d’Oro a Sacro GRA di Gianfranco Rosi, è La grande bellezza il film italiano più importante a livello internazionale. Il lungometraggio di Paolo Sorrentino è stato in concorso a Cannes, ha fatto incetta di premi agli European Film Awards, e viaggia verso gli Oscar del 2014 con la candidatura ai Golden Globes come miglior film straniero. Seguono Salvo di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, vincitore del Grand Prix e del Prix Révélation nella Settimana della Critica al Festival di Cannes, e film come Miele di Valeria Golino, presente sempre a Cannes nella sezione Un certain régard.

4. La pace tra i Festival italiani. Non più guerra tra i tre principali Festival di cinema italiani: con un po’ di buon senso, i direttori di Venezia, Roma e Torino sono riusciti quest’anno ad “armonizzare” la convivenza tra i tre eventi e a dare a ciascuno una sua specificità. Se alla Biennale di Venezia spetta uno status superiore, per cui è d’obbligo la presenza di grandi anteprime e nomi internazionali, Marco Müller ha dato a Roma un’impronta vincente, riuscendo a coniugare novità italiane e film stranieri già visti in altri festival – comunque molto attesi -, col risultato di una grande festa per il pubblico. Al Torino Film Festival il neodirettore Paolo Virzì conferma le scelte dei suoi predecessori compilando un programma d’autore di elevata qualità, e aumentando le presenze degli spettatori del 30%. Il tutto senza sovrapposizioni di date e aperte rivalità, per il bene di tutti.

3. Il lato positivo. Il 2013 è stato indubbiamente l’anno che ha trasformato la ventitreenne attrice Jennifer Lawrence da quasi sconosciuta a beniamina di Hollywood, e questo grazie all’Oscar vinto come miglior attrice protagonista in Silver Linings Playbook – Il lato positivo, tratto dal romanzo omonimo di Matthew Quick e diretto da David O. Russell. La storia di Pat (Bradley Cooper) e Tiffany (Lawrence), entrambi provati dai propri traumi personali, diventa un percorso di riabilitazione fisica e mentale dai caratteri assolutamente originali, in cui il risvolto sentimentale procede senza luoghi comuni e avendo come motivo portante l’incertezza di riuscire, proprio come la gara di ballo che i due proveranno ad affrontare.

2. Gravity. Se le grandi produzioni non smettono di stupirci sempre più ogni anno, Gravity ha innalzato a livelli mai raggiunti prima la qualità del 3D e dell’animazione computerizzata. Meraviglia per gli occhi, il film di Alfonso Cuarón è stato una vera sfida per i realizzatori, nonché per gli attori: al di là delle prodezze tecnologiche, infatti, non sono meno degne di approvazione le interpretazioni dei due protagonisti, George Clooney e Sandra Bullock. Alla deriva nello spazio, i due astronauti si ritrovano soli con se stessi, a lottare per sopravvivere all’assenza di gravità e tornare alla vita sulla Terra.

1. Locke. Presentato fuori concorso al Festival di Venezia, il film di Steven Knight è stato la vera rivelazione della 70° edizione conquistando il favore unanime di critica e pubblico, che lo avrebbero voluto in concorso. La storia di Ivan Locke è racchiusa tutta dentro un’automobile, in corsa verso Londra nella notte più importante, quella che stabilirà per sempre il corso e il senso della sua vita. Protagonista assoluto Tom Hardy, che in questo ruolo dimostra finalmente tutte le sue capacità di attore, mettendo da parte il fisico per una volta con l’incredibile interpretazione facciale delle emozioni: tutto passa attraverso il viso, gli occhi, e la voce di Ivan Locke, che tiene incollato allo schermo lo spettatore e fa ruotare tutto e tutti intorno a sé.



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